Precari e pubblica amministrazione: perché in tanti rischiano il posto
Economia

Precari e pubblica amministrazione: perché in tanti rischiano il posto

La leader della Cgil, Susanna Camusso, lancia un allarme-licenziamenti per 230mila lavoratori statali. Ma non dice nulla di nuovo

Una bomba sociale che potrebbe causare a un'ondata di licenziamenti. Così la leader della Cgil, Susanna Camusso , ha definito la situazione dei precari nella pubblica amministrazione, cioè i dipendenti statali che non hanno un contratto di lavoro stabile e che ora rischiano seriamente di perdere il posto. Si tratta di un esercito di ben 230mila persone in tutta Italia, di cui oltre 160mila hanno un' assunzione in scadenza entro il 31 dicembre, mentre altre 70mila circa (impiegate nella scuola) hanno un contratto a termine fino al prossimo mese di giugno.

GLI ESUBERI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

A ben guardare, Camusso non ha detto niente di nuovo. Qualche mese fa, l'allarme sul precariato nella pubblica amministrazione era stato lanciato anche dal  centro studi DataGiovani , con  una ricerca che aveva stimato attorno a 155mila il numero dei dipendenti statali con un contratto a termine vicino alla scadenza. Basta dunque leggere le statistiche, per rendersi conto di una realtà che forse molti dimenticano: in Italia, a ben guardare, i veri responsabili del precariato non sono le aziende private, bensì gli enti della pubblica amministrazione.

I PRECARI A RISCHIO IN ITALIA

La prova arriva da una ricerca effettuata qualche mese fa dalla Cgia , la confederazione degli artigiani di Mestre. In Italia, secondo la Cgia, ci sono in totale oltre 3,3 milioni di precari, corrispondenti a quasi il 15% della forza-lavoro. Di questi, più di un terzo lavora per lo stato: 514mila nell'istruzione e nella sanità, altri 477mila circa nei servizi pubblici e sociali e 119mila in altri enti pubblici, per un totale di oltre 1,1 milioni di persone. Dunque, se non vi fossero  i dipendenti statali assunti con un contratto a termine o instabile, la quota di lavoratori precari italiani sarebbe in linea, o addirittura molto inferiore, rispetto a quella che si registra (secondo i dati dell'Ocse) in altri paesi europei come la Francia (15,3%) o la Germania (14,7%), per non parlare della Spagna (25% circa).

I NUOVI CONTRATTI A TERMINE CON LA RIFORMA FORNERO

Il perché di questi dati non è difficile da capire: nell'ultimo decennio, a causa di restrizioni di bilancio o di spese un po' troppo elevate in altri campi, la pubblica amministrazione è stata costretta a stringere la cinghia sui costi del personale e ad assumere molte persone con un contratto precario. Ora, però, i nodi sono arrivati al pettine. Il decreto sulla spending review, cioè la revisione di tutte le voci di spesa dello stato, sta per imporre agli enti locali e a quelli direttamente dipendenti dal governo di Roma una bella cura dimagrante. Anziché assumere e stabilizzare i precari, dunque, è più probabile che la pubblica amministrazione mandi a casa quelli che sono oggi ancora al lavoro, mettendo a rischio migliaia e migliaia di posti in tutta Italia.

Secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, considerate dalla Cgil approssimate per difetto,in tutti gli enti statali ci sono oggi ben 24mila esuberi. La bomba sociale sta dunque per esplodere. Tocca al governo, adesso, cercare di disinnescarla.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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