La Bce ora è una superbanca: ecco cosa cambia
Economia

La Bce ora è una superbanca: ecco cosa cambia

Da gennaio 2013 la Bce vigilerà sui 6000 istituti europei ossia potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni se non rispetteranno le indicazioni impartite

Il primo mattone dell'Unione bancaria è stato posato. La Bce vigilerà su tutte le banche dell’Eurozona. Dal primo gennaio 2013 Francoforte avrà piena supervisione di qualsiasi istituto di credito europeo. Per il momento questa è solo una proposta della Commissione europea, ma già promette rivoluzione. Permettere a Mario Draghi di monitorare il sistema creditizio da Lisbona a Berlino, da Parigi a Roma, significa riscrivere le regole del gioco.

Togliere sovranità ai singoli Stati membri in nome del progetto di unione bancaria è la nuova partita da affrontare. Non a caso la cancelliera Angela Merkel ha subito avanzato un depotenziamento dell’idea lanciata da Bruxelles. Per gli economisti interpellati da Panorama.it è solo un ulteriore passo obbligato nella storia che porta alla definizione degli Stati Uniti d’Europa.

La Banca centrale europea sarà responsabile per la stabilità finanziaria delle banche dei paesi della zona Euro, mentre l'Autorità bancaria europea dovrà mettere a punto un regolamento che garantisca l'integrità del mercato unico e assicuri coerenza nella supervisione delle banche di tutti i 27 stati membri dell'Ue, inclusi quelli al di fuori dell'Eurozona.

Tradotto in parole semplici, Draghi potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni alle 6 mila banche europee sotto controllo, se non rispetteranno le indicazioni impartite.

Attribuire a Francoforte la vigilanza su tutte le banche dell'Eurozona non sarà però facile perché significa per gli Stati membri del club della moneta fare un passo indietro sul terreno della sovranità creditizia. Non a caso ha già smussato gli angoli della proposta la CancellieraMerkel, cercando di rassicurare i partiti tedeschi che, da sempre, hanno voce in capitolo sulla governance delle banche regionali, quelle Landesbank ancora lontane dalla privatizzazione, nonché le famose casse di risparmio, le Sparkassen. Lì lo spauracchio di dover perdere le numerose tutele pubbliche che furono messe in discussione dall'Antitrust europeo allora guidato da Mario Monti fa, infatti, tremare i polsi ai piani alti di parecchi istituti.

Senza quelle sovvenzioni - è il ragionamento - il gioco diventerebbe nuovamente duro di questi tempi in Germania. Eppure come osserva Raffaele Lener, partner dello studio legale Freshfields, in fin dei conti “il controllo di un organo di vigilanza è un prezzo ragionevole da pagare per l'utilizzo del fondo Salva stati per ricapitalizzare le banche spagnole, ma soprattutto è un altro passo in avanti nel cammino verso un organo regolatore unico europeo”.

Che “questa soluzione non sarebbe per altro che un primo passaggio verso un'ulteriore maggiore integrazione a livello bancario europeo, trasformando la Bce da elemento risolutore di questa crisi a baluardo della stabilità futura”, lo riconosce anche Donatella Principe, responsabile dell'Institutional Business di Schroders Italia. La definisce “una posizione condivisibile, se si considera che difficilmente la crisi delle banche europee potrà esser risolta senza la garanzia europea e un fondo comune d'intervento a sostegno degli istituti in crisi”.

Adesso il negoziato si sposta al Parlamento europeo. Entro fine anno Bruxelles disegnerà altri due pilastri dell’unione bancaria, appunto il sistema di garanzia europeo per i depositi bancari e lo schema unico per la gestione dell'eventuale fallimento di un istituto bancario. La sfida è già accesa, sotto il cielo di Berlino.

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Micaela Osella