Lavoro: l'autunno bollente e le ricette per la produttività
Economia

Lavoro: l'autunno bollente e le ricette per la produttività

Vertice tra governo e imprenditori,che chiedono sgravi fiscali per gli investimenti e per i salari. Ma nelle aziende italiane occorre anche qualcos'altro: più welfare per i dipendenti.

“Non sarà un autunno caldo, sarà un autunno bollente”. Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi , ha descritto le prospettive del mercato del lavoro italiano, prima di recarsi all'atteso vertice odierno tra il governo e  le associazioni imprenditoriali (Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative e Rete Imprese Italia, che hanno affiancato la stessa Confindustria).

Il summit di Palazzo Chigi ha avuto come ordine del giorno le misure per stimolare la produttività del lavoro , che in Italia è a livelli molto più bassi rispetto al resto d'Europa. Al termine del vertice, Squinzi ha però corretto un po' i toni dicendo di aver trovato un clima costruttivo, con i ministri che hanno dato risposte puntuali alle richieste delle imprese.

LE RICHIESTE DI SQUINZI.

Tutte le associazioni di categoria, e in particolare Confindustria, hanno proposto al governo una serie di misure già illustrate nei giorni scorsi, come gli sgravi d'imposta per le imprese e per i salari, allo scopo di ridurre il cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro lordo e la retribuzione  percepita dai dipendenti, al netto delle tasse. Dal canto suo, il premier ha ribadito che i margini di manovra del governo sono ben pochi, a causa dei molti vincoli sul bilancio pubblico imposti all'Italia dall'Europa. Piuttosto, il premier ha insistito sulla necessità di modificare il sistema della  contrattazione collettiva, in modo che le singole aziende e i sindacati possano raggiungere accordi negoziali ad hoc, capaci di far crescere la produttività nelle fabbriche o negli uffici.

PROBLEMI IRRISOLTI.

C'è dunque il rischio che il confronto tra gli industriali e il governo (che l'11 settembre incontrerà anche i sindacati) si trasformi un po' in un “dialogo tra sordi”, poiché gli ostacoli da superare sono molti. La scarsa produttività dei nostri connazionali ha infatti una lunga storia alle spalle ed è legata a parecchi problemi rimasti irrisolti nei decenni scorsi. Primo fra tutti il modo con cui lavorano i dipendenti delle aziende italiane, dove vi sono indubbiamente molte sacche di inefficienza. Il nostro paese, infatti, non si distingue certo in Europa per avere delle politiche del personale “virtuose”. In molte imprese, infatti,  manca spesso un moderno sistema di welfare aziendale, cioè un insieme di benefit, agevolazioni e servizi per i dipendenti, che possono accrescere notevolmente la produttività del lavoro.

IL MEDICO E L'ASILO NIDO NELL'AZIENDA.

Ne sanno qualcosa i ricercatori di Crf Institute , società internazionale specializzata nell'analisi e nella consulenza sulle politiche di gestione delle risorse umane. Ogni anno, Crf assegna un riconoscimento alle imprese che, in tutto il mondo, prestano maggiore attenzione al benessere e alla tutela dei propri dipendenti. In Italia, le società certificate nel 2012 sono state 38, tra cui figurano la modenese Tetra Pack, le bolognesi Hera e Datalogic, le filiali di multinazionali estere come PepsiCo e grandi gruppi come Autostrade per l'Italia. Tutte queste aziende hanno qualcosa in comune: mettono a disposizione dei dipendenti una serie di benefit e servizi come gli asili nido per i figli, la palestra, i programmi di assistenza sanitaria, gli orari d'ingresso o d'uscita flessibili e il telelavoro.

In apparenza, si tratta di cose molto meno importanti della retribuzione ma, a ben guardare, possono incidere notevolmente sul rendimento dei lavoratori. Alcune analisi  effettuate in diversi paesi europei dai ricercatori di Crf, per esempio, hanno dimostrato che le imprese capaci di garantire un servizio di assistenza sanitaria gratuita ai propri dipendenti, con la presenza di un medico nella sede dell'azienda, sono riuscite a ridurre notevolmente  il tasso di assenze per malattie , fino a quasi dimezzarlo. E' un notevole risultato in termini di produttività visto che, secondo le stime più accreditate, l'astensionismo dal lavoro per motivi di salute comporta la perdita di almeno 1 punto di Pil ogni anno per l'intera Europa.

LAVORARE DA CASA, PRODURRE DI PIU'.

Peccato, però, che sul fronte del welfare aziendale l'Italia abbia ancora molta strada da compiere. Certe politiche del personale, infatti, sono spesso troppo costose da mettere in pratica, poiché in tutta la Penisola la dimensione media delle imprese  è molto ridotta. Secondo una ricerca dell'associazione di categoria Manageritalia , il 68% dei dirigenti di azienda  dichiara che la propria impresa non ha ancora messo in piedi un sistema di welfare, né ha intenzione di farlo, benché l'85% degli intervistati  ritenga che i benefit e i servizi per i dipendenti abbiano effetti molto positivi sulla produttività.

Stesso discorso per il telelavoro che, per molti mestieri d'ufficio, può aumentare notevolmente le performance dei dipendenti, consentendo loro una gestione più flessibile degli orari. Secondo un'altra indagine di Manageritalia, oltre il 50% dei dirigenti ritiene che il lavoro a distanza sia in grado di far crescere la produttività degli impiegati. Purtroppo, però, anche su questo fronte il nostro paese è agli ultimi posti in Europa. La percentuale dei dipendenti italiani che utilizzano il telelavoro è di appena il 4%circa, contro il 16% della Danimarca, il 14% circa di Olanda, Belgio e Austria, il 9,6% della Gran Bretagna  e l'8,5% della Germania.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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