Riforma delle BCC: 6 motivi per cui è positiva
Unica visione, unica vigilanza, procedure accorpate. Premio al merito. Resta la vicinanza al territorio, ma le imprese devono cambiare linguaggio
Siamo a una svolta epocale. L’Italia, paese medievale di dialetti e campanili, sta per vedere attuata una riforma storica, quella del credito cooperativo. Ecco perché questa riforma è non solo un fatto ineluttabile, ma anche positivo. Con una avvertenza: solo per le imprese che capiranno come cambia il mondo bancario.
- LEGGI ANCHE: Cosa dice la riforma delle BCC
- LEGGI ANCHE: Punti di forza e di debolezza
1 - Sviluppo tecnologico
Si dovrebbe dare finalmente avvio ad un sistema informatico uniformato. Questo significherà maggiore rapidità di accesso a dati e informazioni, dalle Alpi alla Sicilia. In luogo di tante teste separate, un solo cervello, elettronico.
2 - La visione
Ma sarà un cervello umano a dare la linea. Le BCC, sino ad oggi raggruppate sotto le rispettive Federazioni Regionali, faranno riferimento ad una nuova unica capogruppo.
3 - La vigilanza
Questo significherà una sola vigilanza. L’Italia dei campanili è stata, per decenni, luogo di amicizie. I lati positivi che ci hanno raccontato per anni erano sintetizzati nella frase “banche vicine al territorio”. I lati negativi nel corollario: “pure troppo”. In alcuni (rari) casi, il credito in Italia ha dimostrato concentrazione di rischio assunto in imprese che vedevano un imprenditore sedere nel cda. Concentrazione di rischio e assorbimento patrimoniale, in alcuni casi – soprattutto nell’immobiliare – troppo spinto. Con una sola vigilanza, non territoriale, questi casi tenderanno a zero.
4 - La procedura
Tutto il nuovo gruppo – che dovrebbe rappresentare il 4° gruppo italiano per dimensione – dovrebbe adottare un sistema uniformato di valutazione del rischio. Si passerà dalla torre di babele ad una sola lingua. Un sistema, più rigoroso e standardizzato, per tutti. Ma quella lingua andrà imparata, oltre che accettata. Chi vorrà continuare a parlare il dialetto, sarà spazzato via. Tradotto, non ci sarà più spazio per logiche localistiche.
5 - La logica
Questo stravolgerà la logica della banca di credito cooperativo? Niente affatto. Il fine rimane invariato: sostenere il territorio. È il modo, che cambia. Sarà premiato il merito creditizio, mantenendo comunque il focus sulla relazione con i clienti. Tradotto, maggiori opportunità per le buone imprese, minori opportunità per le peggiori.
6 - La mission
Ma allora anche le banche di credito cooperativo diventeranno simili ai grandi gruppi bancari? Nemmeno questo. Non cambia la missione, sostenere le piccole e medie imprese. Evolverà il modello decisionale. Un modello basato sia sulla stretta conoscenza del territorio che sulla conoscenza delle variabili universali del credito.
In conclusione, per le imprese sarà un bene o un male? Dipende. Nell’Italia medievale si parlavano i dialetti. Oggi arriva il volgare italiano. È un cambio epocale di linguaggio. Le imprese che si attrezzeranno a comprenderlo e a parlarlo, avranno vita facile e migliori opportunità. Le altre, non riusciranno più a comunicare. Non servirà più, al termine di questa riforma, conoscere solamente le persone. Ma sarà necessario – questo sì – conoscere la nuova lingua.
Per approfondimenti cliccare qui