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Economia

Consumi: perché non ripartono e come fare per rilanciarli

Tra le cause principali il risparmio delle famiglie al lumicino e la disoccupazione giovanile. Il cambio di rotta legato alla ripresa dell’economia

La certificazione del fatto che, nonostante annunci e speranze, la crisi sia ancora lungi dall’essere finita arriva dai dati dell’ultimo rapporto Coop sui consumi. I numeri parlano chiaro: le vendite della grande distribuzione nel 2015 sono calate dell’1,4% mentre quelle dei discount scontano addirittura un -2,6%. Bisogna farsi dunque poche illusioni sulle prospettive economiche dell’Italia, almeno per il futuro a medio-breve termine: finché i consumi non riprenderanno la propria corsa infatti, è difficile immaginare che ci sia la tanto agognata ripresa. Anche perché a determinare la costante contrazione degli acquisti delle famiglie, ci sarebbero fenomeni divenuti ormai quasi strutturali.

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Ad evidenziarli è ancora una volta il documento delle Coop, che elenca una serie di tendenze che nel nostro Paese risultano quanto mai preoccupanti. C’è innanzitutto il drastico calo di redditi e risparmi delle famiglie, ben esemplificati dal fatto che dal 2007 a oggi il tasso di risparmio è calato di circa 3 punti percentuali. Decisamente allarmante, e purtroppo già da qualche tempo, è poi il tasso di disoccupazione giovanile che rimane elevatissimo, e che porta circa un quarto degli under 35a sentirsi praticamente abbandonato ai margini della società. E come se già tutto questo non bastasse ampiamente a spiegare la contrazione dei consumi, c’è da considerare che sempre più negli ultimi anni la ricchezza finanziaria si è andata concentrando nelle tasche degli over 65, che possono contare su portafogli medi pari a 154mila euro contro i 18mila degli under 35.

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Uno scenario indubbiamente fosco, sul quale il governo in primis, ma anche le forze sociali in campo, con in prima fila sindacati e imprese, stanno provando ad agire per invertire un trend che appare altrimenti disastroso. E le ricette proposte per ridare appunto potere d’acquisto alle famiglie e rilanciare per questa via i consumi sono varie e diverse. Da una parte c’è allora il citato fronte sindacale che chiede ad esempio di stanziare fondi maggiori per il rinnovo dei contratti colettivi, per ridare in questo modo potere d’acquisto ai lavoratori e rilanciare per questa via i consumi.

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Dall’altro il governo che, per bocca dello stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, vorrebbe concentrare invece il grosso delle risorse a disposizione, che bisogna sempre sottolineare non sono proprio enormi, per puntare all’abbattimento del carico fiscale, soprattutto per le imprese, e ridare in questo modo impulso alla produzione e quindi all’economia. Perché aziende più in forma, dovrebbe poter significare stipendi più corposi e dunque maggiore potere d’acquisto per i lavoratori. Come si vede percorsi diversi, che promettono tutti però di portare allo stesso risultato. La speranza è che si trovi il giusto compromesso e che venga messo in comune lo sforzo, che tutti i soggetti in campo annunciano di voler fare, per ridare ossigeno a un sistema Paese che rischia altrimenti davvero di sprofondare.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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