Una supermoneta per ridurre il debito
Economia

Una supermoneta per ridurre il debito

Il debito pubblico ci opprime? Poco male, basta piagnistei, mettiamo mano alle presse. Con una o due monete di platino da mille miliardi (un triliardo) di dollari l’una, la paura è passata. E’ la trovata del secolo. Se funziona. E’ …Leggi tutto

Il debito pubblico ci opprime? Poco male, basta piagnistei, mettiamo mano alle presse. Con una o due monete di platino da mille miliardi (un triliardo) di dollari l’una, la paura è passata. E’ la trovata del secolo. Se funziona. E’ nata come provocazione intellettuale, l’ha lanciata Paul Krugman che è un feroce avversario dell’austerità e predica sulle colonne del New York Times che l’ossessione per il debito pubblico porta l’America e il mondo intero nel baratro della grande depressione. Altro che fiscal cliff, questo sì è il vero pericolo. Sembra Renato Brunetta, ma Krugman il Nobel l’ha vinto già. Ebbene, che cos’è la gran figata e perché nessuno ci aveva mai pensato prima?

Il governo americano sta raggiungendo il tetto all’indebitamento fissato in 16,4 triliardi di dollari nell’agosto 2011, con un accordo sul filo di lana tra la Casa Bianca e il Congresso. Adesso deve cominciare una nuova defatigante trattativa, con il rischio che le agenzie di rating declassino ancora i titoli di stato (hanno già perso la tripla A) e la pubblica amministrazione non sia più in grado di pagare stipendi e pensioni ai dipendenti pubblici, gettando l’intero sistema finanziario mondiale di nuovo nel panico. Si è già visto con il fiscal cliff che non tira buona aria nel parlamento degli Stati Uniti. Barack Obama ha appena scelto come nuovo segretario al Tesoro niente meno che il capo del suo staff: Jack Lew, un politico di lunga lena che ha risciacquato i panni a Wall Street, dovrebbe essere un  negoziatore più scafato di Timothy Geithner, uomo prezioso nel salvare le banche, ma fuori dalle parrocchie politiche che si spartiscono il Campidoglio di Washington. Insomma, si prospetta una confusa, lunga e forse fallimentare trattativa.

E allora, i nodi che non si possono sciogliere vanno tagliati. Gli emuli di Alessandro Magno hanno tirato fuori la paradossale proposta. Una scappatoia della legge consiste al Tesoro di stampare monete di platino. E non c’è mai scritto quale deve essere il loro valore. Oggi ne esistono diverse in circolazione, ma hanno un taglio normale: un’oncia cento dollari (come quella nella foto). Perché non possono valere di più, perché non mille miliardi. Funziona, scrive krugman.blogs.nytimes.com. Il Tesoro può offrire la monetona in garanzia alla banca centrale e ottenere l’equivalente in contanti. Con uno (o due) triliardi in più il tetto al debito non è più un problema.

E’ la cornucopia, è come aprire la strada all’inflazione galoppante, dicono i rigoristi. Non è detto perché la Fed potrebbe vendere una parte delle sue attività, arrivate ormai a tre triliardi di dollari, per tenere sotto controllo la quantità di moneta. Il deputato repubblicano Greg Walden sta preparando un emendamento per impedire  l’operazione. Ma anche tra i Democrats l’idea assembra troppo pazza per diventare vera. In Italia esisteva qualcosa di simile fino al 1993: non una moneta di platino, ma un conto corrente aperto dal Tesoro presso la Banca d’Italia, dal quale i ministri potevano attingere i prestiti necessari ad alimentare la spesa pubblica. Si è visto cos’è successo. Anche se bisogna riconoscere che il debito pubblico non è migliorato  quando si è chiuso lo sportello e i governi sono alla mercé dei tassi di interesse internazionali, come dimostra la battaglia dello spread.

Anche gli Stati Uniti hanno raggiunto la quota del 90% del pil oltre la quale si riduce lo sviluppo economico. E Krugman sostiene che l’unico rimedio resta sempre la crescita: se il prodotto lordo aumenta in termini reali oltre il 3 per cento l’anno, allora le entrate fiscali (a parità di aliquote) salgono più delle spese e la spirale si inverte. E’ la tesi che in Italia accomuna Brunetta e Stefano Fassina i quali su questo parlano lo stesso linguaggio. Al contrario di quel che pensa Monti, monetarista moderato, secondo il quale la banca centrale non deve consentire al Tesoro di creare moneta generando inflazione.

Ma, bando alle dispute accademiche. Il problema esiste. L’esperienza storica dimostra che quando si è superata una certa soglia,  i meccanismi principali per ridurre il debito sono due: o creare inflazione o imporre una pesante patrimoniale. Il secondo sistema è politicamente esplosivo. Il primo, se gestito con discrezione, è sempre il più sicuro. Certo, anche lui si mangia i risparmi, ma alla lunga e senza far clamore. Scommettiamo quale prevarrà?

 

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