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Economia

"Vincenzo, perché vai fuori registro?"

Manuel Grimaldi, presidente di Confitarma, miete record, replica a Onorato sul registro internazionale. La reazione di Federmar/Cisal

Dopo l'uscita di questo articolo sul numero 22 di Panorama, abbiamo ricevuto alcune considerazioni da parte del segretario generale di Federmar/Cisal, Alessandro Apico, che pubblichiamo in fondo, a seguire.

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"Da quando, nel 1998, è stato istituito il Registro Internazionale, la flotta italiana è straordinariamente cresciuta" dice Manuel Grimaldi, 60 anni, il capo di un gruppo armatoriale forte di 120 navi e 10 mila dipendenti, quartier generale a Napoli.

"Allora navigavano navi italiane per 8 milioni di tonnellate e 30 mila uomini, oggi siamo a 16 milioni di tonnellate e oltre 67 mila addetti. Un miracolo, che ha resistito a molti governi, per i frutti oggettivi e preziosi che ha dato" aggiunge, e parla anche da presidente di Confitarma, l'associazione degli imprenditori della navigazione aderente a Confindustria ("che rappresenta il 97 per cento degli armatori italiani" sottolinea) da cui è stato appena riconfermato per un anno nell'incarico.

"Il Registro funziona bene grazie a un concetto chiave" precisa Grimaldi, "che cioè una certa flessibilità operativa, nell'attività internazionale, è necessaria alle flotte per poter crescere. Chi invece opera tra scali tutti italiani non è coinvolto in questa esigenza di flessibilità, perché il concetto stesso di operazione domestica esclude l'altro".

Su questo distinguo, fra traffico domestico e internazionale, un vecchio amico di Grimaldi, oggi in aspra polemica con Confitarma, cioè Vincenzo Onorato, ha sollevato una campagna mediaticopolitica, sostenendo che le agevolazioni previste dalla normativa fiscale italiana a titolo di incentivo per gli armatori che assumono personale nazionale sulle loro navi (che consistono in una tassazione impercettibile) siano sfruttate anche in caso di assunzioni di personale straniero, in particolare extracomunitario, che accetta contratti molto meno costosi, generando così un improprio vantaggio per gli armatori "furbi".

- LEGGI QUI COSA PENSA ONORATO

"Onorato, come bravo operatore domestico, non dovrebbe parlare dell'internazionale. In Italia ci sono grandi operatori che fanno l'internazionale domestico come noi e ne seguono le regole. Lungo queste tratte, possono capitare delle toccate nazionali, per esempio a Civitavecchia o Porto Torres, di navi che lecitamente imbarcano personale straniero" afferma Grimaldi.

"È chiaro che sulle navi in rotta tra Italia e Grecia io ad esempio devo avere anche personale greco, è una misura di sicurezza ineludibile. In cambio di questi stranieri che imbarco su navi in transito anche nei porti italiani, assumo più italiani nell'insieme della mia flotta, per la precisione mille in più del dovuto, d'accordo con i sindacati. Quindi qualunque accusa di vantaggi speculativi è inesistente".

Riepilogando: da una parte, Onorato contesta agli armatori di Confitarma di speculare sugli sgravi fiscali previsti dalla legge a favore delle assunzioni di personale italiano imbarcando extracomunitari, pagati assai meno in virtù di contratti di altre legislazioni; dall'altra, il presidente di Confitarma respinge l'accusa affermando, al contrario, che lui come anche altri se imbarcano stranieri su navi che fanno rotte internazionalidomestiche toccando anche porti italiani, lo fanno per esigenze di sicurezza, applicando le regole, e per sensibilità sociale assumendo in cambio più italiani del dovuto sull'insieme della sua flotta.

In questo quadro di radicale contrasto, un dato sicuramente al riparo dalle polemiche è che il gruppo Grimaldi è un colosso che sviluppa il suo business in larga prevalenza al di fuori dell'Italia. "Abbiamo 120 navi, 150 se condideriamo le 30 della Hellenic Seaways, la prima società di cabotaggio greco di cui controlliamo da pochi mesi il 45 per cento" illustra Manuel Grimaldi.

"Abbiamo oltre 10 mila dipendenti. Sempre in osservanza delle regole delle navi passeggeri, molto stringenti sulle lingue che vanno parlate a bordo per ragioni di sicurezza, dobbiamo imbarcare personale che parli le stesse lingue dei passeggeri: nelle società greche, i greci; in quelle svedesi, gli svedesi; in quelle finlandesi, i finlandesi. Del resto, qualunque armatore straniero voglia operare nel cabotaggio italiano deve imbarcare personale italiano".

Nell'insieme, sulle navi Grimaldi c'è gente di tutto il mondo: nella Finnlines, 2.500 dipendenti di varie nazionalità e lingue europee, con prevalenza finlandese; nella Minoan 800 dipendenti, tutti comunitari e soprattutto greci: "Comunque gli italiani sono molti, circa tremila", precisa Grimaldi, " e oltre il 50 per cento sono comunitari. Certo a Lagos, in un porto che gestiamo, a parte quattro o cinque dirigenti italiani, il personale è nigeriano; in Camerun, cento dipendenti sono camerunesi; a Valan, vicino Goteborg, unico porto privato svedese che gestiamo noi, il personale è locale".

Ma uno dei business principali del gruppo, che lo vede leader in Europa e coleader mondiale, con 50 navi dedicate, è quello del trasporto automobili: "Siamo i primi fornitori della General Motors, della Ford, della Fca ma anche della Caterpillar, della Scania. General Motors ci ha premiati come migliori fornitori per 15 volte di seguito, lo ha voluto ricordare in una cerimonia Mary Barra personalmente. È un premio che onora le aziende anche quando lo ricevono un'unica volta. E su navi Grimaldi viaggiano le Jeep prodotte a Melfi per la Fca e destinate al Nordamerica".

Per la precisione, Grimaldi è primo al mondo per capacità di stiva Ro-Ro, come si dice in gergo, cioè per la possibilità di stivare camion e macchine di movimento terra e altri veicoli. Per il trasporto delle auto nuove è quinto al mondo. Ed è leader nei traghetti in Europa.

Il gruppo, che ha appena ordinato altre 10 car-carrier per far fronte alle nuove commesse, sta ulteriormente crescendo. "Abbiamo archiviato nel 2015 l'annata migliore della nostra storia, con un fatturato di quasi 3 miliardi, un ebitda (risultato operativo, ndr) di 750 milioni di euro e 250 di ammortamenti. E siamo l'unico tra i primi venti gruppi al mondo nello shipping che non ha mai smesso di fare utili durante gli anni della crisi economica. Perché abbiamo sempre avuto una strategia industriale di lungo periodo: con queste multinazionali si fanno contratti decennali che pongono un po' al riparo dalle fluttuazioni".

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Considerazioni sull’intervista al Presidente della Confitarma, Manuel Grimaldi.

Talvolta accade che nel corso di un’intervista qualcuno si lasci trasportare dal proprio impeto e rappresenti situazioni ben al di sopra della realtà e non veritiere.

È il caso del Presidente della Confitarma, Manuel Grimaldi, che in un articolo apparso sul Vostro settimanale ha affermato che oggi gli armatori italiani imbarcano 67.000 lavoratori grazie ai benefici della legge 30/98 istitutiva del Registro Internazionale: secondo tale affermazione risulterebbe quindi che dal 1998 ad oggi l'occupazione marittima sarebbe aumentata di 37.000 unità, tuttavia senza specificare di quale nazionalità.

È un dato totalmente fasullo ed è facile dimostrarlo ricorrendo alle esternazioni ripetutamente effettuate dallo stesso Presidente e dai suoi predecessori nelle varie assemblee confederali e negli incontri con le istituzioni:
 
 - 1998, anno in cui entrava in vigore la legge 30/98,  le navi di armatori italiani erano 1.397 ed impiegavano 24.500 marittimi  (19.200 italiani/comunitari e 5.300 extracomunitari);

 - anno 2002, il Presidente Montanari dichiarava 1.400 navi che impiegavano 27.200 marittimi (19.000 italiani/ comunitari,  cioè 200 in meno dell'anno 1998, e 8.200 extracomunitari, vale a dire 2.900 in più). Quindi con solo 3 navi in più rispetto al 1998, avevano creato ulteriori 2.700 posti di lavoro: bravi;

 - anno 2008, il Presidente Nicola Coccia dichiarava 1.561 navi che impiegavano 34.535 marittimi (21.735 italiani/comunitari, cioè 2.735 in più rispetto all' anno 2002, e 12.800 extra comunitari, cioè 4.600 in più del anno 2002): con 161 navi in più rispetto all’anno 2002 si erano pertanto creati 7.335 posti di lavoro: sempre più bravi;

 - anno 2011, il Presidente Paolo D'Amico dichiarava 1.619 navi che impiegavano 37.930 marittimi (22.740 italiani/comunitari, cioè 1.005 più rispetto al 2008 e 15.190 extracomunitari, cioè un incremento pari a 2.390). Con 58 navi in più del 2008 si erano creati 3.395 posti, ancora in più: bravi;

 - anno 2014, il Presidente Manuel Grimaldi dichiara 1.503 navi e occupazione alle 38.890 unità (23.120 italiani/comunitari, cioè 380 in più, e 15.870 extracomunitari, cioè ulteriori 960). Con meno 116 navi dal 2011 creati 1340 posti: questa sì che è una bella lezione di economia.

Da questa elencazione si ravvisa chiaramente come il Presidente Manuel Grimaldi in due anni con il suo Governance (67.000 meno 38.890) abbia creato 28.110 posti di lavoro! Sarebbe proprio il caso di definirlo un mago.

Il Presidente Grimaldi, insieme ai suoi paladini dei sindacati confederali della marineria, deve spiegare ai marittimi Italiani, alle loro famiglie e al Parlamento come hanno fatto a creare cosi tanta occupazione lasciando senza lavoro più di 30.000 lavoratori marittimi italiani.

La Federmar-Cisal è impegnata e continuerà a farlo affinché i benefici che le varie leggi concedono agli armatori italiani operanti nel cabotaggio nazionale/transnazionale vengano corrisposti unicamente a coloro che impiegano sulle loro navi equipaggi formati da lavoratori Italiani/comunitari.

Un’ultima notazione: la consistenza del personale non comunitario imbarcato sulle navi della flotta nazionale, anche nelle rotte di cabotaggio domestiche, (navi oltre le 100 TSL) è di gran lunga superiore, ben oltre i limiti consentiti dalle vigenti norme e la loro retribuzione è pari a 1/3 rispetto a quella degli italiani e  a quella dichiarata dalla Confitarma.  

Ma di questo nessuno ne parla, nemmeno quei ministeri preposti ad esercitare i dovuti controlli.

Il Segretario Generale
(Alessandro Pico)

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Sergio Luciano