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Bryn Lennon/Getty Images Sport
Economia

Pirelli: perché torna in Borsa

Il gruppo si era delistato nel 2015 dopo l'Opa dei cinesi. I pneumatici industriali volano a Shanghai, le gomme auto si quotano a Milano

Pirelli torna a Piazza Affari. Il gruppo della Bicocca era uscito da Borsa Italiana nel 2015, dopo l'Opa lanciata dai cinesi di ChemChina, che avevano sborsato 7 miliardi di euro per aggiudicarselo.

Passati due anni i nuovi padroni hanno deciso di far ricomparire il nome della società sui listini per rientrare nell'investimento. L'Ipo, prevista per il 4 ottobre, non sarà però di tutto il gruppo: in Italia sarà quotata solo la parte "consumer" ossia i pneumatici auto.

Pirelli Industrial vola in Asia

La divisione dedicata alle gomme per i mezzi pesanti (camion, autobus e mezzi agricoli), infatti, lo scorso marzo è stata separata dal gruppo: confluirà in Aeolus Tyre, un'altra controllata di ChemChina, e darà vita a Proeteon, un nuovo gruppo cinese destinato a diventare il quarto operatore globale del settore con una produttività di 18 milioni di pezzi e che sarà quotato invece alla Borsa di Shanghai.

Il completamento dell’operazione è atteso entro fine anno e alla guida del nuovo colosso ci sarà un italiano: Paolo Dal Pino, a.d. dell’ex Pirelli Industrial. Prometeon sarà controllato a quote più o meno paritetiche da Marco Polo (la società lussemburghese partecipata da ChemChina, che già controlla Pirelli), direttamente da ChemChina e dal fondo Cinda (Ministero del Tesoro cinese).

Gomme auto in Italia

La Pirelli quotata a Piazza Affari, invece, sarà rispetto al passato una "pure consumer tyre company", un'azienda focalizzata sui pneumatici auto - hanno generato ricavi per quasi 5 miliardi di euro nel 2016 - e posizionata sui segmenti tecnologicamente più avanzati e ad alta crescita e redditività, come i pneumatici per le auto di lusso e quelli da 18 pollici in su.  

La vendita sul mercato del 40% del capitale servirà in parte a rimborsare il prestito di 1,2 miliardi di euro a Marco Polo, società controllante, da un pool di banche e utilizzato per ridurrre l'indebitamento di Pirelli, che negli scorsi mesi ha rinegoziato il costo del debito residuo di oltre 4 miliardi di euro.

I cinesi a fine operazione scenderanno dal 65 al 45% del capitale. Con le quote vendute sul mercato dovrebbero riuscire anche a ripagare parte del maxi investimento fatto nel 2015 per acquistare Pirelli, che punta nei prossimi anni a una crescita media dei ricavi del 9% con un rapporto tra il risultato operativo e i ricavi del 19,5% a fine 2020.

Ipo a ottobre

Il primo settembre il gruppo ha presentato a Borsa Italiana la domanda di ammissione per quotare le proprie azioni sul MTA. L'Ipo è rivolta sia agli istituzionali sia agli investitori retail e le azioni saranno offerte a un prezzo compreso tra 6,30 e 8,30 euro per azione. Pirelli - si legge in una nota della società - dovrebbe avere un valore di Borsa compreso tra 6,3 e 8,3 miliardi di euro.

A vendere le azioni sarà Marco Polo, la holding che controlla Pirelli, controllata per il 65% da ChemChina, tramite una società lussemburghese (Fourteen Sundew), per il 22,40% da Caminf, la finanziaria che fa capo a Marco Tronchetti Provera e partecipata da UniCredit e Intesa Sanpaolo, e per il 12,60% da Long Term Investments Luxembourg.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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