Crisi, l’edilizia al tracollo chiama in causa il governo
Economia

Crisi, l’edilizia al tracollo chiama in causa il governo

L’associazione dei costruttori chiede misure come i mutui a tasso zero, sperimentati in Francia, e il finanziamento delle opere da parte della cassa depositi e prestiti, come in Germania

Se si volesse utilizzare un simbolo per indicare quanto grave e profonda sia la crisi che ormai da mesi e mesi attanaglia la nostra economia, non ci sarebbe esempio migliore di quello rappresentato dal settore delle costruzioni. Considerato infatti da sempre un comparto anticiclico, ossia capace di invertire tendenze economiche negative, attualmente l’edilizia segna il sesto anno consecutivo di arretramento.
Addirittura il 2012 fa segnare un -7,6% che ci riporta ai livelli del 2009. Altro che volano dell’economia, le costruzioni in questo momento sono invece uno dei settori che soffre in maniera più pesante la crisi, nonostante i tanti proclami del governo per un suo rilancio. L’Ance, l’associazione che riunisce i costruttori, ha lanciato un vero e proprio allarme in questo senso, corredandolo di numeri che oltre ad avere costantemente il segno meno davanti, sono anche molto spesso a due cifre.

Tutti i numeri del crollo
Si può iniziare ricordando il -17% fatto segnare dalle nuove costruzioni private e il -10% di edilizia pubblica. E si continua con il -40% che si registra nell’ambito più generale delle grandi infrastrutture pubbliche. Il tutto con un livello complessivo di produzione che è sceso a livelli di 40 anni fa. E a pagare le conseguenze ovviamente sono anche gli addetti del settore, che tra l’altro notoriamente conta su un indotto straordinariamente ricco. Sono 360mila le persone rimaste senza lavoro negli ultimi anni, che diventano 550mila se si considera appunto l’indotto. Le ore di cassa integrazione sono passate da 40 milioni a 140 milioni di fine 2012.

LE IDEE DI MONTI PER RILANCIARE LE COSTRUZIONI

Tutti numeri di un vero e proprio tracollo, la cui gravità però viene, secondo l’Ance, troppo spesso sottovalutata. E il confronto, impari, è tutto imperniato sul risalto politico e mediatico che viene dato a vicende come quella dell’Ilva o di Termini Imerese. E allora, per dare l’idea di quello che sta accadendo, l’Ance sfrutta questi casi come termini di paragone e ricorda al governo che i danni generati attualmente dalla crisi dell’edilizia sono paragonabili a 72 Ilva o a 277 Termini Imerese. Una provocazione che punta a mettere in evidenza il fatto che se solo si volesse ci sarebbero contromisure da adottare, anche in tempi brevi.

Soluzioni
Le vie d’uscita che l’Ance indica come prioritarie, non sono nulla di innovativo, anzi fanno riferimento ad esperienze simili già adottate in Francia e Germania e che hanno dato ottimi risultati. I cugini d’Oltralpe hanno puntato tutto sui mutui a tasso zero. A Berlino invece la strada scelta è quella del finanziamento delle opere pubbliche da parte della locale Cassa depositi e prestiti. Due soluzioni talmente efficaci che ad esempio il governo Merkel ha deciso di prorogare il proprio programma di investimenti fino al 2016. In Italia invece, a parte qualche piccolo intervento deciso nelle varie leggi approvate in questi mesi, non si è fatto nulla di davvero risolutivo.

Tra l’altro un ulteriore campo di intervento potrebbe essere quello bancario. Oggi gli istituti di credito, pressati anche essi dalla crisi, raccolgono denaro a breve, 3-5 anni, e lo prestano sempre con gli stessi termini. Ovvio che per chi cerca mutui per la casa di lunga gittata la situazione si è fatta dunque ancora più complicata. L’idea sarebbe allora quella di concedere alle banche la possibilità di emettere bond di lungo periodo. Si otterrebbe così una raccolta molto più consistente, che potrebbe arrivare da fondi pensione o ancora dalla Cassa depositi e prestiti, e per questa via creare gli spazi per concedere mutui di lungo periodo. Soluzioni diverse dunque, che però restano ancora nel cassetto, mentre l’edilizia continua a vedere sempre più rosso.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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