I segreti dello sbarco di Fiat a Wall Street
Ansa/ Alessandro Di Marco
Economia

I segreti dello sbarco di Fiat a Wall Street

Lunedì 13 ottobre la Fiat scompare, al suo posto Fca. Ma l'operazione è diversa da una normale Ipo: è in due fasi e riguarda una quota minima del capitale

La quotazione delle azioni Fca lunedì alla borsa di New York non è una quotazione "come le altre". È diversa. E anche più complicata. La prima cosa da sapere è che non verranno vendute "nuove" azioni frutto di un aumento di capitale, (operazione, peraltro, sempre esclusa da Marchionne). E non si tratta nemmeno di titoli provenienti dal tesoretto di azioni proprie in possesso della società. E, soprattutto, non si tratta di azioni che un investitore, ad esempio italiano, possa "prenotare" in banca come avviene di solito quando un'azienda sbarca in borsa. 

Solo lo 0,4% del capitale

Innanzitutto: i titoli che faranno bella mostra di sé sugli schermi dei trader americani saranno solo 6 milioni che sono pari a circa lo 0,4% del capitale. Un’inezia. Da dove vengono quelle azioni? Bisogna fare un passo indietro. Al momento dell'annuncio della quotazione alla borsa di Wall Street un certo numero di azionisti ha deciso di non seguire la società in questa avventura e, facendo valere il diritto di recedere, ha venduto i titoli che aveva in mano. Si tratta complessivamente di 53,9 milioni di azioni che Fiat ha pagato 7,727 euro ciascuna. Oltre a queste la società possiede 34,6 milioni di azioni proprie. In totale, quindi, Fiat siede su un tesoretto di 88,5 milioni di azioni che hanno un valore, molto indicativo, di 650 milioni di euro. Ad andare a Wall Street saranno una piccola parte di quelli che l'azienda ha comprato dagli azionisti che hanno esercitato il diritto di recesso, 6 milioni di titoli, appunto, mentre le altre azioni sono state cancellate come prevede la legge italiana.

Quale prezzo

Questi 6 milioni di azioni, tuttavia, non sono stati “messi in vendita”, ma sono stati offerti agli attuali azionisti del gruppo che hanno avuto l’opportunità di comprare. Sulle circa 60 milioni di azioni offerte ci sono state prenotazioni per 6. Lunedì, al suono della capanella, questi azionisti avranno, ovviamente, la possibilità di vendere i titoli che hanno in mano mentre il mercato avrà la possibilità di comprarli. Il punto d’incontro tra domanda e offerta formerà il prezzo che assume un ruolo particolarmente importante per stabilire non tanto il valore dell’intera società Fca, quanto il valore che il mercato attribuisce alla sola Fiat. Infatti, al momento di acquistare il 41,5% di Chrysler dal fondo sanitario dei sindacati americani Veba, all’inizio del 2014, l'intera società americana è stata valutata 10 miliardi di dollari. Se il valore del titolo dovesse scendere di molto, significherà che il mercato valuta Fiat zero oppure, addirittura, una palla al piede per il colosso oppure, se il prezzo salisse, significherebbe che Fiat, che nel 2013 ha perso 911 milioni di euro, rappresenta comunque un valore.

Solo un primo step

Quello di lunedì è, in ogni caso, solo un primo step, visto che in Borsa arriva appena lo 0,4% del capitale e che il grosso del flottante resta quotato a Milano dove, tra l’altro, lunedì pomeriggio, in contemporanea con New York, scomparirà il titolo Fiat e debutterà il titolo Fca. In realtà, infatti, è previsto che ci sia un secondo step. A fine ottobre, nel corso della sua prima riunione nella nuova sede del gruppo a Londra, il Consiglio d'amministrazione di Fca deciderà se e quante nuove azioni immettere sul mercato. E lo deciderà anche in relazione ai soldi di cui ha bisogno per attuare il piano industriale presentato a maggio a Detroit che prevede investimenti per l'astronomica cifra di 50 miliardi di euro in 5 anni. 

I soldi per gli investimenti, però, non verranno principalmente dalla vendita di azioni ma, a quanto se ne sa, dall'emissione di nuovo debito, ovvero, obbligazioni. La quantità di obbligazioni che verranno emesse sarà decisa, anche quella, a fine mese a Londra.

Le emissioni di titoli

Marchionne ha, comunque, già effettuato due importanti emissioni. La prima a luglio, quando ha emesso debito per 850 milioni di euro a un tasso del 4,75%, e la seconda a settembre, quando ha emesso altri 500 milioni di bond a un tasso del 4,25%. Il totale del valore delle obbligazioni che saranno emesse entro il 2014 dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi, quindi a fine mese potrebbe essere decisa l'emissione di 7-800 milioni di bond. 

In ogni caso di tratta di un costo elevato di finanziamento dovuto al fatto che questi titoli scontano un rating molto negativo sull’affidabilità del debito del gruppo. Tutte le società di rating valutano “junk” (spazzatura) le obbligazioni Fiat e, a meno di risultati straordinari dei nuovi modelli in via di realizzazione e lancio sul mercato, non prevedono di migliorare il loro giudizio dopo la quotazione di lunedì. Lo faranno, probabilmente, solo nel 2016 quando Marchionne, in base agli accordi sottoscritti al momento dell'acquisto della Chrysler, potrà accedere alla liquidità della società americana, pari, a giugno, a 13,3 miliardi di dollari.

 

 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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