Volkswagen: così si diventa leader
Economia

Volkswagen: così si diventa leader

10 milioni di veicoli consegnati nel 2014. Con un obiettivo: macinare utili e distribuire denaro. E una responsabilità: qualità ecologica della produzione

Alla leadership mondiale mancano poche migliaia di vetture. Con più di dieci milioni di veicoli consegnati nel 2014, VW Group si è piazzato appena dietro Toyota. Ma essere leader non significa soltanto vendere di più. Martin Winterkorn, presidente del gruppo, l’ha ripetuto spesso. Anche per evitare sospetti di voler semplicemente conquistare i mercati mondiali. Leader, per Winterkorn significa innazitutto il primo posto nella qualità ecologica degli stabilimenti, negli investimenti, nella ricerca, nella riduzione dell’inquinamento, nella sicurezza. Anche sociale. Per un’azienda come Volkswagen, la responsabilità prima è nei confronti dei collaboratori, 600 mila persone nel mondo.

E anche il 12 marzo, all’annuale conferenza stampa sui risultati di bilancio, oltre i numeri, campeggia lo sfondo politico sociale dell’azienda. Che ci tiene ad una sua diversità. "Quello che stiamo facendo è possibile per il nostro forte team, per il magnifico lavoro di tutti i nostri collaboratori nel mondo", ha sottolineato Winterkorn: "Così è importante per me poter dire un grande grazie a tutta la forza lavoro. La nostra cultura aziendale deve vivere e respirare". Un po’ di retorica, certo, ma anche fatti: per esempio, negli stabilimenti tedeschi, ogni lavoratore riceverà quest’anno un premio di produzione di 5.900 euro.

Ma veniamo agli altri numeri, quelli per il mondo finanziario. Il Gruppo ha chiuso il 2014 con un fatturato di 202,5 miliardi di euro, con un incremento del 2,8 per cento con un risultato operativo di 12.7 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto all’anno precedente. Le consegne di veicoli sono cresciute del 4,2 per cento, per un totale di 10,1 milioni. Dal risultato operativo sono esclusi i proventi ottenuti dalla joint-venture con la cinese Faw, pari a 5.2 miliardi di euro e che saranno, si presume, reinvestiti nel Paese.

Winterkorn ha ricordato ovviamente (nessun costruttore puo’ farne ameno) l’importanza del piano di riduzione di costi fino a 5 miliardi di euro e che gia’ nell’anno corrente dovrà portare benefici per almeno un miliardo di euro.

Per quanto riguarda i programmi futuri, Winterkorn ha individuato due aree fondamentali: la mobilità elettrica e la digitalizzazione dell’auto.
Già oggi VW ha in portafoglio una larga offerta di vetture a zero impatto ambientale: due elettriche pure, la e-Golf e la e-up! oltre a una serie di vetture ibride plug-in, cioè con motori temici ed elettrici e batterie ricaricabili alle prese elettriche. Come la recente Audi A3 e-tron.
Sull’impatto dell’informatica nel mondo dell’auto Winterkorn ha promesso che entro il 2020 tutti I veicoli del gruppo saranno dotati di connessione internet e che il programma dell’auto che guida da sè sta dando ottimi risultati, soprattutto sul piano della ricerca. La prossima generazione della Audi A8, dal 2017, potra’ guidare in totale autonomia fino alla velocità di 60 km/h. Come dire: in città fate a meno dell’autista.
Per quanto riguarda i risultati specifici dei vari marchi del gruppo, Volkswagen Auto ha contribuito con un fatturato di 99.8 miliardi di euro con un piccolo incremento dello 0.4 per cento, dovuto all’impatto negativo nelle vendite causato dalla crisi nel continente sudamericano e alla situazione di regresso della Russia, dove a causa della pesante svalutazione del rublo il mercato auto è crollato del 40 per cento, tanto che i profitti sono scesi da 2,9 miliardi a  2,5 miliardi di euro.

Chi produce, invece, denaro in quantità è Audi: il mercato premium non flette, anzi. Con un fatturato di 53.8 miliardi di euro,  esibisce 5.2 miliardi di profitti, in crescita del 7.8 per cento. Un bel goal finanziario: metà fatturato di VW, il doppio di utili.

Bentley si comporta con dignità in un mercato, quello del superlusso, più difficile e capriccioso di quanto si immagini. Comunque a fronte di un totale ricavi di 1.7 miliardi di euro, porta a casa il 10 per cento secco di margine: 170 milioni di euro.

L’altra gallina dalle uova d’oro del gruppo è Porsche: nonostante i forti investimenti per ridurre la CO2 su vetture così estreme. La Casa di Stoccarda ha fatturato 17,2 miliardi di euro con un margine di 2.7 miliardi.

Più complessa la situazione di Skoda e Seat. La casa Ceca, grazie a nuovi modelli e a un forte piano di ottimizzazione dei costi, presenta un attivo di 812 milioni di euro a fronte di ricavi per 11.8 miliardi. Seat, secondo Winterkorn è sulla strada del risanamento e dello sviluppo. Nel 2014 ha perso ancora (127 milioni di euro), ma poca cosa rispetto a un fatturato in crescita, da 6.9 a 7.7 miliardi di euro.

“Siamo guidati da una visione ampia, affascinante”, ha poi concluso Winterkorn:”vogliamo evolvere da costruttore di auto a fornitore di mobilità globale. Con l’obiettivo di far risparmiare tempo nei trasferimenti, ridurre lo stress, decongestionare il traffico in città e tagliare drasticamente l’inquinamento”. Ma per non sembrare troppo visionario ha sottolineato un altro paio di numeri. La liquidità, arrivata a 17.6 miliardi di euro. E poi il dividendo agli azionisti, aumentato di un bel venti per cento. 4,80 euro per azione ordinaria e 4.86 per le privilegiate. Fanno utili, reinvestono, ma distribuiscono anche. 

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Redazione