Economia

Lavoro, l’avvio di un’attività passa dal business plan

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da un gruppo di ragazzi – Giovanni, Alberto, Angela, Loredana, Maria Chiara e Cinzia -, età media 26 anni di Milano e hinterland in cui mi chiedevano informazioni e consigli su come avviare …Leggi tutto

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da un gruppo di ragazzi – Giovanni, Alberto, Angela, Loredana, Maria Chiara e Cinzia -, età media 26 anni di Milano e hinterland in cui mi chiedevano informazioni e consigli su come avviare un’attività legata alle loro competenze e ai percorsi di studi che hanno affrontato, che vanno dalla comunicazione alla psicologia fino a scienze dell’educazione.

In particolare la loro idea è quella di avviare un centro per bambini dove svolgere attività educative e psicomotricità. Per fornire informazioni e dettagli per intraprendere i primi passi di questa start up ho chiesto un supporto a Creaimpresa, Centrostudi specializzato nella realizzazione di strumenti e nell´erogazione di servizi per la creazione di nuove attività imprenditoriali, per consigliare come risolvere i principali dubbi. Dall’analisi delle domande e delle informazioni in possesso è emersa subito l’esigenza di partire da un approccio maggiormente strategico e ponderato attraverso la creazione di un business plan, elemento fondamentale per avviare un’attività di qualsiasi tipo. Solo dopo aver realizzato questo documento sarà possibile procedere con i successivi step.

Di seguito i consigli di Creaimpresa per capire nel dettgalio cos’è un Business Plan, i motivi per cui è necessario realizzarne uno e quali elementi devono essere presenti:

Il business plan, e in particolare una delle sue sezioni, ovvero il piano economico-finanziario, è l’unico strumento che permette di trasformare quella che è soltanto un’idea d’impresa in un vero e proprio progetto concretamente realizzabile. Attraverso le analisi economico-finanziarie, infatti, è possibile tradurre in numeri ciò che si ha in mente di fare ed è possibile capire se il proprio business è fattibile e sostenibile nel medio lungo periodo, ovvero se sarà in grado di acquisire una quota di mercato sufficiente a realizzare ricavi che possano coprire tutti i costi di gestione e remunerare il lavoro dell’imprenditore/dei soci e il capitale dagli stessi investito.

Il business plan è inoltre necessario per dare all’aspirante imprenditore un’idea precisa di quanto dovrà investire per partire e quanto potrà guadagnare con la gestione dell’attività. Avere ben chiaro a quanto ammonta l’investimento di avvio, infatti, è fondamentale per poter ragionare su come coprire il fabbisogno finanziario, contando su capitale proprio, finanziamenti bancari e agevolazioni pubbliche. Sono innumerevoli i casi di imprenditori che sottovalutano l’investimento di avvio e si trovano, nel bel mezzo della fase di realizzazione dell’attività, a scoprire che non riescono a far fronte a spese impreviste o di molto superiori a quelle ipotizzate. Inoltre, solo presentando un Piano degli Investimenti analitico e corretto si avranno buone probabilità di essere finanziati da una banca di appoggio e di vedere approvata dall’ente pubblico la propria eventuale domanda di agevolazione.

Definire in modo ragionevolmente verosimile quanto si può guadagnare è fondamentale, prima di tradurre il progetto in impresa, per capire se l’iniziativa è economicamente fattibile e per definire al meglio la formula imprenditoriale ottimale con la quale introdursi sul mercato. Se le analisi effettuate evidenziano un progetto non sufficientemente redditizio, sarà necessario modificare il mix prodotti e servizi/mercato/organizzazione in modo da avere maggiori probabilità di successo. È vero che, anche una volta avviata l’attività, si potranno sempre modificare, “in corsa”, la gamma di prodotti e servizi offerti, la politica di prezzo, il target di clienti a cui rivolgersi, il processo organizzativo, ma ogni “aggiustamento” o “cambiamento di rotta” è molto costoso, sia in termini di costi sostenuti inutilmente che di mancati ricavi, oltre che di lavoro ed energie indirizzati nella direzione sbagliata. Talvolta questi errori possono costare la sopravvivenza stessa dell’impresa sul mercato. Attenzione però, nel prevedere i futuri ricavi, a non essere troppo ottimisti: meglio avere un atteggiamento prudenziale, se non pessimistico, così da attrezzarsi ad affrontare anche la peggiore delle situazioni che potrebbe verificarsi.

Perché è indispensabile realizzare il business plan e quali sono i rischi di non averlo?

Molto spesso ci si concentra sulla realizzazione di una iniziativa imprenditoriale, senza prima aver verificato se potrà avere successo o meno. Non servirà a nulla, invece, riuscire ad aprire l’attività dal punto di vista burocratico e ottenere degli aiuti in fase di avvio dal punto di vista finanziario, se poi l’attività non si dimostrerà redditizia, al punto che si sarà costretti a chiuderla, magari dopo un anno, con notevole spreco di denaro, tempo ed energie.

Le operazioni burocratiche per l’avvio di un’impresa, infatti, generalmente non presentano eccessive difficoltà. Ciò che invece va attentamente ponderato, perché spesso presenta delle criticità, è proprio la fattibilità economico-finanziaria. Questa tendenza a mettersi in proprio in modo improvvisato e con troppa fretta è confermata in modo lampante dalle statistiche della Camera di Commercio sulla mortalità delle imprese, che risulta elevatissima nei primi tre anni di vita delle nuove iniziative imprenditoriali. La spiacevole conseguenza consiste nel fatto che essere costretti a chiudere un’attività dopo un anno o due comporta notevoli perdite in termini di capitali e risorse investiti.

Come quando si costruisce una casa è assolutamente indispensabile prima elaborare un progetto dettagliato e, solo poi, iniziare a mettere un mattone sopra l’altro nel modo corretto, per evitare che la casa crolli pochi mesi dopo. Allo stesso modo, anche per avviare un’impresa è fondamentale progettarla ed elaborare il business plan prima di iniziare le operazioni di avvio per realizzare l’attività e di attivarsi nella ricerca di agevolazioni pubbliche.

Una volta elaborato il piano economico finanziario, per l’aspirante imprenditore sarà molto più semplice avere gli elementi necessari per analizzare correttamente la situazione e prendere una delle seguenti decisioni:

- avviare l’attività così come ideata inizialmente;

- avviare l’attività apportando delle modifiche alla formula imprenditoriale, in modo che abbia maggiori probabilità di successo;

- non avviare l’attività perché non risulta conveniente.

Come si realizza un business plan?

Il punto di partenza fondamentale, anche per presentarsi in modo credibile e competente davanti ad altri operatori del settore, a futuri partner, istituti di credito, oltre che potenziali soci, è aver progettato in modo analitico e approfondito il proprio futuro business attraverso l’elaborazione di un business plan economico-finanziario, preferibilmente chiedendo il supporto di un consulente esperto in start up. Ecco qualche suggerimento per trovare informazioni relative ad alcuni degli aspetti da approfondire nell’elaborazione di un business plan:

- Navigare in internet per trovare ricerche di mercato, analisi e studi pubblicati sul settore in cui si sceglie di fare business. Concentrarsi sui siti delle associazioni di categoria e delle Camere di Commercio, che dispongono solitamente di dati concreti e aggiornati.

- Studiare i concorrenti osservandoli di persona o da vicino; se possibile visitare direttamente la loro sede, eventualmente facendo un “falso acquisto” per osservarli al lavoro mettendosi dal punto di vista del cliente. Se i concorrenti non sono facilmente raggiungibili di persona, effettuare ricerche in internet su di loro e contattarli tramite web o telefonicamente, cercando di ottenere più informazioni possibili.

- Studiare i futuri clienti, laddove si può riuscire a trovarli/avvicinarli: quando si tratta di attività commerciali o artigianali ci si può recare di persona nella sede dei futuri concorrenti, osservare il flusso di passaggio nella zona e ascoltare i commenti dei clienti serviti e dei clienti “in coda” o che si trovano subito fuori dal negozio/laboratorio. Se invece si tratta di attività di servizi o in ogni caso di attività dislocate lontano, si possono fare ricerche su web e leggere eventuali feedback lasciati dai clienti all’interno di siti internet, forum, blog.

- Contattare diversi potenziali fornitori per avere preventivi esatti in merito al costo dell’allestimento della futura sede, degli impianti e delle attrezzature necessarie. Una chiacchierata con i fornitori porta spesso anche ad acquisire informazioni sul settore, sul comportamento di clienti e concorrenti, su eventuali criticità a cui fare attenzione.

- Contattare eventuali catene di franchising presenti nel settore e confrontarsi con loro; se la proposta non dovesse risultare interessante si saranno comunque acquisite preziose informazioni in più in merito all’investimento di avvio, al fatturato potenziale, al bacino medio di utenza ecc.

Quali elementi devono essere presenti al suo interno?

Ogni business deriva dal mix di numerosi fattori strategici, che vanno studiati attentamente e che dovranno essere evidenziati in modo chiaro all’interno del business plan.

I principali aspetti da approfondire sono:

- Quali prodotti e servizi vendere;

- Quali sono le caratteristiche del settore in cui si andrà ad operare: entità e peculiarità della domanda e dell’offerta, trend attuale del settore, ciclo di vita (nuovo settore, settore già esistente ma in espansione, settore maturo ecc), eventuali barriere all’ingresso, opportunità e minacce ecc.

- A quali target (segmenti) di clientela ci si vuole rivolgere e quali sono le loro esigenze, i loro comportamenti in termini di consumo, la loro propensione all’acquisto, la capacità di spesa, le modalità e le tempistiche di pagamento ecc.

- Chi sono i futuri concorrenti potenziali e quali sono le loro caratteristiche (servizi offerti – principali e accessori – politica di prezzo e di promozione, target di clientela a cui si rivolgono, organizzazione interna ecc.). Per avviare un business la prima regola è osservare chi già lavora nel settore e individuare per ciascun concorrente i più importanti punti di forza e di debolezza.

- Come organizzare la futura impresa: forma giuridica, competenze e specificità di ogni eventuale socio facente parte del team manageriale, inquadramento e mansioni di eventuale personale dipendente/collaboratori, accordi per partnership esterne, localizzazione e locali, impianti e attrezzature, logistica ecc.

- Quali saranno gli investimenti, i costi fissi, i costi variabili e i ricavi previsti, derivanti dalla gestione dell’attività. Questi valori dovranno emergere dalle analisi del Piano degli Investimenti e del Conto Economico.

- Quali saranno i flussi di cassa della neoimpresa (il documento di analisi è il Piano dei Flussi di Cassa), ovvero le entrate e le uscite derivanti dalla gestione dell’attività. È fondamentale fare attenzione a non farsi sorprendere da crisi di liquidità. L’importante è prevedere in modo dettagliato quali potranno essere i fabbisogni finanziari da coprire e “attrezzarsi” per tempo, in modo da poter sempre far fronte agli impegni presi nei confronti di clienti, fornitori e partner. Non bisogna trascurare nessuna di queste aree se si vuole pianificare un progetto che possa avere delle basi solide su cui costituirsi.

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Luca Orioli

Mi chiamo Luca, classe '83, esperto di comunicazione, giornalista free lance e 'startupper' da una vita con una decina di progetti chiusi nel cassetto che stanno lentamente prendendo forma. Appassionato di fotografia e serie tv, ho una formazione umanistica e l’estremo bisogno di vedere cose nuove.
Qualche anno fa, terminata l’Università [degli Studi di Milano, laurea in Scienze dei Beni Culturali], mi sono ritrovato un po’ spaesato nell’affacciarmi sul mondo del lavoro. Leggevo annunci dove ricercavano account, responsabili risorse umane, project manager o community manager, etichette che sembravano nascondere un mondo, ma per me completamente prive di significato. Dopo diverse esperienze ho intrapreso la strada che sto percorrendo oggi, ma da quel momento è rimasta l'esigenza di tradurre in parole comprensibili il mondo delle professioni. Così nasce il mio blog, Lavoro in Corso.

Vuole essere un Virgilio nella giungla dell'impiego, una traccia per esplorare il panorama del lavoro tra professioni emergenti, opportunità sommerse, esperienze vissute e capire in cosa consiste un determinato profilo, come intraprenderlo, quale percorso fare e le competenze necessarie per arrivarci.

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