Telecom-3 Italia: chiami l’Italia, risponde uno straniero
Economia

Telecom-3 Italia: chiami l’Italia, risponde uno straniero

Se i cinesi entrassero nella Telecom, tutta la telefonia rischierebbe di finire in mani estere

Ha ragione l’Ubs, che valuta la Telecom Italia 0,45 euro per azione, o la Kepler, che la valuta 1 euro? Da quando il mercato borsistico ha appreso delle possibili nozze tra la 3 Italia, il quarto gestore della telefonia mobile italiana, e il colosso guidato da Franco Bernabè, è come impazzito. Ma al netto della riffa sui valori in gioco, quali sono i veri pro e contro dell’operazione?

Tre i vantaggi più evidenti. La fusione con 3 Italia estrarrebbe Telecom dal vicolo cieco in cui è finita per il combinato disposto degli oneri finanziari connessi agli oltre 28 miliardi di debiti e della diminuita redditività strutturale del business. Fondendosi con la 3 Italia la Telecom acquisisce clienti, infrastrutture, e fatalmente ottiene una tregua nella guerra delle tariffe sul mobile, visto che verrebbe eliminato un concorrente agguerrito proprio sui prezzi. Secondo pro: avere un socio ricco come la Hutchison Whampoa (17 miliardi di dollari di liquidità) è una mano santa per chiunque. Infine, l’operazione comporterebbe la vendita della rete d’accesso per la telefonia fissa dalla Telecom allo Stato (l’infrastruttura non può finire in mani straniere), il che agevolerebbe la concorrenza su questo mercato, restituendo qualche vantaggio anche ai consumatori.

Però così l’Italia si avventurerebbe in terre incognite: sarebbe l’unico grande paese europeo ad avere ceduto a gruppi esteri le principali società telefoniche. Quali garanzie di rispetto delle regole offre poi un gruppo cinese? E la Telecom, per la seconda volta dopo l’acquisizione da parte della Pirelli nel 2001, passerebbe di mano lasciando a bocca asciutta i 500 mila piccoli azionisti, cioè senza offerta pubblica d’aquisto. Unica consolazione per i soci: cedendo la rete la Telecom si libererebbe della golden share che oggi la rende di fatto non contendibile. E dunque le quotazioni di un’azienda con meno debiti e più contendibile non potrebbero che salire.

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Stella Franceschi