Agenda Digitale: il significato in Silicon Valley
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Economia

Agenda Digitale: il significato in Silicon Valley

In California la chiamano "Digital Disruption": è il grimaldello per spaccare vecchi modelli di business. In Europa solo uno strumento per ottimizzare i processi

"L’Agenda digitale ? Chiamatela Digital Disruption, sconvolgimento digitale. Aiuterete il pubblico a capire di che si tratta in realtà". Ha freddato il mio entusiasmo un amico californiano cui stavo spiegando le attività europee per l’accelerazione del settore digitale. Digital Venice, l’evento dell’Unione Europea sulla laguna per mettere a fuoco la sfida dell’ICT per il Sistema Europa, ha attirato l’attenzione di molti in Silicon Valley. Il mio interlocutore è andato dritto al punto: agenda digitale fa pensare ad un calendario di Google o ad analogo strumento per sostituire la vecchia agendina cartacea su cui annotavamo i nostri appuntamenti. Conferma Alberto Acito, già amministratore delegato di Blackberry per il Sud Europa: "in Europa continuiamo a pensare che il digitale sia uno strumento di routine per ottimizzare i processi, ridurre i costi, accelerare i tempi; un’azienda si digitalizza se adotta un nuovo sistema informativo che rende le procedure più efficienti". In Silicon Valley, invece, il digitale è il grimaldello per spaccare i vecchi modelli di business, buttare fuori dal mercato le aziende che oggi fanno profitti e rifare tutto da capo. Per questo va preso dannatamente sul serio.

Lo scorso febbraio, in una stanza con una vista sul Bay Bridge ha avuto luogo un incontro un po’ insolito: immaginate il Presidente francese François Hollande, con le maniche di camicia arrotolate, che ascolta il capo Google X, Eric “Astro” Teller – capellone fino alle spalle, nomignolo da veggente, laurea in informatica da Stanford e dottorato in intelligenza artificiale alla Carnegie Mellon University, capo del laboratorio di Google che ha il compito di inventarsi gli oggetti che oggi non conosciamo e domani saranno parte della nostra vita. Teller, racconta il console francese Romain Serman, ha fatto capire un punto molto semplice che pure a noi europei non entra in testa facilmente: grazie a Silicon Valley l’ICT non è più un settore industriale, ma il settore abilitante per tutti gli altri. Chi sta in un mercato e non tiene d’occhio ciò che hanno in testa persone come Teller rischia di trovarsi a spasso, di qui a pochi anni, senza averne capito il perchè. Hollande si è appassionato a questo ragionamento ed ha promesso il massimo appoggio al French Technology Hub , la nuova piattaforma che i francesi hanno costruito a San Francisco per collegare il loro sistema produttivo con Silicon Valley.

 

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Larry Downes e Paul Nunes la chiamano "Big Bang Disruption" in un libro uscito quest’anno . Pensate solo a quello che Airbnb ha combinato ai proprietari di alberghi e Uber ha fatto ai taxisti. Immaginate i dolori che la Google Car procurerà agli attuali produttori di auto – o meglio ancora: cerchiamo di identificare le vulnerabilità del nostro sistema manifatturiero rispetto alle nuove forme di digital distruption e aiutiamo le nostre aziende ad investire in maniera mirata sull’innovazione tecnologica: non solo per ridurre i costi, per l’appunto, ma per reinventarsi in tempo.

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Mauro Battocchi

Sono console italiano a San Francisco. Ho alle spalle il servizio diplomatico in Germania e Israele per promuovere le nostre imprese. Ho lavorato per un periodo anche in azienda, in Enel. Il mio blog "San Francisco chiama Italia" racconta di una città che estende ogni giorno la frontiera del possibile; che disegna il modo di vivere globale con le sue battaglie di libertà e con l’innovazione tecnologica. La città e il nostro Paese hanno un rapporto che risale alla corsa all’oro di metà Ottocento. Oggi è quanto mai importante per il nostro futuro.

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