Telecom Italia, la cessione della rete e la strategia del tirare in lungo
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Economia

Telecom Italia, la cessione della rete e la strategia del tirare in lungo

Da una parte l'offerta di Naguib Sawiris. Dall'altra la trattativa con Cassa depositi e prestiti. In mezzo la scelta di chi dovrà gestire la società che entrerà in possesso della rete in rame

C’è una seconda partita, ben più importante della prima, che si sta intrecciando con la clamorosa offerta da 3 miliardi di dollari del magnate egiziano Naguib Sawiris per l’ingresso in Telecom Italia. È quella fra la stessa Telecom e la Cassa depositi e prestiti per lo scorporo della rete. È qui che si decideranno il futuro dell’operatore telefonico e al tempo stesso l’assetto delle telecomunicazioni in Italia. Con ricadute che riguardano tutti i cittadini nella veste di utenti di servizi digitali, che potranno continuare a essere lenti e traballanti come ora, oppure diventare veloci ed efficienti come richiesto dai progetti più innovativi per lo sviluppo del paese.

Una complicata trattativa è in corso da mesi sulle condizioni a cui la rete di rame dell’ex monopolista dovrà essere conferita a un nuovo soggetto (partecipato sia da Telecom che da Cdp), incaricato in una prima fase di gestirla per poi sostituirla progressivamente con la nuova infrastruttura in fibra ottica. Quale prezzo la nuova società dovrebbe pagare per questo a Telecom Italia? E soprattutto, quali poteri spetteranno in essa alla compagnia guidata da Franco Bernabé e Marco Patuano?

Su questi due punti si sta svolgendo un duro braccio di ferro fra le due parti, in funzione del quale l’offerta di Sawiris è arrivata come la manna dal cielo per il vertice di Telecom Italia, che infatti avrebbe colto la palla al balzo per cercare di accrescere il suo potere negoziale nella trattativa. In che modo? Facendo balenare davanti agli occhi della controparte l’eventualità che quei soldi possano emanciparla dal bisogno di ridurre rapidamente il suo pesantissimo debito e dunque rendere meno appetibile la cessione della rete.

La trattativa si sarebbe dunque arenata in un clima di tensione crescente. L’ostacolo più difficile da superare, secondo le indiscrezioni, si starebbe rivelando la scelta dell’amministratore delegato della futura società della rete. Cassa depositi e prestiti ha pensato per quel ruolo all’amministratore delegato del fondo di investimento F2i (insieme alla Cdp nella holding che possiede la milanese Metroweb, proprietaria della principale rete di fibra in Italia) Vito Gamberale . Scelta apparentemente logica, vista la lunga esperienza maturata da quest’ultimo nella storia delle telecomunicazioni italiane (è stato fra i creatori di Tim negli anni ‘90), che tuttavia non tiene conto dei rapporti personali fra gli attori di questa vicenda.

Pare infatti che fra Gamberale e Bernabè non corra buon sangue e che questo abbia determinato un ulteriore irrigidimento di Telecom, già pochissimo propensa a lasciare ad altri il timone della società che avrà in capo la sua rete insieme a una bella fetta dei suoi debiti.

Su questo scoglio rischierebbe di arenarsi oggi la trattativa, come filtrato con una serie di indiscrezioni che non devono aver fatto molto piacere in casa Cdp, dove in questi ultimi mesi si sarebbe fatta strada una lettura più maliziosa di tutta la situazione: ovvero che l’obiettivo di Telecom Italia sia soprattutto quello di prendere tempo, come ha ampiamente mostrato di saper fare negli anni scorsi con le interminabili trattative al tavolo voluto dall’allora ministro Paolo Romani. Secondo l’aureo principio per cui, essendo la rete di rame l’asset fondamentale di Telecom Italia, più tempo dura (posticipando la creazione di quella in fibra, chiunque si proponga di farla) e meglio è.

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Stefano Caviglia