Generazione boomerang, ecco perché gli inglesi tornano a vivere a casa dei genitori
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Economia

Generazione boomerang, ecco perché gli inglesi tornano a vivere a casa dei genitori

Affitti sempre più cari rendono impossibili l'acquisto di una casa e ogni forma di risparmio, ma il colpo di grazia è arrivato con crisi e precariato

In Inghilterra la chiamano boomerang generationgiovani di età compresa tra i venti e i trent'anni che, a causa della crisi, sono stati costretti a rinunciare a un'indipendenza già consolidata e a ritornare a casa dai genitori. Un nido comodissimo e senza alcun costo extra da gestire, ma che annulla tutte quelle piccole libertà che a vent'anni si desiderano così ardentemente: dalla cena davanti alla tv, alla birra bevuta sul letto, dalla libertà di uscire senza che nessuno commenti su quanto sia stirata, intonata, vecchia o nuova la maglietta che abbiamo scelto di indossare, a quella di tornare a casa quando e con chi preferiamo.

In Inghilterra, dove, come nel resto del Nord Europa, i giovani tendono a uscire di casa molto prima rispetto ai coetanei mediterranei, dal 1997 in poi il numero di ragazzi di età compresa tra i 20 e i 34 anni che ha scelto di continuare a vivere con i genitori anche dopo aver concluso gli studi è aumentato del 28 per cento. Stiamo parlando di 3,2 milioni di giovani, vale a dire un terzo degli inglesi che rientrano in questa fascia di età. 

Statistiche alla mano, l'impressione è che la crisi economica scoppiata nel 2008 abbia soltanto esasperato un problema che si era già manifestato in tutta la sua complessità. Negli ultimi 25 anni, infatti, il rapporto tra prezzo degli immobili e stipendio medio è cresciuto di una quota che oscilla tra il 6 e l'8 per cento, a seconda dei quartieri, e lo stesso vale per gli affitti. Il numero di famiglie che si trova costretto a sborsare più o meno la metà del reddito percepito solo per coprire i costi della casa è cresciuto fin troppo rapidamente. E naturalmente in un paese in cui le spese aumentano più in fretta degli stipendi e le famiglie si ritrovano costrette a pagare di più per mantenere lo stesso tenore di vita, né gli studenti né i neolaureati possono permettersi anche di prendere in considerazione l'ipotesi di uscire di casa. E chi in tempi migliori ci era riuscito, sempre più spesso, soprattutto dopo il colpo di grazia a opportunità e stipendi inferto dalla crisi finanziaria globale, si ritrova costretto a tornare indietro, come un boomerang, appunto.

In Inghilterra, i dati più aggiornati parlano di una contrazione della disoccupazione giovanile dello 0,2 per cento nel 2013. Un incremento incoraggiante, ma che allo stesso tempo non può influire così tanto sui dati di medio periodo relativi agli anni più bui della crisi: tra il 2008 e il 2013, il numero di giovani senza lavoro che vivono in casa è raddoppiato: da 218mila sono diventati 429mila. Come se non bastasse, anche chi ha un impiego preferisce rimanere sotto lo stesso tetto di mamma e papà. Da un lato perché, coi tempi che corrono, il rischio che un contratto, da un momento all'altro, salti è concreto. Dall'altro perché il costo della vita è diventato talmente elevato da rendere economicamente irrazionale l'idea i uscire di casa per bruciare tutti i guadagni nel sostentamento quotidiano. Quindi meglio stare a casa, risparmiare (concedendosi anche quelle spese che, vivendo da soli, finirebbero con l'essere tagliate) e attendere tempi migliori per riconquistarsi l'indipendenza.

Non è un caso che l'età media a cui un inglese può permettersi di comprare un appartamento sia aumentata moltissimo, andando a sfiorare i quarant'anni (37), ma il dato più preoccupante non è tanto la scelta dei figli single di tornare a casa per risparmiare ed essere più comodi laddove sanno di poter trovare sempre un pasto caldo già pronto, una spesa fatta e una camicia stirata, quanto quella delle nuove famiglie che, a corto di alternative, non possono fare a meno di trasferirsi a casa di genitori o suoceri, insieme. Per necessità, visto che nessuna coppia al mondo baratterebbe l'entusiasmo e la libertà dei primi anni di matrimonio con un budino o un arrosto. Eppure, in Inghilterra, e a Londra soprattutto, questo succede, e con frequenza sempre maggiore. Del resto, dicono le coppie -che spesso hanno un buon lavoro e ottime prospettive di carriera davanti (crisi permettendo, naturalmente), "se vogliamo avere dei figli dobbiamo quanto meno pianificare il prima possibile l'acquisto di una casa, per non continuare a sperperare gli stipendi in affitti sempre più cari". Ebbene, se un affitto di mille sterline non permette a tanti di loro di accantonare più di un centinaio di sterline al mese, è evidente che eliminando le spese per la casa la quota per i risparmi aumenta. Con buona pace della serenità della coppia e dei genitori che la "ospitano", perché se è vero che i giovani, rientrando in casa, perdono la loro libertà, non bisogna dimenticare che lo stesso vale anche per chi li accoglie, sia dal punto di vista dell'autonomia sia da quello finanziario.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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