Elezioni in Olanda: perché il problema non è l'economia
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Economia

Elezioni in Olanda: perché il problema non è l'economia

Esportazioni e reddito medio crescono, la disoccupazione cala: eppure sui Paesi Bassi aleggia comunque lo spettro del populismo. Domani le elezioni

Anche per l'Olanda è arrivato il momento della resa dei conti. Domani, 15 marzo, i cittadini potranno finalmente esplicitare la propria preferenza politica in una delle elezioni più controverse della storia di questa piccola nazione.

I partiti che si ritrovano a contendersi i 150 seggi del parlamento sono in tutto 28, e sulla base degli ultimi sondaggi almeno sei o sette potrebbero potenzialmente conquistare più del 10 per cento dei voti, portando al consolidamento di una maggioranza molto variegata (e poco stabile).

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Euroscettici vs Conservatori

Il gruppo dei conservatori guidato dall'attuale premier Mark Rutte, al momento in cima ai sondaggi, ha alle calcagna il partito euroscettico guidato da Geert Wilders, una formazione estremista che ha incentrato tutta la campagna elettorale sull'uscita dall'Unione Europea. 

Eppure, per quanto gli euroscettici abbiamo fatto delle opportunità economiche derivanti dall'allontanamento dall'Unione uno dei loro cavalli di battaglia, i dati dimostrano come i problemi dell'Olanda siano tutto fuorché economici.

"Parla la stessa lingua dei sui cittadini", "E' l'unico ad aver trovato il coraggio di ammettere quali sono i problemi del nostro paese", dichiarano i sostenitori di Wilders, e "anche se non ha le competenze per intervenire in tanti settori, di certo metterà al centro delle sue decisioni l'interesse degli olandesi".

Il sostegno per Wilders è cresciuto nonostante i partiti meno estremisti abbiano confermato la loro non disponibilità a sostenere, anche esternamente, un esecutivo populista. Ed é difficile capire perché visto che, sul piano economico, la situazione dell'Olanda è positiva.

Olanda: i numeri del successo economico

L'euroscetticismo che si percepisce in tante altre nazioni, dall'Italia alla Grecia, dalla Francia al Regno Unito, è spesso il frutto di una situazione economica precaria, che i partiti anti-sistema sfruttano per mettere in difficoltà i governi in carica collegandola ai problemi dell'immigrazione e del terrorismo islamico.

In Olanda, invece, nel 2016 l'economia è cresciuta al 2,1 per cento, molto di più rispetto sia alla media europea che ai risultati registrati dagli Stati Uniti. Una crescita, andrebbe sottolineato, legata soprattutto a un'espansione delle esportazioni, che hanno tratto enorme beneficio dall'indebolimento dell'Euro.

Per molti analisti, l'attuale successo dell'Olanda dipende anche dalla serietà e dalla severità con cui l'esecutivo attuale, guidato da Rutte, ha gestito gli anni della crisi finanziaria globale. Vale a dire applicando quelle misure di austerità necessarie per permettere al paese di rimanere a galla, per poi allentarle mano a mano che l'economia nazionale iniziava a dare segnali di ripresa.

Tra il 2005 e il 2013 il reddito medio è passato da poco più di 60 a circa 80mila dollari annuali. Il livello di disuguaglianza dei redditi è tra i più bassi d'Europa, e il tasso di disoccupazione, rimasto fermo per anni al 7,5 per cento, non è ancora tornato ai livelli pre-crisi ma ha cominciato a scendere, soprattutto tra i giovani.

I problemi dell'Olanda

Come sempre succede, le fasce della popolazione che stanno ancora facendo fatica a recuperare sono quelle più povere, e questo le rende più ben disposte a valutare come credibili le ricette miracolose offerte dai populisti. Rutte avrebbe dovuto improntare di più la sua campagna elettorale su tematiche di natura sociale, per fare presa su un elettorato impoverito, confuso e insoddisfatto. Ma sappiamo anche che non sarà distruggendo moschee e cacciando immigrati che Wilders riuscirà ad aiutare gli olandesi delusi. E un governo di minoranza ingovernabile rischia di portare il paese a fare passi indietro anche nei settori in cui si è già ripreso.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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