Elezioni europee: i timori del mondo finanziario
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Elezioni europee: i timori del mondo finanziario

Il risultato era atteso dai mercati e dagli analisti che hanno festeggiato la stabilità e penalizzato l'incertezza. Ora servono idee chiare sulle alleanze per le riforme

Doveva essere la fiera del populismo e così è stato solo a metà. Vittoria schiacciante in Francia, con il Front National, e in Regno Unito, con l'UKIP. Sconfitta netta, invece, per il Movimento 5 Stelle, in Italia. Il peso dell'euroscetticismo nel prossimo Parlamento europeo sarà quindi minore delle attese. Ma non per questo meno rilevante, né da sottovalutare. Anzi. Il timore di un'impasse istituzionale a livello comunitario è quello che prende piede fra gli operatori finanziari. E forse dovrà essere una inconsueta coppia di fatto a evitare la paralisi, quella composta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal cancelliere Angela Merkel.

Un terzo del prossimo emiciclo di Bruxelles sarà in mano a forze critiche dell'euro, dell'eurozona, dell'Europa o che rimpiangono le sovranità nazionali. Ci si attendeva un risultato del genere, con un possibile conseguente stallo istituzionale. A tal punto che Paul Donovan, Global Economist di UBS, ha ironizzato nella sua nota mattutina. "Tutto è andato come ci saremmo attesi, e ora il rischio è che l'Europa ci perda la faccia. Con così pochi votanti (affluenza del 43,09%, ndr) è facile capire cosa potrà pensare un investitore straniero che guarda verso l'Ue".

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Per le banche d'investimento, il pericolo di una paralisi a ogni votazione del parlamento è ben più che una mera ipotesi di studio. E senza un accordo fra Partito Popolare Europeo (PPE) e il Partito Socialista Europeo (PSE) non potrà essere portato avanti il progetto di rinnovamento della zona euro.

La risposta dei mercati non si è fatta attendere. La piazza più vivace è stata Borsa Italiana, che ha aperto la seduta guadagnando circa 3 punti percentuali, sull'onda dell'exploit del Partito Democratico, che ha superato il 40% dei voti ed è de facto la prima forza del PSE all'interno del parlamento europeo. Più deboli invece Parigi e Londra, sull'onda del populismo di FN e UKIP. Il sentimento contro l'Europa è elevato, ma non così come ci si aspettava alla vigilia della tornata elettorale. Secondo Morgan Stanley, l'esito deve essere letto in una doppia maniera. Da un lato, ci sono i movimenti del malcontento dopo 5 anni di crisi che hanno e continuano a criticare l'attuale classe dirigente europea per gli errori nella gestione delle criticità emerse dal 2009 a oggi. "I partiti storici come il PPE e il PSE dovranno rendersi conto che il sentimento euroscettico è nato anche grazie alle loro lacune", hanno scritto gli analisti della banca americana. Sarà fondamentale, anche in ottica futura, dare un segnale netto agli investitori internazionali. Più capacità negoziale delle maggioranze europeiste in un parlamento Ue meno polarizzato e più apertura verso le critiche sono due peculiarità che potranno fare la differenza.

Dall'altro lato, Morgan Stanley però ritiene molto pericoloso l'affermarsi di movimenti così oltranzisti. Nello specifico, nel caso non si riuscisse a uscire dalle sabbie mobili della bassa inflazione nell'eurozona meridionale, la prima conseguenza potrebbe essere un rafforzamento dell'ideologia euroscettica.

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Lo si è visto in Francia. Più la situazione economica interna è difficile, più si apre lo spazio per l'idea che sia tutta colpa di un soggetto terzo, esterno. Ed è proprio questo il messaggio lanciato da Marine Le Pen che ha permesso al Front National di diventare il primo partito transalpino. "Bisogna poi aggiungere il rischio di un rallentamento nel processo di riforma in alcuni Paesi nei quali questo sentimento ha toccato larghi consensi", continuano gli analisti della banca statunitense. Riforme più lente, ovvero meno margini operativi per sfruttare la crescita potenziale dei Paesi ancora in difficoltà.

Dopo lo shock iniziale, gli operatori finanziari hanno iniziato a ragionare su quali potranno essere le strategie adottate da Farage e Le Pen in ambito europeo. Il completamento dell'unione bancaria non è in discussione, dato il peso relativo delle forze euroscettiche che, in caso di allenza tra PPE e PSE, potrebbero mettere in sicurezza il cantiere della nuova eurozona. Ma c'è qualcosa potrà mutare negli equilibri di forza all'interno dell'euro area. La vittoria in Italia del Partito Democratico apre uno spiraglio di accordo fra Roma e Berlino, utile per placare i dubbi degli investitori. Su questo punto, come spiega J.P. Morgan, c'è un clima di attesa. "Non è ancora chiaro in che modo Matteo Renzi vorrà interagire con Angela Merkel, e non è detto che si trovi un accordo finale di cooperazione", spiegano gli strategist di JPM. Se così fosse, la buona performance del PD potrebbe essere stata certamente pirotecnica, ma inutile

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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