I numeri del 2012: Europa, Stati Uniti e Asia
Economia

I numeri del 2012: Europa, Stati Uniti e Asia

Pil, inflazione e disoccupazione. Tutte le cifre che hanno segnato l'economia internazionale

Dal punto di vista di numeri e traguardi economici, il 2012 non può certo essere considerato un anno di grandi successi. Ne' in Europa, ne' negli Stati Uniti, ma neppure nella "terra promessa" asiatica di cui così spesso si decantano (presunte) performances straordinarie...

Nel Vecchio Continente i dati aggregati, pur essendo un po' fuorvianti perché rappresentano la somma di prestazioni, spesso, molto diverse, sono nel complesso molto negativi. In termini di Prodotto interno lordo, dopo il crollo del 2009 (-5%) e il recupero del 2010-2011 (poco più del 2%), il 2012 segna, purtroppo, il ritorno ad una fase di crescita negativa. Da cui solo pochi paesi (Francia e Germania, grazie a uno "straordinario" +0.2%) sono esclusi. Per ora....

In Europa vanno male anche i dati relativi alla disoccupazione, che continua a crescere arrivando a toccare un pericolosissimo 11,7%. Molto più alto del 10% registrato nel 2011. Che a posteriori finisce per essere considerato un tasso "ragionevole". Il dato sulla produzione industriale è ancora sorprendentemente molto negativo. Prendendo a riferimento l'anno 2000, la produzione è oggi di quattro punti percentuale inferiore. Considerando che nel 2008 era il 10% in più, il calo è notevole. L'anno scorso, era già scesa molto, tornando ai livelli proprio del 2000. Da questo punto di vista, dodici anni perduti. Infine, rimane invariato l'indice dei prezzi al consumo, che dalla fine del 2010 in avanti ha continuato ad oscillare tra il 2 e il 3%. Oggi è al 2,2.

Un po' meno negativo è invece il bilancio per gli Stati Uniti. Che anzitutto non sono in recessione, perché nel 2012 sono riusciti a riportare la crescita a un dignitoso 2,5%. Ottimo anche l'andamento della produzione industriale, che dal 2009 in avanti ha subito poche e saltuarie frenate e si sta lentamente riavvicinando ai valori di inizio 2008.

Ancora, va lodato il successo sul fronte della lotta alla disoccupazione: gli standard del 2008 (5%) sono ancora lontani, ma il 7,7% del 2012 è certamente più incoraggiante del 9% del 2011. Meno buone, ma comunque positive, le performance relative all'inflazione. Oggi ferma al 2,2% e in crescita, ma comunque più bassa del 4% che ha segnato il 2011.

Relativamente all'Asia, è necessario fare delle differenze. Il Giappone resta stabile per tasso di disoccupazione (4,2%), produzione industriale e inflazione (-0,4). A livello di crescita del Pil, invece, il Sol Levante esce (temporaneamente) dalla fase di recessione grazie a un miracoloso +0,5%. La crescita cinese e quella indiana, invece, rallentano, e scendono, rispettivamente, sotto l'8 e il 6%. La produzione industriale in entrambi paesi ha subito parecchi scossoni ma è rimasta positiva, mentre l'inflazione raggiunge livelli preoccupanti, superando la soglia del 4% a Pechino e quella del 9% a New Delhi. La battaglia contro la disoccupazione, invece, l'India l'ha sicuramente persa, grazie a valori che superano oggi l'11%, mentre la Cina la sta ancora combattendo, mantenendo il tasso al di sotto di un livello considerato controllabile, quello del 4,5%.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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