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Economia

Le conseguenze economiche dell'attacco di Trump sulla valuta cinese

Pechino è in crisi? Manipola lo yuan per rimanere a galla? Ecco cosa sta davvero succedendo in Cina

L'ultimo affondo di Donald Trump contro la Cina riguarda la valuta nazionale. Sono anni che Europa e Stati Uniti accusano la Repubblica popolare di tenere artificialmente basso il valore dello yuan per favorire le proprie esportazioni, ma nessuno hai mai avuto la forza o il coraggio di accusare formalmente Pechino di manipolazione monetaria. Ebbene, Trump ha già annunciato di voler cambiare registro anche da questo punto di vista.

Quello che il Presidente americano forse non ha capito, però, è che se in passato Pechino può anche aver modificato il valore dello yuan per favorire una serie di strategie di sviluppo nazionali, oggi la situazione è molto più complicata, e un attacco alla moneta cinese potrebbe rivelarsi controproducente.

Lo yuan è in crisi?

In poco meno di un anno e mezzo, la moneta cinese ha perso circa il dieci per cento del suo valore rispetto al dollaro. Questa svalutazione, però, come ha spiegato il South China Morning Post, non l'ha decisa il Partito, ma è la diretta conseguenza di una progressiva perdita di fiducia da parte degli investitori sul potenziale economico della Cina, a causa di riforme che continuano a non arrivare e di un mercato in forte rallentamento.

Una profezia che si autoavvera

I rischi di un attacco diretto sullo yuan sono tanti. Se Pechino dovesse ritrovarsi con le spalle al muro potrebbe muoversi solo in una direzione: indebolire ancora di più la moneta per rimanere a galla. Allo stesso tempo, l'incertezza derivante dal braccio di ferro Cina-Stati Uniti indurrebbe ancora più investitori a spostare i propri capitali altrove. Il Partito comunista cinese, a sua volta, potrebbe prendersi una rivincita tagliando le importazioni dagli Stati Uniti e mettedo in difficoltà le aziende americane che operano sul suo territorio, ma è chiaro come una guerra commerciale finirebbe presto col creare problemi per tutti, aziende e consumatori inclusi.

La moneta cinese è davvero in crisi?

Purtroppo, non tutti gli analisti hanno colto che Pechino è forse l'attore che, oggi, ha più interesse a evitare che la valuta nazionale si deprezzi. E per fortuna ha ancora i mezziper farcela: bloccando alcuni investimenti esteri e rimpatriando una parte dei profitti che le aziende di stato hanno accumulato all'estero.

La Cina non va assecondata, perché il rischio è che per portare avanti interessi e priorità nazionali finisca col danneggiare i suoi partner commerciali. Colpirla sullo yuan, però, potrebbe davvero mandarla in crisi. E siamo proprio sicuri che una Cina in crisi possa giovare all'equilibrio complessivo dei mercati internazionali?

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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