Alitalia, parla Andrea Ragnetti: scommettiamo che nel 2014 tornerà al profitto?
Economia

Alitalia, parla Andrea Ragnetti: scommettiamo che nel 2014 tornerà al profitto?

Il numero uno della compagnia aerea parla per la prima volta della sua «mission impossible». Tra la concorrenza che incalza e la crisi che non molla. E del capo della Ryanair, che lo provoca, dice: «È un maleducato, non è credibile».

Se il 23 novembre 1995 un astronauta fosse sceso a Roma con il primo volo Air One da Linate a Fiumicino, non avrebbe certo pensato a un grande passo per l’umanità, ma qualche motivo di soddisfazione l’avrebbe avuto: il biglietto infatti costava 180 mila lire, 70 mila meno dell’Alitalia, fino a quel momento in monopolio. Ma 17 anni dopo siamo tornati al punto di partenza.

A pochi giorni dal 10 ottobre, infatti, nel quartier generale dell’Alitalia si fa il conto alla rovescia: per quella data il tar dirà la sua sulla querelle che oppone l’Antitrust alla compagnia aerea, che è nuovamente in monopolio sulla tratta Milano-Roma e che dovrà (vedremo in che misura) lasciare qualche spazio alla concorrenza.

Andrea Ragnetti, nella sua prima intervista da quando è stato nominato amministratore delegato nel marzo scorso, assicura: «In ogni caso ci adegueremo alle disposizioni, però non bisogna esagerarne le conseguenze, perché per noi ormai la Roma-Milano è una linea importante, ma meno di qualche anno fa. L’Antitrust non vuole prendere in considerazione l’alta velocità ferroviaria, che ci ha fatto molti più danni di un concorrente aereo e altri ne farà, se i tempi di percorrenza scenderanno davvero a due ore e mezzo. Ntv ha addirittura messo la sua pubblicità del treno Italo qui a Fiumicino. E noi non rimarremo con le mani in mano, siamo pronti per le contromisure».

Dottor Ragnetti, i vostri rapporti con l’Antitrust si sono fatti un po’ tesi. Anche sull’ipotesi di acquisizione della Wind Jet, la low cost siciliana che è fallita questa estate e su cui ora si profila un’improbabile intervento della regione con la sua finanziaria, non vi siete certo scambiati delle affettuosità.
La decisione dell’Antitrust sugli spazi che avremmo dovuto cedere alla concorrenza nei voli da e per la Sicilia è arrivata solo il 17 luglio, era veramente tardi per noi, troppo vicino alla stagione estiva, come avevamo detto più volte. E comunque dopo lo stop ai voli ci siamo fatti avanti per riproteggere i passeggeri, cioè per trasportare chi aveva già comprato i biglietti e rischiava di restare a terra. Un’operazione che ci è costata oltre 2 milioni di euro, una bella cifra. Detto questo, non nego che siamo rimasti scottati.

E adesso a Catania rischia di arrivare la Ryanair...
Vedremo. A Catania, ma anche a Palermo, gli aeroporti ci hanno chiesto di intervenire e noi lo abbiamo fatto, potenziando i voli. Meridiana è stata anche più aggressiva di noi.

C’era stato un vostro interessamento anche per la Blue Panorama. Dopo questa vicenda, basta con i tentativi di acquisizione?
Siamo a posto così.

In realtà dovevate essere voi l’oggetto di acquisizione, da parte dell’Air France.
Ho sempre detto che è necessario, anzi indispensabile, fare parte di un gruppo più grande perché la dimensione paga. E l’integrazione con Air France-Klm (il principale azionista con il 25 per cento, ndr) è la più logica, allo stato dei fatti. Ma è molto importante come ci arriveremo. Più saremo solidi maggiore sarà il nostro peso negoziale.

Ecco, parliamo di questo: in quali condizioni ci arriverete?
Se le condizioni fossero state differenti, forse saremmo già qui a discutere dell’aggregazione. Invece la situazione del mercato resta difficile, questa è un’attività che risente subito della congiuntura, prima con chi viaggia per lavoro e in un secondo momento anche con chi lo fa per vacanza, o comunque per spostamenti nel tempo libero. Sul mercato interno si è registrato un calo di passeggeri del 10 per cento.

E quindi il negoziato con l’Air France quando si farà?
Posso dire con certezza che non se ne parlerà nel 2013, come minimo.

C’è il timore che poi i francesi si porteranno a Parigi buona parte del traffico italiano.
Non vedo perché. Ho vissuto anni in Olanda e preso centinaia di voli della Klm, cioè del gruppo Air France-Klm, senza trovare mai alcun segno della presenza francese, se non nell’integrazione della carta di fedeltà. Eppure Amsterdam è vicina a Parigi e il rischio di diluirsi per gli olandesi era davvero grande. Mentre quello di Roma è un terzo hub molto importante per lo sviluppo della nostra alleanza.

Quindi nessuna preoccupazione?
Anzi, il rischio è proprio quello di non riuscire a intercettare i grandi flussi di traffico da paesi come la Cina. Oggi il secondo aeroporto d’Europa per l’arrivo dei turisti cinesi è Francoforte: le sembra normale? E invece Roma diventerebbe un hub europeo serio.

Intanto i conti della compagnia come vanno?
I primi sei mesi dell’anno sono stati difficili e hanno interrotto una progressione positiva. La responsabilità è stata di fattori che non possiamo controllare, come il prezzo del petrolio, che ci hanno portato un aggravio di 100 milioni di euro. Tuttavia nel terzo trimestre il margine operativo dovrebbe essere positivo. Il quarto trimestre poi è una grande sfida, perché per Alitalia è storicamente negativo. Ma sarebbe straordinario fare un piccolo risultato positivo. Lavoro con una squadra eccezionale, piena di entusiasmo. Si merita qualche successo, e se lo merita anche il Paese, visto che ne siamo uno dei simboli più conosciuti nel mondo.

Ma un pensierino anche ai soci non lo fa? Lei ha la compagine azionaria più pazza del mondo, con imprenditori che fanno motorette e grondaie, acciaio e container, e magari qualcuno si domanda se si possono anche guadagnare dei soldi con questo business.
Certo che i profitti si possono fare, altrimenti non sarei qui. Quanto agli azionisti, hanno già sofferto abbastanza. Però, anche se non hanno ancora guadagnato da questa avventura, avranno fatto qualcosa di importante. Hanno preso una cosa morta e adesso ci sono le basi per farne una delle migliori compagnie aeree d’Europa.

Sì, ma i conti?
L’Alitalia non ha mai avuto un margine positivo negli ultimi 15 anni, bruciando, fino al 2008, 5 miliardi di euro. Se ci riusciamo nel 2013, sarà qualcosa di straordinario. E nel 2014 abbiamo l’ambizione di puntare ad avere un vero e proprio utile, fosse anche di un solo milione.

Intanto rischia di cambiare lo scenario. Temete qualche novità dalla discussione sui nuovi equilibri tra Linate e Malpensa?
Siamo quanto meno perplessi. Uccidere Linate sarebbe devastante per i nostri conti. Per fare di Malpensa un hub, ci vuole anche una compagnia che se ne faccia carico, ma se pensano a noi, non possiamo essere sia a Malpensa sia a Fiumicino.

Da Milano a Roma: complici i lavori all’aeroporto di Ciampino, vi ritrovate la Ryanair in casa, qui a Fiumicino.
Le low cost qui non ci devono stare, è evidente. Per noi e per Fiumicino sarebbe una catastrofe che metterebbe a rischio la nostra sopravvivenza e lo sviluppo di un hub strategico. In nessun paese europeo le low cost occupano un hub internazionale.

Intanto la Ryanair cresce e spadroneggia. Ha sbattuto la porta in faccia all’aeroporto di Verona perché non le pagava più 15 euro a passeggero…
Ryanair ha fatto meglio di tutti sui prezzi, riempiendo un vuoto, e di questo le va dato atto. Opera con tutti gli stratagemmi. Ha un sistema di sovvenzioni e aiuti che negozia con enti locali e aeroporti, sui quali abbiamo già fatto sapere che cosa pensiamo. Ma, a parte il prezzo, volare è fatto di molte altre cose: servizio, flessibilità e sicurezza. Noi investiamo molto anche su quelle. E poi…

E poi?
Michael O’Leary (amministratore delegato della Ryanair, ndr) è un maleducato, perché continua a insultare tutti i concorrenti, compresa l’Alitalia. E una compagnia dove ci si comporta così non può essere credibile qualitativamente. Il servizio è educazione e rispetto e in questo l’Alitalia ha fatto passi da gigante. Il consumatore non è stupido, di queste cose si rende conto e prima o poi ti punisce.

In questi mesi ha mai pensato: chi me l’ha fatto fare?
Certo, anche spesso. Ma è normale. Altrimenti che sfida è.

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Martino Cavalli