Fiat, ecco il sindacato che difende Marchionne
Economia

Fiat, ecco il sindacato che difende Marchionne

Rocco Palombella della Uilm è convinto che nessuno stabilimento chiuderà. E invece di attaccare l’ad del Lingotto, se la prende con Fiom e governo

Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm, la sigla dei metalmeccanici della Uil, non si può certo dire che non abbia il fegato di navigare controcorrente. E lo dimostra in questo dialogo con Panorama.it nel quale, a sorpresa, si tira fuori dal gioco al massacro contro Sergio Marchionne, le cui parole, dice, sarebbero state strumentalizzate, e decide di replicare punto su punto alle polemiche di questi giorni riguardanti l’addio di Fiat al piano Fabbrica Italia .

E lo fa difendendo innanzitutto a spada tratta le scelte del proprio sindacato, da sempre dialogante con i vertici del Lingotto, e soprattutto attaccando a testa bassa tutti quelli che, secondo lui, praticano lo sport dello sfascismo, primi fra tutti i colleghi sindacalisti della Fiom. Ma ne ha anche per il governo, accusato non di non essere intervenuto sulla Fiat, ma piuttosto di aver aggravato la crisi dei consumi con scelte fiscali scellerate.

Senta Palombella, ma voi, che da sempre avete appoggiato i piani di Marchionne, oggi non vi sentite un po’ traditi?

Noi riteniamo che le scelte fatte dal sindacato, in particolare da noi della Uilm e dalla Cisl, siano state utili ai lavoratori e al Paese. Detto ciò ci tengo subito a precisare che quanto è stato mediaticamente riportato in questi giorni non corrisponde alla verità. Io non ho mai sentito Marchionne affermare che intende disimpegnarsi dall’Italia o che vuole chiudere gli stabilimenti. Si tratta di libere interpretazioni frutto, lo ripeto, di alterazioni mediatiche.

Eppure c’è un comunicato ufficiale di Fiat che parla chiaro, affermando che il piano Fabbrica Italia non esiste più.

Il fatto che nelle attuali condizioni economiche vengano messi in discussione i 20 miliardi di investimenti è l’unica verità. Ma la spiegazione di tutto ciò non è da ricercarsi in strane dietrologie, visto che è la semplice conseguenza della crisi.

In precedenza però c’erano state altrettante chiare parole di Marchionne che aveva parlato della necessità di chiudere uno, se non due, degli attuali stabilimenti...

Era a questo che mi riferivo quando parlavo di strumentalizzazioni. In realtà, Marchionne ha detto più volte che se l’attuale congiuntura negativa dovesse continuare per altri due anni allora si porrebbe il problema serio di una eccedenza produttiva. Ed è chiaro che se si programma di produrre 1,4 milioni di veicoli, e a stento si riesce a realizzarne 400mila, allora bisogna pur prendere dei provvedimenti. Io sfido chiunque a giustificare la presenza degli attuali stabilimenti di fronte a un calo così vertiginoso delle vendite.

Allora la soluzione quale potrebbe essere? Perché ad esempio da tempo non vengono lanciati nuovi modelli?

A parte il fatto che qualche novità sul mercato c’è stata a cominciare dalla Nuova Panda, ma comunque anche questa storia dell’innovazione mi sembra eccessivamente enfatizzata. Mettiamoci in testa che un nuovo modello non può essere un toccasana. Anzi, lanciando una nuova auto si corre il rischio di sprecare ingenti investimenti e di bruciare il nuovo prodotto, visto che magari, con la crisi dilagante, comunque non verrebbe acquistato. E’ questo il nocciolo della questione: la soluzione del problema non può venire da un nuovo modello, ma dalle persone che tornano ad acquistare auto, e questo per il momento non si vede.

Ma i marchi tedeschi continuano a sfornare novità, e per loro le cose sembrano andare bene...

È ridicolo pensare di poter scimmiottare Volkswagen o Bmw, per il semplice fatto che loro operano su fasce di mercato diverse. La Fiat si rivolge a un target di altro tipo, e in questo momento per questi consumatori la crisi è molto più dura.

Non pensa che l'immobilismo del Governo ha contribuito a questa situazione?

Dico che il governo ha in parte determinato e in parte appesantito la crisi, ma non perché non è intervenuta su Marchionne, ma perché aumentando le accise sulla benzina e tassando in maniera scellerata i contribuenti li ha allontanati ancora di più dall’idea di acquistare un’auto nuova. D’altronde, mi spiega che cosa avrebbe il governo da dire alla Fiat, un’azienda che non ha annunciato al momento nessun esubero, mentre sul tavolo del ministro Passera ci sono ben 150 vertenze che prevedono migliaia e migliaia di licenziamenti? Anche questa mi sembra una polemica del tutto fuori luogo.

Ora comunque dovrete pur fare qualcosa. Pensate di tornare a qualche iniziativa comune con la Fiom?

Noi chiederemo alla Fiat di anticipare l’incontro previsto per il 30 ottobre, affinché ci possa essere qualche ulteriore chiarimento. Restiamo però dell’idea che non verrà chiuso nessun altro stabilimento. E se qualcuno si augura ciò, allora non è un vero sindacalista. D’altronde siamo in un Paese in cui è diventato uno sport brindare ogni volta che Marchionne annuncia una possibile chiusura. In questo senso la Fiom è emblematica: non fanno altro che denigrare la Fiat e sperare che davvero si chiuda qualche stabilimento per poter dire che avevano ragione e che hanno vinto la loro battaglia. Non potremo mai andare d’accordo con loro, visto che invece noi ci auguriamo e lotteremo per la continuità produttiva del Lingotto in Italia.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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