Trento Film Festival: 7 cose da sapere
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Trento Film Festival: 7 cose da sapere

Fino al 10 maggio la 63esima edizione della più importante kermesse europea dedicata alle terre alte. Con attenzione al Nepal

Quando nasce

1965: Walter Bonatti al ritorno dalla prima solitaria invernale alla parete nord del Cervino.

Archivio fotografico Museo Nazionale della Montagna di Torino.

“La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti”. Così diceva Guido Rey, uno dei pionieri dell’alpinismo italiano, nipote di Quintino Sella. Ed è probabilmente sulla base di questo concetto che è nata l’idea del Trento film festival (Tff), iniziato il 2 maggio e che accompagnerà i fan delle terre alte fino al 10 maggio. Una kermesse anomala, non urlata e più nascosta, quasi intima, nel panorama nazionale, ma che ogni anno, dal 1952, fa rivivere le avventure degli alpinisti del passato e fa luce sulle imprese di quelli contemporanei. Lontano dai rumori delle metropoli, vicino alle vette alpine, himalayane e di mezzo mondo, il Tff è un’eccellenza tutta italiana che continua a crescere. 

I film

Il richiamo delle terre alte è forte. Che si tratti di rivedere luoghi dove si è stati o che si tratti di sognare a occhi aperti, poco cambia. Il valore aggiunto del festival sono i film e la rappresentazione scenica delle imprese degli alpinisti antichi e moderni. Ed è per questo che fin dalle prime proiezioni le code non sono mancate nei cinema di Trento. Due le chicche: l’anteprima italiana di Forza Maggiore di Ruben Östlund e Valley Uprising di Nick Rosen. Senza dimenticare le sezioni specifiche, dieci, suddivise per area tematica. Si va quindi da Orizzonti Vicini, focalizzato sul territorio trentino, ad Alp&ism, dedicata alle pellicole a carattere più sportivo, come “Kunyang Chhish East - First Ascent”, a cura di Matteo Vettorel, Milena Holzknecht e Alessandro Bandinelli, che racconta l’esperienza su una vetta ancora inesplorata alta 7.400 da parte di Hansjörg Auer, Matthias Auer e Simon Anthamatten. Perché è vero che le cime più alte sono state già conquistate, ma per motivi geopolitici o sociali non è ancora stato possibile scalare alcune vette, come in Cina, Iran, Georgia e Armenia.

I più piccoli

L’attenzione verso i più piccoli non manca. È stata messa in atto una collaborazione con Fondazione Cineteca Italiana per creare il “TFF Kids. Grandi avventure, giovani spettatori”, il quale si propone di far scoprire la montagna e la natura agli alunni di scuole elementari e medie. Un modo per tramandare valori e idee verso le nuove generazioni. 

I libri

“Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne”. È una frase di Immanuel Kant quella scelta per rappresentare la parte letteraria del Tff. Insieme alle pellicole cinematografiche, i libri. Sì, perché il Tff significa anche questo. Nello specifico, la kermesse MontagnaLibri, nata nel 1956, è la maggiore rassegna mondiale del genere, senza eguali. Più di mille libri, per circa 400 editori presenti e una trentina di Paesi rappresentati, MontagnaLibri offre la possibilità di conoscere a 360 gradi le terre alte. Dalla A di acclimatamento alla Z di Zermatt, cioè l’altra capitale del Cervino insieme a Cervinia, è possibile imparare quanto più possibile sulla montagna. A detta degli organizzatori la risposta dei ragazzi, soprattutto, è quantomai positiva per il futuro. Passeggiando per Piazza Fiera a Trento è facile imbattersi in giovani che leggono le avventure di Cesare Maestri sulla “Via del compressore” sul Cerro Torre, replicata in libera da David Lama, o quelle di Walter Bonatti sul K2, da sempre considerata la montagna degli italiani. Storie passate, ma ancora attuali, che narrano di un alpinismo lontano da quello di oggi, troppo spesso fagocitato dagli sponsor.

Il concorso

Tuttavia, il festival è prima di tutto un concorso. Fra le storie raccontate dai 26 film in gara c’è la voglia di avventura sostenibile, lontana dalla frenesia della città e immersa in una dimensione capace di essere meno invasiva che nel passato, anche recente. E quindi, spiegano gli organizzatori, si va “dal dietro le quinte di una controversa spedizione commerciale in Himalaya alla malattia neurodegenerativa di uno dei più grandi scalatori del mondo; dalla storia damore tra due alpinisti che ha fatto commuovere il mondo alla costruzione della stazione montana più alta e ecosostenibile del pianeta; dalla vita a contatto con gli orsi di un uomo anziano in Alaska alle scalate sul Monte Bianco e Gran Sasso; dalle montagne inviolate dellIndia alla battaglia degli Stati Uniti contro le dighe per salvaguardare la natura”. In altre parole, chiunque ami la montagna difficilmente non troverà il suo film preferito.

La montagna simbolo

In ogni caso, è una montagna dei nostri versanti a essere la protagonista di fondo di tutto il Trento film festival. Infatti, il momento più alto si raggiunge quando Reinhold Messner, incontrastato re delle scalate himalayane e Hervè Barmasse, la più emblematica guida alpina del Cervino, parleranno proprio del monte simbolo per Barmasse, complici i 150 anni dalla prima ascesa. Sia a Cervinia sia a Zermatt sono già iniziati i festeggiamenti, che raggiungeranno l’apice il 14 luglio, data precisa dell’anniversario. La montagna fragile dalla forma perfetta continua a vivere anche dopo l’avventura del 1865 della cordata guidata da Edward Whymper, che per primo mise la piccozza sulla cima della Grande Becca, come è ancora chiamato il Cervino dai locali.

Il dramma del Nepal

La parete di una casa distrutta a Bhaktabur, cvicino a Kathmandu, Nepal, 28 aprile 2015. EPA/SEDAT SUNA

Una particolare attenzione del Trento Film Festival è stata data al Nepal, dato che pochi giorni prima dell’inizio della kermesse è avvenuto il sisma che ha provocato più di 7.500 morti. “Abbiamo deciso di destinare un euro di ogni entrata alle nostre manifestazioni a un fondo specifico, che riguarderà le iniziative necessarie per la ricostruzione del Nepal distrutto”, ha spiegato Roberto de Martin, presidente del Tff. E il caso ha voluto che il Paese considerato “ospite” del festival sia l’India, colpita anche lei dalla devastazione del sisma del 25 aprile scorso.  Sarà la ricostruzione in Nepal uno dei temi principali del forum di alpinisti, provenienti da tutto il mondo, “Quo CLIMBis?” ideato da Messner e ospitato nel suo museo di Castel Firmiano a Bolzano. Perché esplorare significa anche aiutare chi si incontra sul proprio cammino e non dimenticare. 

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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