Conti pubblici: troppa spesa o poche tasse?
Economia

Conti pubblici: troppa spesa o poche tasse?

L'andamento delle entrate e delle uscite mostra un divario costante. Ecco come l'Italia produce debito pubblico

Creare debito pubblico non è difficile. Basta che lo Stato spenda più di quanto incassi. È quello che fa da sempre, fin dalla nascita dello Stato unitario. In questo grafico sono indicati i due andamenti, quello dello della spesa e quello delle entrate, tra il 2003 e il 2013 (per quest'ultimo anno si tratta di previsioni) e il risultato è evidente: la differenza tra i due andamenti è sempre stata molto elevata. Se è chiaro il risultato, diverse possono essere le interpretazioni. La prima potrebbe essere che lo Stato spende troppo. La seconda potrebbe essere che fa pagare poche tasse. La terza potrebbe essere che se tutti pagassero le tasse il divario sarebbe inferiore, e via dicendo. Qualunque risposta si voglia dare bisogna, però, tener presente che le tasse sulle persone sono intorno al 48% e quelle sulle imprese superano il 65%. Resta il fatto che se le due linee non si avvicinano fino a sovrapporsi (più entrate rispetto alla spesa) il debito pubblico continuerà ad aumentare.

Per raggiungere questo obiettivo il governo Letta ha nominato Carlo Cottarelli commissario alla spesa pubblica. Il suo compito è proprio quello di tagliare le uscite agendo in modo particolare sugli sprechi che si annidano nel fiume di danaro che esce ogni anno dalle casse pubbliche. Il target che il governo ha dato a Cottarelli è di raggiungere un risparmio di 32 miliardi nel giro di tre anni. Questi risparmi servono per evitare il taglio alle agevolazioni fiscali che il governo sta studiando, e che scatteranno anche su detrazioni quali il 19% della spesa per i mutui immobiliari.

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Chi é Carlo Cottarelli

Il modello canadese per la spending review

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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