Economia sommersa, perchè la Germania non è virtuosa
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Economia sommersa, perchè la Germania non è virtuosa

Berlino ha un "nero" di 351 miliardi di euro, di molto superiore a quello italiano. In rapporto al Pil, invece, noi tra i grandi d'Europa, diventiamo leader. Ma c'è una spiegazione, anzi, due...

Nell'Italia degli scandali, delle tangenti e della corruzione sapere che l'economia sommersa non è una nostra esclusiva può far sorridere come una bizzarria autoassolutoria. Non è così, lo dicono i numeri. Questo grafico indica l'economia sommersa nei più importanti Paesi d'Europa ed è stata compilata dalla società di carte di credito Visa con la collaborazione del professor Friedrich Schneider dell'Università austriaca di Linz. Il professor Schneider è uno dei massimi esperti di economia sommersa, autore di una metodologia della stima dell'economia "non osservata" che viene citata da praticamente tutti i grandi organismi internazionali, Eurostat compresa. Ma prima di analizzare i numeri, un chiarimento: questo grafico riguarda la stima dell'economia sommersa o, ancora meglio, l'economia "non osservata" che contiene al suo interno sia l'evasione fiscale e tutte le transazioni che sfuggono al fisco, sia l'economia criminale vera e propria.

Ebbene, i dati di Visa e Schneider, che si riferiscono al 2013, segnalano qualche sorpresa non di poco conto. La prima è questa: in termini di valori assoluti l'economia "non osservata" della Germania è più consistente di quella italiana e cioè 351 miliardi di euro contro 333. In questa non commendevole classifica, quindi, la Germania è prima in classifica e l'Italia è seconda mentre, al terzo posto, si trova la Francia con 204 miliardi. Il discorso cambia se si considerano non i valori assoluti ma l'economia sommersa in rapporto al Prodotto Interno Lordo. In questo caso l'Italia balza in prima posizione con il 21% della sua economia che sfugge ad ogni controllo mentre la Germania scende verso la parte alta della metà classifica con il 13% "battuta" dalla più virtuosa Francia con il 10%. Un risultato ovvio, visto che il Pil della Germania vale quasi 2.700 miliardi di euro mentre quello italiano "solo" 1.577 ed è per questo che, seppur in termini di valori assoluti la Germania è molto meno virtuosa dell'Italia, in rapporto al Pil noi siamo gli ultimi della classe tra i grandi Paesi europei.

Ma c'è una precisazione da fare. Anzi, due. La prima è che il Pil "ufficiale" della Germania comprende il giro d'affari della prostituzione mentre il nostro no e questo per il semplice fatto che la prostituzione è legale in Germania mentre è illegale da noi. In questo modo il rapporto sommerso/Pil diventa più favorevole per la Germania, ma le cose cambieranno. Da settembre, infatti, l'Italia inserirà nel conteggio del Pil anche alcuni business criminali: contrabbando di sigarette, alcol e, appunto, prostituzione. Da settembre, quindi, il rapporto sommerso/Pil ufficiale potrebbe riequilibrarsi a nostro favore, anche se non di molto (o, meglio, paradossalmente la classifica della virtù fiscale potrebbe avvantaggiarsi dalla quantità dei nostri vizi).

 La seconda precisazione riguarda il ritmo di crescita. Nel 2009 la Germania ha visto crollare il proprio Pil del 5,1% e l'Italia del 5,5%. Da allora la Germania è cresciuta del 4,8% mentre l'Italia solo dello 0,2%. Se l'Italia fosse cresciuta come la Germania la differenza tra il "nostro" 21% di economia sommersa rispetto al "loro" 13% sarebbe meno ampio. Ma sono esercizi teorici: il fatto è che se l'Italia è leader, tra i grandi Paesi europei, nel rapporto economia sommersa/Pil, la Germania batte tutti in quanto a valori assoluti.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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