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Economia

I 10 motivi per cui alla Fed conviene aumentare il tasso di interesse

I parametri dell'economia sono buoni, l'aumento dei tassi porta stabilità e premia le economie solide. Tergiversare è controproducente per tutti

Sono settimane che si discute su quando la Federal Reserve americana deciderà di aumentare i tassi di interesse, per la prima volta dal 2006. Mentre le ipotesi sull'entità dell'oscillazione in programma si moltiplicano, Janet Yellen sposta da settembre a fine anno il momento "più adatto" per approvare il controverso cambiamento. Questo annuncio sta tenendo gli investitori col fiato sospeso, e visto che sono nove anni che la Banca Centrale americana cerca di evitare variazioni dei tassi, è utile capire perché ha cambiato idea e quali potrebbero essere le conseguenze della sua scelta.

Gli effetti di un tasso di interesse più alto

L'aumento dei tassi servirebbe soprattutto a evitare che l'economia americana corra troppo velocemente. Una manovra, quindi, che oltre a contenere la crescita potrebbe provocare un aumento dell'inflazione. Addirittura c'è chi teme che un aumento troppo rapido dei tassi potrebbe innescare una recessione che finirebbe col penalizzare soprattutto i risparmiatori. Del resto, sottolineano i pessimisti, i tassi statunitensi sono stati mantenuti volontariamente bassi per così tanto tempo proprio per sostenere l'economia negli anni della crisi, e se oggi il dollaro diventasse più forte non sarebbero solo gli americani a pagarne le conseguenze, ma anche tutti quei paesi indebitati con Washington. 

I vantaggi di un tasso più alto

Gli analisti dell'Official Monetary and Financial Institutions Forum (OMFIF), invece, hanno indicato almeno dieci buoni motivi per cui questo aumento non sarebbe poi così svantaggioso. Secondo questo il centro di ricerche londinese, infatti, un aumento minimo segnerebbe l'inizio di un riaggiustamento monetario che dovrebbe limitare i rischi legati all'aumento dell'inflazione e dell'instabilità finanziaria risultati dai quantitative easing approvati in passato. 

Incertezza e parametri di riferimento

Continuare a speculare su quando, dopo nove anni, i tassi ricominceranno a crescere è da solo un elemento di incertezza. Continuare a posticipare questa decisione temendone le conseguenze non farebbe altro che diminuire la fiducia verso una prossima normalizzazione dei mercati.

Ancora, i parametri macroeconomici interni che potrebbero scoraggiare questa manovra si sono già da tempo assestati su numeri rassicuranti. L'inflazione sta crescendo molto meno del previsto (0,3 per centro contro aspettative del 2), e il tasso di disoccupazione è crollato al 5,1 per cento, solo uno 0,1 per cento in più del valore considerato ideale per mantenere l'equilibrio sui mercati. 

Ripercussioni internazionali, vincitori e vinti

Il contesto internazionale oggi non è così negativo da scongiurare un aumento dei tassi di interesse. L'Europa si sta stabilizzando ed è anche riuscita ad affrontare il problema Grecia. La maggior parte dei paesi in via di sviluppo, invece, sta beneficiando della riduzione dei prezzi del petrolio.  

Vincitori e vinti, invece, ci saranno sempre. E la scelta della Fed non farà altro che dimostrare per l'ennesima volta quanto le economie che sono state in grado di rafforzare i propri fondamentali siano più solide delle altre. 

Audacia e mercato azionario

I problemi delle borse internazionali non rappresentano i prodromi di una nuova crisi ma le conseguenze inevitabili di un progressivo riaggiustamento. E se la Fed si lascerà ricattare dai mercati la sua credibilità ne verrebbe significativamente intaccata. Janet Yellen non punta tanto ad essere la prima Governatrice di una Banca Centrale ad approvare un aumento dei tassi di interesse, ma deve cdertamente mettersi al riparo dall'eventualità che, in vista delle prossime elezioni presidenziali, una manovra di questo tipo venga frenata da nuove e inevitabili resistenze politiche

Oscillazioni del dollaro ed esperienza passata

Le paure per un ulteriore rafforzamento del dollaro nei confronti dell'Euro e dello Yuan cinese sono eccessive. L'economia statunitense è molto meno sensibile alle "crisi di sopravvalutazione" rispetto alla maggir parte degli altri paesi.

Per correttezza di informazione, bisognerebbe ricordare che in molti altri casi gli aumenti dei tassi di interesse non hanno sortito gli effetti sperati. Eppure, la stessa storia insegna che un incremento dei tassi in un paese non necessariamente avrà lo stesso effetto in un altro, così come l'aumento di oggi non è detto abbia le stesse conseguenze di quelli di ieri.

Infine, gli analisti di OMFIF chiudono ironicamente la loro analisi sottolineando come l'opposizione di Christine Lagarde del Fondo Monetario Internazionale e di Lawrence Summers, l'ex segretario al Tesoro Americano, dovrebbero essere considerate un motive più che sufficiente per convincere Janet Yellen ad andare avanti senza ulteriori tentennamenti. Una crisi di fiducia innescata da continui cambiamenti di opinioni e posizioni non farebbe altro che rendere i mercati internazionali più instabili e, di conseguenza, meno controllabili.  

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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