Le tre inutili mosse di Mario Draghi
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Economia

Le tre inutili mosse di Mario Draghi

La Bce abbasserà ancora i tassi, alzerà il debito pubblico acquistato ogni mese e allungherà il tempo del Qe. L’economia reale non ripartirà, comunque

A giorni, la Bce (Banca Centrale Europea) deve decidere.

Il fatto è che in una economia mondiale interconnessa, che corre alla velocità della luce, le decisioni sono legate tra loro. A pochi giorni, il 15 e il 16 marzo, prenderanno le loro decisioni altre due banche Centrali: la Banca del Giappone (Boj) e la Fed americana.

Possiamo pensare che non si parlino e che non sappiano che le decisioni dell’una avranno effetti sulle economie delle altre? 

Vediamo quali sono i problemi prioritari delle tre economie e le tre decisioni inutili che dovrà prendere il Presidente della Bce, l’italiano Mario Draghi.

Il problema europeo
In Europa
, la Bce ha un problema drammatico: il calo dei prezzi. Al contrario di quanto previsto e programmato, l’inflazione non si è alzata ed è lontanissima dall’obiettivo dichiarato del 2%.

Il problema giapponese
In Giappone,
la Bank of Japan è alle prese con un aumento dello Yen che, ovviamente, penalizza l’export. Esattamente l’opposto di quanto successo lo scorso anno all’euro, che ha incentivato le esportazioni (senza compensare il crollo di domanda interna).

Il problema americano
Negli Stati Uniti, Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, afferma che le incertezze valutarie, specialmente derivanti dalla Cina, potrebbero indurre a cautela, di fatto prendendo una posizione di indecisione tra coloro che vorrebbero una ulteriore stretta monetaria e coloro che sono preoccupati dai danni che questo avrebbe sulle economie emergenti.

Sono buoni, gli statunitensi? No, sanno che il debito dei Paesi emergenti nei loro confronti è contratto in dollari, e sono preoccupati che questi non riescano a rimborsarlo.

Le decisioni di Draghi
In questo scenario paradossale mondiale, Draghi dovrà prendere una decisione. 
Prevedo ne prenderà tre, ovvie.

- La prima: abbasserà ulteriormente i tassi, già negativi, portandoli da -0,3% a -0,4% o forse -0,5%.
- La seconda: alzerà da 60 ad 80 i miliardi di debito pubblico acquistato, al mese.
- La terza: allungherà il tempo della manovra, il QE (Quantitative Easing), in scadenza a settembre.

Farà tutto questo per portare l’inflazione in aumento, fino all’obiettivo del 2%.

E cosa otterrà? Nulla.
Oh, certo, non nego che le sue parole avranno un peso.

Non cambierà l’economia reale
Anzi, prevedo che se prenderà questa decisione i mercati borsistici saranno euforici, mentre se non la prenderà assisteremo a un tonfo delle borse. Ma quel che affermo è che non cambierà di una virgola l’economia reale.

La prima manovra è inutile, perché i tassi negativi saranno un costo per le banche (in quanto saranno costrette a pagare per tenere i depositi presso la BCE). Ma le banche non possono dare denari all’economia reale, sia perché è debole la domanda, sia perché le regole del credito sono immutate e severe. Quindi, le banche alla lunga scaricheranno tali costi su di noi, sui risparmiatori.

La seconda manovra è inutile, perché con quei soldi si comperano titoli del debito pubblico (anzi, ad essere precisi per l’80% li si fa comperare alla Banca d’Italia). Di fatto, si scaricano i debiti in pancia a ogni Stato, spostando il rischio dalle banche private a quelle pubbliche. Si tranquillizzano i mercati. Ma non si mettono soldi a sostegno dell’economia reale, degli investimenti privati.

La terza manovra è parimenti inutile, perché serve solo a comperare il bene più prezioso per un sistema agonizzante: il tempo.

La colpa non è di Draghi, sia ben chiaro. Solo, bisognerebbe dire a chiare lettere che non è compito di una Banca Centrale risollevare l’economia. E l’economia non si risolleva pompando denaro liquido in una cisterna bucata.

L’economia si risolleva abbandonando per sempre quello sciagurato sistema monetarista e neo liberista che ci ha spinti a delegare a terzi il governo dell’economia, togliendolo alla politica, dandolo ai banchieri e mettendoci insieme in assenza di una politica comunitaria comune, sotto l’egida di una moneta senza Stato chiamata euro.

Per approfondimenti, Win the Bank

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Valerio Malvezzi