Indonesia e Australia: scoppia la guerra tra vino e tabacco
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Indonesia e Australia: scoppia la guerra tra vino e tabacco

Sidney ha oscurato i marchi sui pacchetti di sigarette, e ora Giakarta vorrebbe fare lo stesso con le bottiglie australiane

Rischia di avere effetti imprevedibili la guerra commerciale che sta per scoppiare tra Australia e Indonesia intorno alla vendita di vino e sigarette. Dal primo dicembre del 2012 infatti, la Corte suprema australiana ha dato il via libera ad una legge che impone per il tabacco il cosiddetto plain packaging, letteralmente il confezionamento neutrale, cioè no-logo. In sostanza, per combattere più efficacemente il tabagismo, le autorità australiane hanno deciso di permettere la vendita di sigarette solo in pacchetti anonimi, tutti di colore verde oliva, con l’85% della superficie occupata da immagini shock sugli effetti del fumo e, soprattutto, senza nessun riferimento ai marchi delle bionde stesse.

Una vera e propria operazione no-logo dunque, che però non è stata accolta per niente bene dall’Indonesia, Paese tra i principali esportatori di tabacco al mondo, con un giro d’affari annuo pari circa a 700 milioni di dollari. E così, come segnala il sito della ABC , principale emittente pubblica australiana, a Giakarta ora starebbero pensando ad una sorta di ritorsione. Il governo indonesiano infatti, partendo da analoghi presupposti salutisti che considerano l’alcol dannoso per il nostro organismo, minaccia ora di oscurare le etichette delle bottiglie di vino provenienti dall’Australia.

A Sidney, per il momento, non sembrano molto preoccupati, dato che le esportazioni di vino australiano verso l’Indonesia valgono solo lo 0,1% del totale. Inoltre, c’è la convinzione che l’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) non consentirà un’iniziativa di questo tipo, che non colpendo tutti i prodotti alcolici, ma solo quelli australiani, risulterebbe chiaramente discriminatoria. Affermazioni che però per il momento non sembrano far retrocedere il governo di Giakarta, pronto tra l’altro ad iniziative simili contro altri Paesi che dovessero seguire l’esempio australiano sulla via del plain packaging per le sigarette.

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Il riferimento è ad esempio alla Nuova Zelanda e ai suoi vini, ma anche alla Scozia, che potrebbe vedere il proprio scotch whisky finire sugli scaffali indonesiani, anch’esso senza nessun logo. La palla passa ora dunque al Wto, a cui nel frattempo si è rivolta anche l’Indonesia, sostenuta da altri Paesi interessati alla produzione di tabacco come Cuba, Ucraina, Honduras e Repubblica Dominicana: tutti chiedono in pratica un intervento contro l’Australia, che con le sue norme sul plain packaging violerebbe il diritto di proprietà intellettuale.

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E sarà interessante verificare nei prossimi mesi cosa deciderà il Wto, visto che in ballo c’è il futuro stesso dei marchi e dei brand, che per molti prodotti rappresentano il veicolo principale del successo commerciale. Una partita dunque che dalle lontane Indonesia e Australia, potrebbe prepotentemente diventare d’attualità anche in Europa, coinvolgendo non più solo il tabacco, ma anche tutti i prodotti alcolici con conseguenze inimmaginabili.  

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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