Ecco dove si lavora meglio e si produce di più
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Economia

Ecco dove si lavora meglio e si produce di più

Americani e latini i più felici. Anche australiani e spagnoli si sentono appagati. Mentre israeliani, giapponesi, taiwanesi, francesi e olandesi...

Capita spesso di leggere commenti sull'importanza della soddisfazione sul luogo di lavoro per aumentare il livello della produttività di operai, impiegati, e collaboratori. Il grafico di questa settimana, pubblicato da Forbes , cerca di capire fino a che punto l'assunto "i lavoratori più soddisfatti sono anche i più produttivi" sia valido, e a quali variabili sia legato l'appagamento: orario di lavoro flessibile o ridotto? Salari più alti? Ferie e congedi pagati? Cultura? Con risultati sorprendenti!

Se l'asse orizzontale indica una progressione in termini di produttività (calcolando quindi il rapporto tra Prodotto interno lordo e numero di ore lavorate), quello verticale segnala la media annuale del numero di ore di lavoro effettuate. I cerchi, invece, si differenziano per colore e indicano la percentuale di forza lavoro che si dichiara soddisfatta e coinvolta nell'attività svolta.

Ebbene, questo grafico dimostra che la soddisfazione sul posto di lavoro è un fattore culturale più che legato a circostanze e vantaggi materiali contingenti. I lavoratori più appagati sono infatti gli americani (più del 30 per cento dichiara di essere soddisfatto), seguiti da brasiliani (27 per cento), colombiani (26) e australiani (24). Dopo di loro troviamo i venezuelani (19), gli spagnoli 18), polacchi e inglesi (17), canadesi e svedesi (16) e tedeschi (15). I più insoddisfatti sono invece israeliani (5), giapponesi (7), taiwanesi, francesi e olandesi (9).

L'ottimismo degli statunitensi è giustificato dal fatto che hanno raggiunto la prima posizione in quanto a produttività con un numero di ore lavorate ragionevole (in un anno, la media è di 30/35 ore la settimana). Più o meno simile la situazione degli australiani, meno produttivi ma ache meno impegnati in ufficio. Anche inglesi, svedesi, spagnoli, giapponesi e canadesi rientrano in questa stessa fascia. Risultato di cui solo i nipponici sono estremamente insoddisfatti. Forse perché in competizione con gli altri popoli asiatici (che tuttavia, ottengono risultati simili lavorando molto di più, risultato che giustifica, ad esempio, l'insoddisfazione dei taiwanesi), o forse perché il governo non smetterà mai di ripetere loro che non fanno abbastanza. Per motivi culturali più che economici.

Totalmente ingiustificato il punto di vista di Francia, Germania e Olanda: sono produttivi tanto quanto Svezia, Australia e Stati Uniti, e lavorano molto di meno (in media dalle 22 alle 27 ore alla settimana). I latini, invece, sembrano sempre contenti: lavorano tanto, anche più di 40 ore la settimana, e sono molto poco produttivi, perché arrivano a malapena a 20 dollari all'ora, meno di un terzo rispetto ai 63 degli Stati Uniti. Nonostante questo, dichiarano di essere soddisfatti. Ancora una volta principalmente per ragioni culturali, ma forse anche perché, chi lavora, è ben contento di essere sfuggito alla morsa letale di disoccupazione e povertà. Peccato che il grafico non riporti i valori di Italia e Cina. Sarebbe stato molto interessante vedere al fianco di quali paesi si sarebbero posizionati.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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