Cina, ecco come e quanto Pechino investe in Italia
Imagoeconomica
Economia

Cina, ecco come e quanto Pechino investe in Italia

Il Governo ha firmato accordi per 8 miliardi di euro con il Paese che ha già fatto 6 miliardi di investimenti nella nostra Penisola

Da Enel a Agusta Westland, a Intesa Sanpaolo passando per Cassa Depositi e Prestiti e ministero dello Sviluppo economico: il premier italiano Matteo Renzi e quello cinese Li Keqiang hanno siglato in queste ore una serie di accordi commerciali del valore complessivo di circa 8 miliardi di euro. E’ la conferma di quanto l’Italia sia diventata meta prediletta di Pechino per quanto concerne gli investimenti diretti esteri. Negli ultimi anni infatti, secondo una stima effettuata dal Financial Times, in Italia sono piovuti complessivamente circa 6 miliardi di euro di investimenti cinesi, un valore che fa dell’Italia la terza destinazione prediletta dello shopping imprenditoriale cinese, dopo Gran Bretagna e Francia.

Con i cinesi nel capitale Caruso mette il turbo e assume


Le imprese partecipate

Risulta allora quanto mai interessante andare a vedere come si sono distribuiti, geograficamente, ma anche commercialmente, i flussi di investimenti che in questi anni sono giunti da Cina e Hong Kong. Secondo una analisi effettuata dalla Fondazione Italia-Cina sulla base di dati forniti dal Politecnico di Milano, si rileva innanzitutto che a fine 2013 risultano attivi in Italia con almeno un’impresa partecipata 94 gruppi cinesi e 54 gruppi di Hong Kong. Le imprese italiane da essi partecipate sono in tutto 272, di cui 187 partecipate da investitori cinesi e 85 da investitori con sede a Hong Kong. L’occupazione complessiva delle imprese partecipate poi sfiora le 12mila unità con un giro d’affari complessivo pari a circa 5,8 miliardi di euro.

Concentrando un attimo l’attenzione sulle partecipazioni delle sole imprese cinesi, è significativo rilevare come nella grande maggioranza dei casi, l’investitore cinese detenga il controllo dell’impresa italiana partecipata, in misura analoga a quanto avviene per le multinazionali dei Paesi avanzati. Le imprese a controllo cinese sono infatti 173, ovvero oltre il  90% del totale.

Settori interessati

Per quanto concerne invece il punto di vista settoriale, le attività delle imprese italiane a partecipazione cinese appaiono abbastanza diversificate con una ripartizione abbastanza equa tra grandi comparti. Risulta infatti che il 27% opera nel commercio, il 26% in costruzioni e utilities, il 25% in manifattura e il 22% nei servizi. Diverso il discorso se si va a guardare invece l’occupazione creata attraverso le suddette imprese partecipate. In questo caso il settore della manifattura è predominante con ben il 65% di occupati seguito dal commercio con il 19%, dai servizi con l’11% e dalle costruzioni con il 5%.

Vino italiano, perché la revoca dei dazi cinesi non basta


Distribuzione geografica

Un comportamento non dissimile da quello delle altre multinazionali presenti in Italia si ha anche con riferimento alla distribuzione territoriale delle imprese partecipate, concentrate per i tre quarti del totale nelle regioni settentrionali, prima tra tutte la Lombardia, in cui hanno sede ben 70 imprese a capitale cinese, seguita da Veneto (29 imprese), Lazio (22), Piemonte ed Emilia Romagna (13). Quest’ultima risulta invece prima nella graduatoria per numero di dipendenti delle imprese a partecipazione cinese (2.042, contro i 1.983 della Lombardia e gli 866 del Lazio).

Modello di partecipazione

Riguardo alla modalità di ingresso, infine, si rileva come delle 187 imprese a partecipazione cinese censite, 110 siano state oggetto di investimento greenfield: in altri termini, si tratta di imprese create ex novo dall’investitore cinese, eventualmente in partnership con soci italiani. Negli altri 77 casi, l’investimento cinese ha invece avuto luogo tramite l’acquisizione di attività preesistenti. Tra i principali investimenti cinesi greenfield, è il caso di ricordare ad esempio quelli della banca ICBC, che nel 2011 ha aperto una sede in centro a Milano, e del gigante dell’Ict Huawei Technologies. Per quanto riguarda invece le acquisizioni, meritano una citazione ad esempio Fosun International che ha rilevato il 35% di Caruso, l’operatore di private equity Lunar Capital che è entrato con il 20% nella bergamasca Pinco Pallino, e il gruppo Guangdong Dong Fang che ha invece acquisito il 60% della toscana Fosber.

I più letti

avatar-icon

Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

Read More