Veneto-Banca
ANSA/AP Photo/Antonio Calanni
Economia

Banche venete, cosa rischiano i clienti

Le conseguenze per chi ha conti correnti e bond presso Veneto Banca e la Popolare di Vicenza se la loro crisi non venisse risolta

Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è stato particolarmente rassicurante: “nessun rischio di bail-in”, ha detto riferendosi alla crisi che oggi attanaglia le Banche Venete, cioè la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, due istituti prossimi alla fusione e disperatamente bisognosi di soldi.



Il bail-in, per chi non lo sapesse, è una procedura di risoluzione delle crisi bancarie stabilita dalle regole europee che fanno ricadere i costi del dissesto di un istituto di credito sui clienti-risparmiatori. Ci sarà il bail-in  per le  banche venete? Per Padoan fortunatamente no, poiché entrambe gli istituti hanno liquidità sufficiente per andare avanti e onorare i propri impegni ancora per un bel po'. Tuttavia, non va dimenticato un particolare importante: Veneto Banca e la Popolare di Vicenza hanno comunque la necessità di realizzare presto un mega-aumento di capitale da 6,4 miliardi di euro per coprire le perdite derivanti dalla cessione di una montagna di crediti ormai in sofferenza.

L'aumento di capitale


Poiché nessun privato è disposto a investire i propri soldi in due banche così malmesse, la ricapitalizzazione potrà avvenire soltanto grazie al sostegno dello Stato. Su 6,4 miliardi complessivi, il governo sembra intenzionato a metterne sul piatto quasi 4,8 miliardi, mentre altri 900 milioni arriveranno dal Fondo Atlante (attuale azionista di maggioranza delle Banche Venete). Infine, altri 700 milioni potranno essere rastrellati convertendo in azioni le obbligazioni subordinate dei due istituti. A complicare le cose, però, ci s'è messa negli ultimi mesi l'Unione Europea che ha chiesto all'Italia di ridurre a 3,7 miliardi (1 miliardo in meno del previsto) l'esborso dello Stato, cercando altri capitali privati.


Come già detto, tuttavia, di soggetti privati disposti a sostenere le Banche Venete non se ne vedono  in giro. Si era parlato di possibile un intervento del Fondo Interbancario (Fitd), cioè l'organismo che ha il compito di tutelare i correntisti e che viene finanziato dall'intero sistema creditizio italiano. Tuttavia, ci sono dei big del settore come Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che sono palesemente contrari a quest'ultima ipotesi perché non vogliono tirar fuori più un centesimo (avendo già speso abbastanza per altri salvataggi precedenti).

Le regole europee

Cosa può succedere ora?  Mentre va avanti il confronto sul da farsi tra il governo di Roma e le autorità dell'Unione Europea, è tornata a prender quota l'ipotesi che le due banche venete, non trovando abbastanza soldi per salvarsi, subiscano una procedura di risoluzione. Si tratta di un “salvataggio” pilotato secondo le regole dell'Ue, che prevede diverse possibilità. La prima è la vendita delle attività di entrambe gli istituti a degli acquirenti privati, di cui per il momento non c'è neppure l'ombra. In alternativa, tutti gli asset potrebbero essere trasferiti a una bridge bank, una banca-ponte da risanare e rivendere  sul mercato successivamente. Oppure, come terza alternativa, le attività sane di Veneto Banca e Popolare di Vicenza potrebbero essere separate da quelle in sofferenza, che verrebbero trasferite a una bad bank, una società veicolo da mettere poi in liquidazione.

Lo spettro del bail-in

L'ultima spiaggia è infine il bail-in, una sorta di fallimento-pilotato previsto dalle regole europee che fa appunto ricadere i costi della crisi sui clienti. Se avvenisse il bail-in di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (ipotesi remota), vi sarebbe l'azzeramento del valore delle azioni e la conversione in titoli azionari dei bond subordinati. Se queste misure non fossero sufficienti a risanare i due istituti, per le regole del bail-in ci sarebbe anche l'azzeramento dei bond ordinari e addirittura della liquidità presente sui conti correnti, ma soltanto per la parte di giacenze sopra i 100mila euro. I depositi sotto i 100mila euro, invece, rimarrebbero al sicuro perché garantiti per legge anche in caso di dissesto della  banca.  Controquesto scenario, ovviamente, oggi fanno tutti gli scongiuri e confidano nelle rassicurazioni date da Padoan:  “nessun c'è alcun rischio di bail-in”, parola di ministro.

I più letti

avatar-icon

Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

Read More