Stephen King: come ho scritto "Carrie"
Metro-Goldwyn-Mayer/Screen Gems/Misher Films
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Stephen King: come ho scritto "Carrie"

Il maestro dell'orrore racconta la genesi del suo primo romanzo, pubblicato quarant’anni fa

Il 5 aprile 1974 faceva la sua comparsa sugli scaffali delle librerie americane Carrie , opera d’esordio di Stephen King. Il romanzo, di cui sono stati realizzati numerosi adattamenti per il cinema e la televisione, è ormai diventato un cult e per questo merita di essere celebrato nel quarantesimo anniversario della sua pubblicazione.

King in persona ha raccontato la genesi della sua opera in uno dei capitoli del saggio On Writing – Autobiografia di un mestiere , edito in Italia da Sperling e Kupfer. L’idea per la stesura di Carrie venne al maestro dell’horror in seguito a una curiosa associazione mentale tra due ricordi rimasti a lungo sepolti nel suo subconscio.

In primo luogo, King accostò l’immagine delle docce degli spogliatoi femminili del suo liceo con l’inquietante scena di una ragazza presa in giro da alcune coetanee. Qualche tempo dopo riaffiorò in lui anche il ricordo di una lettura riguardante la telecinesi. La scintilla dell’ispirazione non tardò a illuminare la mente dello scrittore: “Due pensieri non collegati tra di loro, il bullismo degli adolescenti e la telecinesi, mi si presentarono insieme…e mi venne l’idea”.

Lo scrittore americano ricorse ai propri ricordi anche per la caratterizzazione dei personaggi principali, ripresi da alcuni “fantasmi” del suo vissuto infantile e adolescenziale: per la protagonista, ad esempio, si ispirò a una compagna di classe delle elementari, descritta come "il classico bambino lasciato sempre senza sedia nell’aula di musica, e che finisce spesso per ritrovarsi appiccicato addosso un cartello con su scritto 'colpiscimi forte'".

Sulla base di queste suggestioni, King scrisse di getto le prime tre pagine del racconto, salvo poi cestinarle senza farsi troppi scrupoli. La prima stesura di Carrie scampò alla distruzione per merito della moglie, la quale raccolse per caso quei fogli appallottolati. L’idea di un’adolescente perseguitata dalle compagne di classe che utilizza la telecinesi per vendicarsi le era piaciuta molto: suo marito fu costretto a terminare il romanzo, lo fece pubblicare e divenne quello scrittore straordinario che tutti conosciamo.

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Filippo Ferrari