Taglio dell'Irap? Meglio della riforma Fornero
Economia

Taglio dell'Irap? Meglio della riforma Fornero

L'economista Giuliano Cazzola (PdL) spiega l'impatto della Legge Stabilità sul mercato del lavoro, soprattutto per i giovani

Spingere le imprese ad assumere a tempo indeterminato, soprattutto i giovani. Questo l'obiettivo degli incentivi contenuti nella ultima versione della Legge Stabilità.

LA SAGA DELLA LEGGE DI STABILITA'

Lo strumento è il taglio dell'Irap: le agevolazioni fiscali, che vanno a ridurre dal 2014 la base imponibile su cui si calcola l'imposta  - ad oggi sul fatturato di un impresa - aumentano da 4.600 a 7.500 euro e da 10.600 a 13.500 per chi garantisce il posto fisso a un under 35 (al Sud Italia si passa da 9.200 a 15.000 euro e da 15.200 e 21.000 euro per i giovani).

Uno strumento preferibile ad altri”, commenta a Panorama.itGiuliano Cazzola , giuslavorista e vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera (PdL).

Onorevole, insomma le piace il taglio dell'Irap aggiunto all'ultimo nella Legge Stabilità?

Posto che alla fine vadano in porto, gli incentivi sono politiche che si fanno spesso e il più delle volte sono anche riuscite bene: le aziende alla fine assumono.

Una vittoria di tutti coloro che si battono per una maggiore stabilità dei contratti di lavoro?

Non parlerei di vittoria, tuttavia anche in questi casi sono più utili gli incentivi che forzature in ambito giuridico.

Si riferisce alla riforma Fornero ?

Esattamente al capitolo sui collaboratori e partite Iva. Più che punire le imprese che assumono collaboratori e che poi sono obbligate per legge ad assumerli a tempo indeterminato, è preferibile uno strumento fiscale che lascia la libertà all'impresa di assumere oppure no. Tuttavia, non mancano i rischi.

Ci spieghi.

L'Unione Europea è molto vigile in materia di aiuti alle imprese e il taglio dell'Irap potrebbe essere interpretato in questo modo, con il conseguente rischio di una pesante multa per l'Italia.

Lei è sempre stato molto critico nei confronti del “posto fisso a tutti costi”.

Infatti, sono ancora convinto che la via maestra sia quella indicata da Marco Biagi, e cioè diritti e ammortizzatori uniformi per tutte le tipologie di contratto.

Si tratta di abbattere quel muro che divide i lavoratori di serie A da quelli di serie B.

Unificare queste due realtà era l'obiettivo della riforma Biagi, ma è una strada ancora in salita.

Eppure il governo sembra andare proprio nella direzione giusta, o no?

Tutto va bene, purché si rimanga nel solo ambito degli incentivi. I problemi sorgono, invece, quando si vanno a creare dei vincoli giuridici.

Onorevole, la disoccupazione oggi viaggia al 10,8%. Un anno fa era all'8,6%.

Senza ripresa è molto difficile creare occupazione, a prescindere dagli incentivi e dalla riforma del lavoro, giusta o sbagliata che sia.

Come se ne esce?

In Italia va ricalibrato tutto il sistema, perché ad oggi vi è una domanda che non soddisfa l'offerta di lavoro e viceversa, basti considerare quei settori ancora scarsamente coperti o coperti dagli stranieri, che vanno a svolgere mansioni che gli italiani non vogliono fare più.

Insomma, troppi laureati per pochi posti da colletto bianco?

No, è peggio. Evidentemente c'è tutto un sistema del mercato del lavoro che non funziona, basti pensare che la Germania ha 2 milioni di laureati in più rispetto all'Italia. Mancano politiche attive nella ricerca del lavoro, ancora si va avanti per amicizia.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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