La guerra del gas tra Russia e Ucraina: i tre fronti dello scontro
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Economia

La guerra del gas tra Russia e Ucraina: i tre fronti dello scontro

Mosca, Kiev e i rifornimenti all'Europa: così si accende la partita economica più pericolosa dell'est Europa

La guerra del gas fra Russia e Ucraina è arrivata a una nuova fase. Erano mesi che la Russia minacciava di bloccare le erogazioni di gas verso i territori ucraini. Alla fine, tuttavia, nessuno era mai passato dalle parole ai fatti. Negli ultimi giorni, l'escalation. Oggi, il blocco. Fra le 8 e le 9, Gazprom ha chiuso i rubinetti verso l'Ucraina, lasciando passare solo quello verso l'Europa. I fronti per capire come si è arrivati a questo punto sono tre: Ucraina, Russia, Europa. E nessuno è esente da colpe.

I DEBITI UCRAINI
Venerdì scorso, il primo ministro ucraino Arseniy Yatseniuk, si era rivolto alla nazione. "Dobbiamo essere pronti perché lunedì prossimo la Russia taglierà le forniture di gas al nostro Paese", aveva detto. Yatseniuk sapeva del debito da 4,5 miliardi di dollari vantato da Gazprom nei confronti dell'Ucraina. Ma secondo lui le minacce dei russi non riguardavano solo il settore energetico. "Non è solo una questione di gas, è tutto parte del grande piano della Russia per annientare e distruggere l'Ucraina", ha ribadito Yatseniuk. Secondo il capo di governo ucraino, il Paese non è intenzionato a pagare la somma richiesta da Gazprom per due motivi su tutti. In primis perché il prezzo non è stato considerato giusto, in quanto spinto al rialzo dopo le tensioni fra i due Paesi. Secondo, perché le autorità ucraine hanno timore che i 4,5 miliardi di dollari potrebbero servire alla Russia per aumentare il potenziale bellico da usare contro l'Ucraina. Di qui, la decisione di farsi giustizia da sé, non pagando i debiti arretrati.

LA RUSSIA E I PREZZI DEL GASDI GAZPROM
Poi c'è la posizione della Russia. Dal canto suo, Gazprom ha deciso, lo scorso giovedì, di non concedere altro tempo all'Ucraina. "Resta fisso il 16 giugno come termine ultimo per il pagamento della prima tranche da 1,951 miliardi di dollari", ha detto Alexei Miller, amministratore delegato di Gazprom. E poi, il resto entro la fine dell'estate. Le mosse della società russa rientrano nel braccio di ferro che da mesi si stanno protraendo con al centro delle controversie il gas naturale. Infatti, la principale impresa ucraina del settore, Naftogaz, ha oggi comunicato di aver chiamato in causa Gazprom per il rimborso di circa 6 miliardi di dollari in quanto, secondo gli ucraini, i russi hanno gonfiato i prezzi del gas dal 2010 a oggi. Ed è per questo che venerdì scorso Kiev ha detto di voler pagare 326 dollari per ogni 1.000 metri cubi di gas per gli ultimi 18 mesi. In pratica, cento dollari in meno, ogni 1.000 metri cubi, rispetto alla proposta russa, che è già più bassa di cento dollari rispetto al prezzo inizialmente pattuito. È però altrettanto vero che Gazprom ha innalzato i prezzi del gas nello scorso aprile, portandoli da poco meno di 270 dollari ogni 1.000 metri cubi a 485 dollari. Il risultato è che Kiev non solo non ha potuto pagare i debiti, ma ha messo a rischio l'approviggionamento per l'inverno.

LA UE E LA DOMANDA DI GAS
In mezzo c'è l'Unione europa, che si avvale dei gasdotti ucraini per soddisfare il 15% della propria domanda di gas. Il commissario europeo all'Energia Günther Oettinger ha spiegato, di fronte alla stampa, che Gazprom ha rifiutato di accettare la proposta portata avanti da Bruxelles, che prevedeva il pagamento di una tranche da 1 miliardo di dollari ora e poi una dilazione della rimanente somma negli anni a venire. I vertici di Gazprom hanno spiegato di non essere disponibili a trattare su queste basi. Del resto, ricorda il colosso russo, l'Ucraina ha deciso in modo autonomo di acquistare quel gas. La posizione ucraina, invece, parla di ricatto e sabotaggio studiato nei minimi dettagli. Il numero uno di Naftogaz, Andriy Kobolyev, non ha usato mezzi termini: "L'unico gas che passa dalle tubature ucraine è quello diretto in Europa. Ed è vergognoso questo fatto". Kobolyev ha poi ricordato che le riserve del Paese sono composte da 14 miliardi di metri cubi di gas, abbastanza per arrivare fino a dicembre, ma non oltre.
Ora che i gasdotti di Gazprom verso l'Ucraina sono stati serrati, il fronte si sposta verso Bruxelles. L'Ue sta cercando di continuare le trattative fra le parti, ma il dialogo resta difficile. "Nessuno dei due vuole cedere, ma siamo positivi. Una soluzione potrebbe arrivare", spiega una fonte diplomatica tedesca vicina al dossier. Il rischio è che, data la dipendenza energetica europea dalla Russia, i margini operativi siano minori di quanto preventivato. Nuove sanzioni economiche verso Mosca potrebbero inasprire ulteriormente una situazione che è già ora ai limiti dell'esaurimento nervoso. Durante questa settimana ci saranno altri incontri informali nella capitale comunitaria, e nel frattempo entrerà in campo anche il cancelliere tedesco Angela Merkel. Per ora, la situazione resta in stallo.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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