Start-up, al via il progetto Italian Business & Investment Initiative Youth
Economia

Start-up, al via il progetto Italian Business & Investment Initiative Youth

Obiettivo: creare una comunità di scambio tra studenti, ricercatori, startupper e giovani professionisti. In Italia e in America. Per dare concretezza alle possibilità di fare impresa

Saranno le start-up il futuro dell’Italia e con loro l'innovazione e la ricerca o il paese si lascerà sfuggire ancora una volta questo treno per la crescita? In questi dodici mesi di Governo Monti l'attenzione alle nuove iniziative imprenditoriali non è certo mancata con le numerose iniziative prese dal Ministero per lo sviluppo economico a questo riguardo. Ma il lavoro è appena iniziato .

E lo sanno bene imprenditori, investitori, venture capitalist che dell'innovazione e delle buone idee di business fanno il loro pane quotidiano. Sono i primi loro a credere che gli under 35 siano ormai in molti settori gli attori chiave di un cambiamento economico che sembra essere l'unico possibile. Quello che punta sulle nuove generazioni.

Qual è il percorso che una start up deve compiere? Come si fa a idearla e  poi a portarla all'estero, in special modo negli Usa dove è più facile  accedere al mercato dei capitali? E magari tornare vincenti in Italia per reinvestire in nuove realtà sul nostro territorio? Il tema è al centro del dibattito politico-economico e trova spazio nel convegno “Creazione si start-up e internazionalizzazione: casi di successo ed opportunità concrete” che si tiene all'Università Bocconi di Milano domani, 15 novembre, in cui viene presentato anche il progetto Italian Business & Investment Initiative Youth, vero e proprio prolungamento di quellaItalian Business & Investment Initiative (IB&II) che da anni ormai crea un ponte tra Italia e Usa per nuovi progetti imprenditoriali. La versione "youth" punta a costituire una vera comunità di scambio composta da studenti, ricercatori, startupper e giovani professionisti.

Non tutti sanno che la filiera presente in Italia permette infatti oggi agli “innovatori” di acquisire la competenza necessaria a “fare impresa” all’estero attraverso i progetti e le opportunità messe in campo da Mind the Bridge e Fullbright Best, due organizzazioni che intercettano le migliori menti italiane e consentono loro di realizzare e gestire una start up nella Silicon Valley e a New York per poi sostenerle nella fase di “accelerazione” una volta tornati in Italia anche grazie all’ausilio di finanziamenti erogati da fondi e banche.

“Per fare impresa e dare avvio ad una start up oggi in Italia non manca nulla. Basta lamentarsi! Non ci sono scuse! Siamo pronti ed attrezzati per seguire i ragazzi dall’ideazione all’exit strategy sul mercato. Dal guizzo imprenditoriale alla realizzazione di un’impresa in grado di fare grandi utili”, spiega Fernando Napolitano, presidente e amministratore delegato di IB&II.

Una tesi sposata anche da Marco Credendino che segue in prima persona la sezione Youth. “L’Italia si trova molto indietro rispetto ad altri paesi soprattutto per quanto riguarda l'internazionalizzazione delle start up. Le idee e i talenti non mancano, ma troppo spesso non si sa come operare e quale via seguire per ottenere i finanziamenti. Ciò che manca è il know how, le competenze e i contatti che possono servire a una azienda appena nata per farsi conoscere dagli investitori e crescere. Per questo occorre avvicinare gli operatori ai giovani e viceversa creando occasioni come quella nata in Bocconi”.

Dove, in effetti, saranno presenti rappresentanti del mondo degli investimenti e delle startup come Claudio Giuliano di Innogest Capital e Cosimo Palmisano di Ecce Inc., ma anche il direttore finanziario di Enel Luigi Ferraris (Enel ha da poco lanciato un progetto che ha l’obiettivo di accelerare start up legate all’energia per poi acquisirle), Gino Nicolais, Presidente del Cnr, Elizabeth Robinson di Fullbright Best e Kyle Scott, Console Generale degli Stati Uniti d'America.

L'obeittivo di questo evento ma la sfida più generale per l'impresa Italia è quello di incrementare l'interazione tra i membri della Venture Community, le istituzioni pubbliche e private, le aziende e gli istituti finanziari. Tentando di superare la concezione sempre e solo negativa del fallimento in fase di start up che in Italia rischia di ostacolare una nuova e possibile “rivoluzione imprenditoriale”.

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Nathania Zevi