Gas, i rischi per l’Italia dopo l’accordo Russia-Cina
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Gas, i rischi per l’Italia dopo l’accordo Russia-Cina

Il nostro Paese gode di una rete diversificata di gasdotti. Per questo l'orientamento a est della politica energetica russa dovrebbe essere un danno limitato

La Cina e la Russia fanno le cose in grande in tema di gas, e provocano così non pochi timori tra i Paesi europei, importatori principali finora di metano proveniente da Mosca. La preoccupazione diffusa, espressa in maniera esplicita dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, è che la Russia non rispetti gli accordi commerciali sulle forniture di gas fin qui stretti con i partner dell’Unione. Insomma, la paura è che Mosca possa distogliere la propria attenzione dai vecchi clienti europei, per concentrarsi sul nuovo affare che rappresenta la Cina e la sua, per il momento, inarrestabile espansione economica.

GAS, LA RUSSIA NON DIMENTICA L'EUROPA

Preoccupazioni giustificate in parte dai numeri colossali dell’accordo raggiunto tra Mosca e Pechino, che prevede un programma di forniture da parte di Gazprom per trenta anni, di circa 1.140 miliardi di metri cubi di gas, per un giro d’affari pari a circa 400 miliardi di dollari. Il tutto arricchito da investimenti infrastrutturali, per la costruzione di nuovi gasdotti ad hoc, pari a circa 55 miliardi di dollari. Eppure, nonostante queste premesse, in realtà l’Europa, e di conseguenza l’Italia, almeno per il momento, ma anche sul medio periodo, hanno poco da temere da questa apertura ad Est del mercato del gas russo.

A spiegarne le ragioni è Matteo Verda, economista, ricercatore dell’Università di Pavia e dell’Ispi, nonché grande esperto del mercato mondiale del gas . “Il nostro Paese, così come gli altri membri dell’Ue, almeno per i prossimi anni – spiega Verda – possono stare tranquilli in quanto ad approvvigionamenti di gas russo. Le forniture alla Cina arriveranno infatti da giacimenti completamente nuovi che si trovano nella Siberia orientale. Nessuna concorrenza o sovrapposizione dunque con il metano che fluisce verso l’Europa che viene estratto invece da giacimenti situati in Siberia occidentale”. Dunque parliamo di due partite che si giocano su campi diversi.

“Tra l’altro – aggiunge l’economista dell’Università di Pavia – l’accordo prevede forniture da parte di Gazprom per circa 1.140 miliardi di metri cubi, mentre i giacimenti da cui verranno estratti hanno una capacità stimata in 3mila miliardi dimetri cubi. Dunque, quand’anche in un prossimo futuro gli accordi tra Pechino e Mosca dovessero essere rinegoziati e rivisti verso l’alto, la Russia sarebbe in grado di soddisfare, sempre con gli stessi nuovi giacimenti, qualsiasi richiesta aggiuntiva”. Uno scenario che dovrebbe dunque contribuire a rasserenare di molto gli animi di chi già prospettava tagli di forniture e inverni al gelo. Ma se questo non bastasse, a rendere ancora meno problematica la condizione dell’Italia, contribuisce la nostra capacità messa in campo negli anni di diversificare le fonti di approvvigionamento.

SE IL GAS DIVENTA UN'EMERGENZA

La strategia portata avanti in maniera mirata dall’Eni è stata infatti quella di importare gas da più fronti, che vanno dall’Algeria, alla Libia, passando per la Norvegia. “Una scelta oculata – aggiunge Verda – seguita negli ultimi tempi anche da altri operatori. Infatti il gasdotto Tap, dalla cui realizzazione Eni completamente esclusa, arriverà dall’Azerbaijan e dunque porterà in Italia gas che non ha nulla a che fare con quello russo”. Se si aggiunge poi che il nostro Paese può contare anche su tre rigassificatori attivi, tra i quali quello della Olt entrato in funzione a Livorno solo qualche mese fa, il quadro si fa ancora più rassicurante.

QUANDO IL GAS NON E' SOLO RUSSO

Detto ciò però, è anche vero che in ogni caso al momento il metano proveniente da Mosca risulta comunque indispensabile per l’Italia e per l’Europa. “Ma è anche vero il contrario – chiosa Verda -: per i russi infatti l’Italia e più in generale l’Europa, sono considerati clienti affidabili nelle proprie strategie commerciali, anche perché si tratta di un mercato particolarmente stabile e affidabile, fin dagli Anni Settanta”. Dunque, per una semplice quanto evidente convenienza reciproca, i rapporti di fornitura di gas tra Italia, e dunque Europa, e Russia, non  subiranno nessun contraccolpo dall’apertura del nuovo fronte commerciale con la Cina, che per Mosca e Gazprom rappresenta soltanto un nuovo, grande affare.

RIGASSIFICATORI, UN'ANCORA DI SALVATAGGIO

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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