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Economia

Brexit: così il Regno Unito perde 500 milioni a settimana

L’economia è più debole rispetto a quando sarebbe successo senza il divorzio da Bruxelles

Invece del dividendo da 350 milioni di sterline a settimana promesso dalla campagna Leave nel caso di un addio all’Unione Europea, il Regno Unito deve fare i conti con un esborso da 500 milioni a settimana. Lo rivela il Guardian che cita i risultati di un’analisi condotta dal Centro per le Riforme Europee, una think tank indipendente con sede a Londra. Dai dati emerge che l'economia del Regno Unito è più piccola del 2,5% di quanto sarebbe stata se l’opzione di rimanere si fosse imposta al referendum. Le finanze pubbliche, infatti, hanno subito un esborso da 26 miliardi di sterline l'anno, pari a più della metà del bilancio della difesa che si traduce, appunto, in una penalità da 500 milioni a settimana.

Nuove nuvole all’orizzonte

La notizia emerge in coincidenza con la conferenza dei Tories a Birmingham in cui il premier Theresa May deve difendere la leadership e la soluzione proposta per l’addio a Bruxelles. Sulla psicologia collettiva, però, pesa anche la notizia circolata nelle ultime ore che il capo di una casa automobilistica con sede nel Regno Unito ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, impegnato nel persuadere la compagnia a spostare la produzione in Francia dopo la Brexit. Carolyn Fairbairn, direttore generale della Confederazione dell'industria britannica, ha detto all'Observer che questo sviluppo è un segno del danno che la Gran Bretagna subisce da un accordo sbagliato. Mentre i dubbi sul tipo di accordo rimangono, le aziende spendono decine di milioni di sterline per preparasi a possibili problemi doganali.

Il sondaggio di YouGov

People's Vote, l’organizzazione che chiede un secondo referendum, ha coinvolto mille imprenditori e amministratori delegati in un sondaggio su YouGov. Dall’inchiesta emerge che i Tories, nella gestione dei colloqui Brexit, rischiano di intaccare la loro reputazione pro-business. Il 73% dei rispondenti ritiene, infatti, che la Gran Bretagna stia andando incontro a un cattivo accordo. Nel frattempo, Wellcome Trust, il più importante fondo di ricerca scientifica indipendente, con un budget annuale da un miliardo di sterline destinato alla ricerca medica, lamenta il fatto che l’assenza di un accordo con la Ue lascerebbe un vuoto nell'accesso a finanziamenti, alla regolamentazione e al movimento dei ricercatori. Un danno alla cultura e alle condizioni di lavoro impatterebbe sul supporto finanziario offerto dal fondo.

L’austerity continua

Lo studio del Centro per le Riforme Europee sui costi della Brexit ha esaminato gli effetti fino alla fine di giugno. Per quanto i risultati fossero una stima e, dunque, soggetti a un margine di errore, i ricercatori hanno creato un modello di come sarebbe andata l'economia se il paese avesse votato per rimanere. La stima realizzata in estate suggeriva che l'economia britannica era del 2,1% inferiore a quella che sarebbe stata alla fine del primo trimestre del 2018 se non ci fosse stata la Brexit Il modello, sviluppato e aggiornato per il secondo trimestre del 2018, ha evidenziato un più ampio divario. Se la Gran Bretagna non avesse votato per andarsene, prevedono i ricercatori, il deficit sarebbe sceso allo 0,1% del Pil, pari a due miliardi di dollari. Il che significa che che la manovra di austerità avviata nel 2010 sarebbe quasi completa.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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