Boox, l'ecommerce diventa verticale
Economia

Boox, l'ecommerce diventa verticale

Una piattaforma comune e diversi negozi specializzati. È la strategia della nuova società, ispirata a un modello che ha avuto successo con i blog. E che permette di ridurre i costi e aprire velocemente nuove botteghe digitali

Trasferire nelle vendite on line il modello che ha funzionato per i blog: un network di competenze verticali. Nasce con questa idea Boox ecommerce, un acceleratore di botteghe digitali che ha già tre insegne: Tannico , Shoppable , TinyBazar . Chi l’ha pensato è lo stesso imprenditore che quel modello ha sperimentato con i blog: Marco Magnocavallo, quarantenne imprenditore precoce e seriale con manifesta vocazione digitale. Fonda la prima web company nel 1996, fa ecommerce già nel 1999, quindi scopre il mondo dei blogger e crea Blogo che diventa presto un fenomeno finito prima nel mirino di Dada e poi di Populis, che l’ha comprato nel 2011.

Magnocavallo a quel punto si mette a fare il consulente “freemium” (a pagamento per le aziende vere, gratis per le startup), lavora con l’amico Andrea Di Camillo (che tra le altre cose in Banzai aveva partecipato al lancio di Saldi Privati) e il fondo di venture capital Principia, fanno gli angel per alcune startup: in Boox hanno riunito i loro investimenti, una dozzina, tra Italia, Spagna e Stati Uniti, da Cortilia e Iubenda, da MiSiedo a StartupDigest. «C’è un nuovo mercato di piccole e medie acquisizioni e ci sono settori in cui ancora manca l’offerta giusta: questo è il nostro spazio», spiega Magnocavallo, sottolineando la differenza fra Boox (solo quote di minoranza) e il progetto ecommerce (controllo e gestione).

Il modello, si diceva, è quello di Blogo: una piattaforma comune, che si occupa di logistica, marketing e altri servizi generali, e una serie di esperti “verticali”: vino, accessori per la casa, abbigliamento per bambini. “Così si riducono i costi e si possono lanciare nuovi negozi specializzati in tempi rapidi”. Il primo investimento è di 500mila euro e adesso gli sforzi sono concentrati su Tannico, Shoppable e TinyBazar. Per i primi due è previsto uno sviluppo internazionale, il terzo è in “manutenzione” per rivedere l’assortimento degli scaffali. Verso fine anno potrebbero essere aperte due nuove “botteghe” ma in quali settori non è ancora deciso.

«Noi vogliamo puntare su quei settori dove l’Italia è forte ma ha ancora un’offerta commerciale on line arretrata», dice Magnocavalo. «Il vino è uno di questi, così come il design per la casa. Due aree in cui è possibile ottenere buoni risultati anche all’estero». L’ecommerce in Italia è al di sotto di tutte le medie europee: un problema ma anche un’opportunità. “Sì, ci sono ancora resistenze ma le cose stanno cambiando rapidamente. L’arrivo di Amazon ha dato un’accelerazione e nei prossimi tre anni ci sarà una forte accelerazione”, prevede Magnocavallo. “Il vero freno è ancora la scarsa propensione ad avere e a usare le carte di credito. E la persistenza di tanti luoghi comuni”.

Per esempio? “Si dice che gli italiani online comprino solo i marchi noti…Non è vero. Con Tannico siamo partiti con l’idea di allontanarci dal modello “brand noti a prezzi bassi” e di scoprire produttori di qualità ma poco conosciuti. E sta funzionando. I numeri sono superiori alle aspettative: a due mesi dal lancio, abbiamo 100mila iscritti ai tre verticali con vendite di diverse migliaia di pezzi. La gente compra anche prodotti che non conosce di cui però riconosce la qualità”. Ma cerca sempre lo sconto….“Si, ma noi agiamo meno sulla leva del prezzo: facciamo vendite con riduzioni al massimo del 40%, non del 70% come altri siti”. Altro luogo comune: il vino è difficile da far viaggiare. “E’ vero. Ha costi e difficoltà di gestione particolari”, ammette Magnocavallo. “Noi abbiamo già cambiato tre volte tipo di imballaggio e adesso la percentuale di rottura delle bottiglie è molto bassa. E il mercato c’è. Manca solo un operatore forte”. Ed è quello che vuole diventare Boox nei prossimi tre anni, arrivando a 25 milioni di fatturato con i suoi “negozi verticali”.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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