iPhone5, in Foxconn turni straordinari per la produzione
Economia

iPhone5, in Foxconn turni straordinari per la produzione

Tornano le polemiche sulle condizioni di lavoro nella fabbrica cinese che lavora per Apple

A ridosso del lancio dell'iPhone5, in un reportage pubblicato dal Shanghai Evening Post, un giornalista cinese, dopo essersi intrufolato tra i lavoratori del colosso taiwanese Foxconn, ha scoperto in quali condizioni viene assemblato il nuovo Melafonino.

Sono bastate poche ore per capire che la vita nella fabbrica di Tai Yua, nello Shanxi, sarebbe stata molto pesante. "Potrebbe non piacervi il modo in cui verrete trattati, ma vi assicuro che è per il vostro bene", avrebbe detto un istruttore durante il periodo di training preliminare. Cosa avesse in mente il coraggioso reporter cinese lo ha scoperto subito: per produrre 36mila iPhone al giorno i singoli operai devono marchiarne cinque al minuto. In turni di lavoro da dieci ore. Alla fine dei quali spesso viene chiesta la disponibilità per continuare fino al mattino successivo. "Siamo tutti qui per fare soldi! Lavoriamo più sodo! Dovete sentirvi onorati di partecipare alla produzione di un oggetto così prezioso come l'iPhone 5!", ripetono fino allo stremo i responsabili dei singoli gruppi di lavoro. Ma in realtà gli straordinari notturni vengono pagati poco più di un euro all'ora. Un terzo rispetto alla paga ordinaria.

Eppure, meno di un mese fa Apple si era vantata di essere riuscita a migliorare orari e condizioni di lavoro nelle gigantesche fabbriche cinesi "prima del tempo". Un risultato che la Fair Labor Association (Fla) statunitense, dopo un'approfondita ispezione, aveva presentato come straordinario. Consigliando a tante altre multinazionali di seguire l'esempio della squadra di Tim Cook e aiutare la Cina ad allinearsi agli standard internazionali in materia di tutela dei lavoratori. Alcuni esempi? I tempi di lavoro erano stati standardizzati su sessanta ore settimanali, straordinari inclusi, con l'obiettivo di ridurli a quaranta.

Come è possibile allora scoprire oggi che per mettere abbastanza iPhone5 sul mercato i presunti "stabilimenti di avanguardia" abbiano ricominciato ad essere luoghi in cui si lavora senza interruzione? In una Cina che inizia ad assaporare il gusto amaro della crisi economica nessun imprenditore rinuncerebbe a un ordine milionario. A nessuna condizione. Così come qualsiasi operaio è pronto a sostenere ritmi molto intensi pur di portare a casa uno stipendio. E infatti, a differenza di quello che è successo nel 2010, quando gli stabilimenti Foxconn di Shenzhen diventarono famosi per i suicidi di più di una decina tra uomini e donne che non sono più riusciti a sostenere i ritmi aziendali, oggi per assecondare le necessità della Mela morsicata anche gli studenti vengono costretti dalle autorità a interrompere le lezioni per trasferirsi  nelle aziende-stato che riforniscono il mondo dell’elettronica. Ufficialmente si tratta di "tirocini formativi", ma in realtà gli adolescenti cinesi lavorano dodici al giorno per sei giorni alla settimana (72 ore in tutto). Senza pause e, soprattutto, senza la possibilità di abbandonare il programma.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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