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Economia

Basilea 3: più tempo alle banche per rispettare gli standard

Gli istituti hanno sei anni per costruire le proprie riserve: così potranno utilizzare parte degli attivi per sostenere imprese e famiglie. La decisione, assieme alla riduzione dello spread, spinge a Piazza Affari i titoli finanziari

Le banche avranno più tempo per costruire le proprie riserve di liquidità e così potranno utilizzare parte degli attivi disponibili per sostenere l'economia reale. Il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, riunitosi domenica alla Banca dei Regolamenti Internazionali, ha deciso di allentare le briglie approvando all’unanimità le revisione degli standard di liquidità (Lcr) che prevede un meccanismo a più scaglioni.

L’obiettivo è dare ossigeno all’economia ed evitare una stretta al credito che potrebbe essere letale in un’Europa che cerca di rialzarsi dalla recessione, mantenendo allo stesso tempo il rigore necessario a prevenire altri crac di istituti in difficoltà.

Le nuove regole per centrare i parametri di liquidità imposti da Basilea 3 (i provvedimenti approvati dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria in conseguenza della crisi dei subprime) entreranno in vigore il primo gennaio 2015, ma con una copertura del 60% delle risorse necessarie a fronteggiare un eventuale periodo di stress sul mercato della raccolta di 30 giorni.

La copertura, poi, salirà gradino dopo gradino al 100%, ma solo fra sei anni: il primo gennaio 2019. Gli istituti di credito, inoltre, potranno includere nel "cuscinetto di liquidità aggiuntiva" chiesta da Basilea 3 - ma solo a certe condizioni - anche azioni e mortgage backed secutirities (i titoli di credito garantiti da un pool di prestiti ipotecari), mentre nella prima versione del pacchetto ciò non era consentito perché i criteri erano più stringenti.

Questo approccio graduale e più flessibile, ha spiegato il comitato in una nota ufficiale, è stato deciso "per assicurare che il Liquid coverage ratio (Lcr) sia introdotto senza creare scossoni all'organizzazione dei sistemi bancari nel finanziamento delle attività economiche".

Del resto da più parti nelle scorse settimane si auspicava l'entrata in vigore progressiva di questi provvedimenti: ciò avrebbe consentito alle banche di finanziare la crescita, anziché accumulare titoli di stato. E comprare debito sovrano è stata l’attività principale degli istituti nostrani nel 2012 invece che prestare denaro a imprese e famiglie.

Si tratta inoltre, ha spiegato il comitato, di un "impegno necessario ad assicurare che le banche abbiano sufficiente liquidità per evitare che le banche centrali diventino il prestatore di prima istanza".

Il via libera a un meccanismo con più step, comunque, era già atteso dai mercati europei che venerdì hanno visto i titoli bancari correre nelle principali borse, soprattutto a Piazza Affari, dove da giorni si scontava anche l’effetto derivante dal calo del differenziale di rendimento tra Btp e Bund italiani.

Una corsa, quella dei titoli finanziari, che ha visto in testa sin dalla scorsa settimana il titolo di Monte Paschi di Siena (in pancia ha 25 miliardi di titoli di Stato italiani con una durata media di 9 anni), che continua a volare in questo avvio di settimana oltre il 9%, poche ore dopo l'apertura degli scambi.

La spinta, questa volta, viene anche da un’intervista dell’a.d. Fabrizio Viola al Messaggero in cui ha assicurato il ritorno a breve all'utile per la banca senese, in modo da ripagare in cash i 3,9 miliardi di Monti – bond ricevuti dallo Stato e non tramite titoli azionari, evitando così la "nazionalizzazione".

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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