Occupazione, perché siamo ancora ultimi in Europa (o quasi)
ANSA/CESARE ABBATE
Economia

Occupazione, perché siamo ancora ultimi in Europa (o quasi)

Oggi i dati sui senza lavoro sono incoraggianti ma il nostro paese è quello in cui la quota di popolazione attiva è la più bassa del continente

“I dati dimostrano che #jobsact funziona”. Con il solito tweet, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha commentato le ultime cifre diffuse oggi dall'Istat sulla disoccupazione, scesa all'11,4% a marzo (dall'11,7% di febbraio). Anche tra i giovani con meno di 25 anni, il tasso dei senza lavoro è calato al 36,7%, un punto e mezzo in meno rispetto all'ultima rilevazione. Tutto bello, anche se non vanno dimenticate altre cifre, un po' meno confortanti di quelle odierne. Sono i dati diffusi qualche giorno fa da Eurostat, che assegnano purtroppo all'Italia un triste primato. Fatta eccezione per la Grecia, il nostro paese è infatti la nazione del Vecchio Continente con la più bassa percentuale di occupati, cioè di persone che lavorano.


Disoccupazione in calo in marzo: ora è all'11,4%


Anche dopo le incoraggianti rilevazioni dell'Istat di oggi, il tasso di occupazione in Italia nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni resta pari ad appena il 56,7%, un dato che ci assegna indiscutibilmente la maglia nera in Europa, fatta appunto eccezione per la claudicante Repubblica Ellenica. Basti pensare che in Svezia, Germania, Gran Bretagna e Olanda il tasso di occupazione si aggira sul 75% circa. Senza contare, poi, che il nostro paese è anche quello in cui si registra il maggior divario nella percentuale di uomini e donne che lavorano. Nello specifico, la quota di maschi che nella Penisola hanno un'occupazione è superiore del 20% rispetto a quella delle donne. Solo Malta fa peggio di noi (con un divario del 27,8%) mentre i paesi con la differenza minima nel tasso di occupazione maschile e femminile sono come al solito le nazioni scandinave quali la Finlandia (con una differenza del 2,1%), la Lituania (2,4%), la Lettonia (4%) e la Svezia (4,2%).


Il Jobs Act


L'unico dato positivo, tra quelli riportati da Eurostat, riguarda gli occupati italiani di età compresa tra 55 e 64 anni, che sono cresciuti di due punti tra il 2014 e il 2016, passando dal 46,2 al 48,2%. Tale dato, però, è dovuto soprattutto all'aumento dell'età pensionabile per effetto della Riforma Fornero del 2012, che ha costretto a rimanere al lavoro molti nostri connazionali coi capelli bianchi, i quali avrebbero invece potuto mettersi a riposo qualche anno prima, con le regole precedenti. Tirando le somme, dunque, si può dire che l'Italia è ancora uno dei paesi Europei con il peggior mercato del lavoro in assoluto, come sosteneva anche Marco Biagi, il noto giuslavorista assassinato nel 2002 dalle Brigate Rosse. Se davvero il Jobs Act funziona, come sostiene il premier Renzi, allora dovrà funzionare ancora per molto tempo prima di creare in Italia un mercato del lavoro simile (anche alla lontana) a quello di altri paesi del Vecchio Continente.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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