Economia

Maternità e congedi, cosa cambia con il Jobs Act

Le tutele in più previste dalla riforma del lavoro, per le neo-mamme e i papà

Congedi parentali anche a ore e qualche piccola tutela in più per le partite iva che hanno dei figli. Sono queste alcune delle novità introdotte da uno degli ultimi decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del lavoro del governo Renzi. Il decreto, che deve ancora ricevere un parere non vincolante del Parlamento, “andrà a modificare Testo Unico a Tutela della Maternità approvato nel 2001”, spiega Jessica Middlemas, senior associate dello studio Roedl & Partner, “e introdurrà ulteriori sostegni per i genitori”. “La legge inizia realisticamente ad occuparsi di una categoria di lavoratrici e lavoratori, cioè gli autonomi, che non sono certo i più protetti”, commenta invece Guido Callegari, partner dello studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani. Ma ecco, di seguito, una panoramica sulle novità all'orizzonte.

Congedi di maternità

Diventano più flessibili i congedi di maternità obbligatori che permettono alle neo-mamme di stare a casa dal lavoro per 5 mesi (dai 2 mesi precedenti il parto sino ai 3 mesi successivi la nascita del bambino). Il Jobs Act stabilisce infatti che, in caso di parto prematuro, la quota di congedo non ancora usufruita prima della nascita si cumula con quella successiva al parto stesso. Se il neonato subisce un ricovero in ospedale, la madre ha la facoltà di sospendere il congedo di maternità.

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Congedi parentali retribuiti

Viene estesa notevolmente la possibilità di usufruire dei congedi parentali pagati. Oggi, dopo aver usufruito della maternità obbligatoria, i genitori possono astenersi dal lavoro per un massimo di 6 mesi, ricevendo il 30% della retribuzione, purché il loro figlio non abbia compiuto i 3 anni. Con l'approvazione dei nuovi decreti del Jobs Act, invece, madre e padre potranno avvalersi di questo congedo per più tempo, cioè fino a che il bambino non ha compiuto i 6 anni (sempre ricevendo il 30% della retribuzione, con un limite cumulato per entrambe i genitori di 6 mesi di assenza dal lavoro).

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Congedi parentali non pagati

Attualmente, i genitori che non hanno potuto usufruire dei congedi retribuiti entro i primi 3 anni di vita del bambino possono chiedere un congedo non pagato (per un periodo massimo di 6 mesi), fino a quando il figlio non compie 8 anni di età. Con l'entrata in vigore del Jobs Act, il congedo non retribuito potrà invece essere chiesto fino al raggiungimento del 12° anno di vita del bambino.

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Congedi a ore

Con l'entrata in vigore del Jobs Act, sarà possibile anche usufruire dei congedi parentali in maniera più flessibile, cioè solo per qualche ora nell'arco di una giornata e non necessariamente per interi mesi o settimane. Tale possibilità esiste in teoria già da un paio d'anni, grazie a una legge voluta dal governo Monti che tuttavia è rimasta inapplicata, poiché affida ai contratti collettivi di lavoro il compito di regolare nel dettaglio la materia. Adesso, invece, il Jobs Act sancisce il diritto del lavoratore a poter sempre usufruire dei congedi parentali a ore anche in assenza di una regolamentazione precisa nei contratti collettivi.

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Lavoratori autonomi

Qualche diritto in più è previsto per il popolo delle partite iva che hanno figli. Viene estesa infatti anche ai lavoratori autonomi la possibilità di aver un congedo di paternità obbligatorio e retribuito dall'Inps, quando la madre non ha potuto beneficiare della maternità obbligatoria (per esempio per decesso o grave malattia).


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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