Bauli, dal panettone a Confindustria Verona
Economia

Bauli, dal panettone a Confindustria Verona

L'imprenditore indicato come possibile successore di Andrea Bolla alla guida degli industriali veronesi. A lui si deve il ritorno di Motta in Italia

Una vocina si fa strada nella città di Giulietta. A candidarsi al posto dell’attuale presidente di Confindustria Verona, Andrea Bolla , sarà l’uomo che nel 2009 si è ripreso le aziende italiane vendute dalla Sme del Gruppo Iri ai francesi della Nestlé. Stiamo parlando di Michele Bauli, 43enne vicepresidente della Bauli Spa, l’industria dei panettoni e dei pandori da 410 milioni di fatturato e una media di 1500 dipendenti.

Bauli è l’imprenditore che ha riportato in Italia i marchi Motta e Alemagna. Poi si è comprato Doria rilanciando il marchio dei biscotti “Bucaneve” e infine la Fbf, azienda specializzata nella pasta sfogliata. Bauli parla morbidamente e dolcemente come i suoi pandori. E candidamente come i bucaneve afferma: “Dismissioni di patrimonio pubblico con l’avallo dei territori per ragioni di bilancio? Qui nel Triveneto siamo più abituati a comprare che a vendere. E se esistono aziende di grandi dimensioni come quelle veronesi e nordestine, vuol dire che la nostra esperienza probabilmente ha qualcosa da dire”.

Solo una voce quella della sua candidatura a guidare gli industriali veronesi, di cui è già vicepresidente? Inutile aspettarsi che Bauli confermi. Il fair play lo vieta. Ma sulla vendita di patrimonio pubblico annunciata dal ministro delle Finanze Vittorio Grilli ha già una sua linea “politica” che ricalca quella di Bolla: “Prima di vendere i gioielli di famiglia, si prova sempre prima ad aggiustarli”. Traduzione: meno sprechi e poi ne discutiamo.
Il ricambio ai vertici di Confindustria Verona è previsto a maggio. A gennaio invece, gli industriali eleggeranno il successore di Andrea Tomat, presidente di Lotto e Stonefly. Unico candidato a prendere il suo posto è il vicentino Roberto Zuccato, amministratore delegato di Ares Line Spa e di Ares Engineering. Un fatto interessante.

Da tempo infatti, è in atto nel NordEst e in Veneto in particolare la tendenza a potenziare le eccellenze organizzandosi per poli specializzati a dimensione extraterritoriale e internazionale. Qui Verona rappresenta le grandi multinazionali alimentari, il credito e la finanza. Vicenza l’internazionalizzazione. Treviso l’innovazione e Padova il settore ambientale. Ed è chiaro che forti sinergie tra le aziende più internazionalizzate, il credito e l'innovazione creano la forza per esprimere una politica economica di rilievo.

Per realizzarla meglio, intanto, Verona e Vicenza si “annusano” sulla possibilità di una macroprovincia, diversa da quella ipotizzata dal governo con Rovigo. Il sindaco di Verona Tosi inizia a tessera organizzando servizi municipalizzati comuni. Le due confindustrie di Verona e Vicenza vanno a braccetto in Athesis, la società editoriale che controlla i quotidiani “Il Giornale di Vicenza” e “L’Arena” di Verona. E l’economia scaligera sembra ora preferire il suo Veneto agli ambienti imprenditoriali lombardi.

Potrebbe essere una nemesi. In fondo lo storico panettone Motta di Milano è ancora il più venduto, ma appartiene ormai alla famiglia veronese che fondò la Bauli nel 1922 e che presidia ormai più di un quarto del mercato di Natale e Pasqua in Italia. Le esportazioni? “Abbiamo una joint venture in India che produce snack per il mercato locale” dice Michele Bauli “Ma quanto a esportazioni siamo un po’ “la vergogna” del Triveneto, perché ci fermiamo al 10 per cento”.

Possibile? Bauli non si arrende, nonostante il suo prodotto sia fortemente italiano e tradizionale. “Vendiamo bene in tutta Europa e per un certo tempo abbiamo anche esportato brioches su un’isola nel mezzo dell’Oceano Pacifico perché siamo abituati a competere con mercati più grandi di noi”. Un imprenditore che vive di mercato domestico ma che guarda oltre, in questa fase congiunturale, può avere qualcosa da dire.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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