Infrastrutture, ecco il bonus che premia chi investe
Economia

Infrastrutture, ecco il bonus che premia chi investe

Previsto un credito d’imposta sui progetti superiori ai 500 milioni di euro. Un altro passo, insieme ai project bond, per rilanciare il settore delle costruzioni

Il governo continua a puntare decisamente sul rilancio delle infrastrutture per ridare ossigeno alla nostra economia. La conferma arriva dalle prime indiscrezioni circolate sui contenuti del decreto sviluppo bis che dovrebbe essere presentato nel Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. Tra gli oltre 80 articoli del provvedimento, uno dei più importanti riguarda infatti proprio un credito di imposta del quale dovrebbero beneficiare le imprese che realizzeranno nuove infrastrutture. La misura che si vuole adottare, che sarebbe alternativa all’idea di un abbattimento a zero dell’Iva proposta nel mese di agosto, prevede un bonus fiscale del 50% per i progetti che necessitino di un investimento superiore ai 500 milioni di euro.

Da quello che è trapelato dalle prime bozze di provvedimento, si tratterebbe appunto di un dimezzamento dell’importo dell’Ires e dell’Irap “generate in relazione alla costruzione e gestione dell’opera”. Unica condizione posta alla concessione dell’agevolazione è che si sia in presenza di contratti di partnership pubblico-privato e che non si prevedano in nessun modo contributi pubblici a fondo perduto.

Sull’efficacia della misura l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, in attesa che venga reso ufficiale il testo del governo, fa sapere per bocca del proprio presidente Paolo Buzzetti che “ogni ipotesi che mira a detassare gli investimenti, non con l'Iva, ma attravesro Ires e Irap, è benvenuta. Sarebbe opportuno immaginare di estendere questo provvedimento a tutti i tipi di opere, anche a quelli di importo inferiore ai 500 milioni ".

Affermazioni che non sorprendono visti anche gli ultimi dati molto preoccupanti sull’andamento dell'intero settore delle costruzioni. L’edilizia infatti, secondo le più recenti rilevazioni dell’Istat, ha fatto segnare nel secondo trimestre del 2012 una diminuzione degli investimenti del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un bilancio in linea tra l’altro con la stima poco lusinghiera formulata dalla stessa Ance nel giugno scorso che indicava su base annua una riduzione dei livelli produttivi del settore del 6% nel 2012.

In questo contesto dunque il nuovo intervento diretto deciso da parte del governo con l’introduzione del credito d’imposta sopra citato, non può che raccogliere il plauso di tutte quelle imprese che vedono proprio nel rilancio del settore delle costruzioni l’occasione per rimettersi in moto dopo anni di stagnazione. In questo senso tra l’altro un ulteriore beneficio è giunto nel mese di agosto quando il ministero dell’Economia ha emesso il decreto attuativo relativo ai cosiddetti project bond , uno strumento che potrà essere molto utile proprio per gli investimenti da attuare su grandi infrastrutture.

L’ultimo passo legislativo che rende ora concretamente possibile l’emissione da parte delle imprese dei project bond, prevede tra l’altro che la garanzia di queste obbligazioni, uno dei punti più delicati di tutta la vicenda, possa essere concessa da Cassa depositi e prestiti, Sace, Bei, banche italiane e comunitarie, intermediari finanziari e compagnie assicurative del ramo danni. Per quanto riguarda invece la durata, altro elemento fondamentale per richiamare investitori, il decreto stabilisce che essa sarà relativa al periodo di “costruzione e di avvio della gestione dell'infrastruttura o del nuovo servizio di pubblica utilità, sino all'effettiva entrata a regime degli stessi, ovvero fino alla scadenza dei project bond garantiti”.

Insomma, l’impegno più volte annunciato, in particolare dal ministro Passera , di rimettere in moto la macchina infrastrutturale del nostro Paese comincia a prendere forma.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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