Disoccupazione: perché è aumentata al 13%
Franco Silvi/Ansa
Economia

Disoccupazione: perché è aumentata al 13%

Nonostante il Jobs Act e gli incentivi alle assunzioni, i senza lavoro erano in crescita a marzo. I dati dell'Istat offuscano quelli del governo

Altro che boom di assunzioni, come scrivevano i giornali nelle scorse settimane commentando i dati del ministero del Lavoro. A marzo, primo mese di entrata in vigore del Jobs Act, il tasso di disoccupazione in Italia è salito ancora, portandosi al 13%, contro il 12,7% di febbraio. La disoccupazione giovanile (nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni), è aumentata invece al 43,1%, in crescita di tre decimi di punto rispetto al mese precedente.


Istat, la disoccupazione giovanile tocca un nuovo record: +43%


Il dato ancor più allarmante riguarda però gli occupati, cioè la quota di persone che lavorano, nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni. Rispetto a marzo del 2014, il numero di italiani che hanno un impiego è sceso di 70mila unità mentre il tasso di occupazione è diminuito di un decimo di punto, portandosi al 55,5%. E allora, viene da chiedersi, perché tanto ottimismo nei giorni scorsi, da parte dei giornali e soprattutto da parte del governo? Nelle settimane passate, il ministero del Lavoro ha diffuso i dati sulle comunicazioni obbligatorie dell'ultimo trimestre, cioè sui contratti di assunzione attivati e registrati nelle aziende tra gennaio e marzo del 2015. Le rilevazioni ministeriali apparivano molto incoraggianti: nel terzo mese del 2015, infatti, c'è stata l'attivazione di 641.572 nuovi contratti e la cessazione di 549.273 assunzioni, con un saldo positivo di 92mila unità.


Il Jobs Act


Sarebbe stato meglio, però, leggere queste cifre con molta prudenza, giacché il saldo tra attivazioni e cessazioni dei contratti è un dato che può trarre spesso in inganno. Il numero dei nuovi rapporti di lavoro di marzo è stato infatti gonfiato dalla corsa delle aziende a trasformare dei vecchi contratti di lavoro a tempo determinato già esistenti in assunzioni a tempo indeterminato, allo scopo di beneficiare degli sgravi sui contributi concessi dal governo per chi propone un inquadramento stabile ai propri dipendenti. Le cifre che contano di più, però, sono quelle dell'Istat, che calcolano ogni mese quanti italiani in carne e ossa stanno cercando il lavoro e non lo trovano. I numeri relativi a marzo, puntuali come un orologio, sono arrivati oggi. E purtroppo non sono positivi.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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