Start-up, Israele chiama l’Italia
Economia

Start-up, Israele chiama l’Italia

In progetto una piattaforma per connettere imprese e centri di ricerca dei due Paesi

In tempi di crisi economica internazionale c’è un paese che ha chiuso il 2012 con una crescita del 3,5 per cento e che continua, nonostante tutto, a investire oltre il 4,5 per cento del pil in ricerca e sviluppo. Un miracolo israeliano al centro della serata organizzata giovedì 14 marzo a Roma dal Rotary club del Campidoglio e da Alé&Partners con un ospite d’eccezione, l’ambasciatore dIsraele in Italia Noar Gilon.

Un popolo di quasi 8 milioni di abitanti, in permanente stato di guerra e privo di risorse naturali, diventa il centro propulsore dell’hi-tech, dove investono le principali aziende tecnologiche del mondo. Il più alto numero di aziende nel Nasdaq, dopo gli Usa, e 5 mila start-up che vedono la luce ogni anno, a fronte di sole 700 in tutta Europa. «La necessità è la madre di ogni invenzione» dichiara l’ambasciatore Gilon. «Essere un paese giovane presenta vantaggi e svantaggi. Da una parte abbiamo puntato sulla new economy all’insegna dell’innovazione. Dall’altra, però, non abbiamo quella rete di imprese che connota invece l’Italia».

Da qui l’idea di creare una piattaforma capace di connettere imprese e centri di ricerca di entrambi i paesi. «In questo modo» spiega Gilon «intendiamo intensificare gli scambi tra le due sponde del Mediterraneo per valorizzare al massimo le potenzialità di ciascuno».

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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