"Stanley Kubrick e me": trent'anni accanto a lui
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"Stanley Kubrick e me": trent'anni accanto a lui

Emilio D'Alessandro racconta la sua esperienza trentennale come assistente del regista, con rivelazioni ed episodi inediti anche sulla vita privata del suo datore di lavoro

Si chiama Emilio D'Alessandro ed è un italiano che nel 1960 si trasferisce in Inghilterra a cercare lavoro. Lo trova ma non sa che quell'incontro, quasi occasionale, con un certo Mister Kubrick rivoluzionerà la sua esistenza. Il regista lo assume come autista, ma subito si rende conto della personalità e delle doti del giovane, superiori a quelle di un semplice conducente d'auto. Dopo più di trent'anni di sodalizio, Emilio D'Alessandro affida a un libro ricordi, curiosità, episodi a cui ha asssitito personalmente sui set dei film del regista del quale ci racconta anche la personalità e i comportamenti familiari, nascosti gelosamente ai mass media. Il titolo del libro è Stanley Kubrick e me. Trent'anni con lui . Sottotitolo: Rivelazioni e cronache inedite dell'assistente personale di un genio (Edizioni Il Saggiatore).

Il libro inizia con il semplice rapporto di lavoro tra Kubrick e il giovane autista. Si conclude con un forte sentimento di amicizia e di fiducia reciproca creato dalla quotidianeità condivisa in tre decenni di vita insieme. D'Alessandro, infatti, con il tempo è divenuto l'alter ego di Kubrick, trasformandosi da semplice autista in assistente personale e aiutandolo con la sua "italianità" ad affrontare i momenti più pesanti del lavoro e della vita.

Candia McWilliam, scrittrice e sceneggiatrice di Eyes Wide Shut, nel libro parla di D'Alessandro come un signore rassicurante e gentile, in grado di riconoscere subito gli eventi importanti da quelli banali e di dare a ogni cosa la giusta importanza. Ian Watson, scrittore e sceneggiatore di A.I. commenta: "Emilio è stato per me un compagno, una guida, un filosofo e un amico. Sul set preparato per il film abbiamo trascorso nove mesi di vera follia. Non ne sarei uscito sano di mente senza di lui". Julian Senior, dirigente pubblicità e marketing della Warner Bross, è convinto che D'Alessandro con la sua semplicità e fedeltà abbia alleggerito la mente di Kubrick da molti fardelli.

Le molteplici prefazioni introduttive contengono i ricordi di molte star, tra cui Ryan O' Neal che dice: "Caro Emilio tremo ancora quando penso a come guidavi". Milena Canonero, costumista italiana di capolavori tra cui Arancia meccanica e Shining, svela il suo entusiasmo quando seppe che Kubrick aveva assunto un connazionale per un lavoro che si sarebbe presto esteso al di là del solito convenzionale ruolo di autista.

I capitoli dedicati al rapporto tra D'Alessandro e Kubrick sono i più emotivamente intensi. L'autore, che si è fatto aiutare nella scrittura da Filippo Ulivieri, ricorda la prima volta che incontrò Kubrick: "era un signore sulla quarantina, poco più alto di me, con una bella barba riccia e nera. Mi sembrò Fidel Castro. E mi chiese di fargli da autista". D'Alessandro, prima di conoscere Kubrick, era stato pilota di Formula Ford e dopo autista di molti divi hollywoodiani, tra cui Johm Wayne che gli aveva chiesto di lavorare in esclusiva per lui come attore. D'Alessandro evoca la delicatezza di Kubrick, i suoi lunghi silenzi nella fase iniziale del loro rapporto di lavoro,  la preferenza a viaggiare nella sua Ford, vecchia di tre anni, piuttosto che nella Mercedes fiammante che possedeva.

Poi ricorda la moglie del regista Christiane, pittrice che dipingeva piante e fiori coltivati nella serra circostante la casa e le confidenze che la donna gli aveva fatto sulla sua infanzia in Germania dove era nata e vissuta fino al matrimonio. Non trascura neppure gli animali dei Kubrick, i cani e i gatti che vivevano con la famiglia. Ricorda il consiglio che gli dette Andros Epaminondas, allora braccio destro di Kubrick: "non ti far vedere mai senza far nulla, Stanley ti guarda sempre anche quando sembra che non ci sia, è una specie di Padreterno".

Letto il primo dei diciassette capitoli, dal titolo Piacere sono Stanley Kubrick, si passa  agli altri che raccontano la quotidianità professionale e personale del regista e tutto ciò che Emilio ha visto sui set dei film. Molto spazio è dedicato a Barry Lyndon, un'intera sezione a Eyes Wide Shut, con il minuzioso racconto di tutto quanto facevano dietro le quinte gli attori protagonisti e non. Così veniamo a conoscenza dell'intraprendenza di Jack Nicholson e delle continue crisi di Shelley Duvall, stremata dalle infinite ripetizoni di alcune scene di Shining, e la dedizione di Tom Cruise e Nicole Kidman per la realizzazione del difficile progetto di Eyes Wide Shut.

Infine viene raccontato il desiderio di D'Alessandro di voler tornare nel suo paese d'origine. L'autore svela di aver avvertito Kubrick della sua decisione con tre anni di anticipo. Ma non fu così facile partire perché il regista aveva troppo bisogno del suo factotum. Come andò a finire, lo si saprà solo leggendo.

Stanley Kubrick e me. Trent'anni accanto a lui
Emilio D'Alessandro
Edizioni Il Saggiatore, 17 Euro

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Marida Caterini.