La vita che fanno le porno scrittrici
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La vita che fanno le porno scrittrici

Li scrivono nei weekend sedute su un sofà di casa come normali madri, sotto lo sguardo divertito dei figli e quello compiaciuto dei mariti. E pazienza se nessuno di loro eguaglierà il fenomeno della E. L. James che con le sue Cinquanta sfumature ha irritato i benpensanti, titillato le fantasie delle donne e fatto esplodere la passione per un genere che sta a metà tra i vecchi Harmony e l’erotico

Scrittrici? No, semmai mommy porn (romanzi erotici per signore). Sono le piccole James inglesi che del genere ne hanno fatto un mestiere, aiutate dalla velocità dell’ebook e da una lingua, l’inglese, accessibile a un vasto pubblico di lettori. Una grafomania che da anni ha coinvolto le casalinghe britanniche. Ecco tre casi che potremmo già definire dei classici del genere. Attenzione, per scrivere non serve avere la prosa di Henry Miller, né una vita sessuale spericolata.

Claire Siemaszkiewicz
Un affare di famiglia
Con il marito Marek di 39 anni, Claire Siemaszkiewicz ha aperto una casa editrice di narrativa rosa a Lincoln, nella regione inglese dell’East Midland: la Total-E-Bund pubblica, rigorosamente online, una collana di successo, la Clandestine Classics, che ripropone alcuni grandi classici del calibro di Jayne Eyre e Orgoglio e pregiudizio, arricchendoli con qualche scena che vivacizza la lettura. Ma esiste una corrispondenza tra quello che si pratica e quello che si scrive? "La gente crede che io e mio marito a letto facciamo fuoco e fiamme". "Sarebbe bello" risponde Claire "ma, in realtà, io e mio marito siamo troppo occupati per farlo". Era iniziata come una scommessa dopo la fine del primo matrimonio, in seguito è diventato un impegno a tempo pieno. "Ho capito che gli ebook sarebbero stati il futuro dell’editoria e i romanzi rosa una nicchia inesplorata". E pensare che le banche non volevano saperne di quella che consideravano pornografia. "Adesso siamo un’azienda internazionale" risponde Claire. Che ammette un’unica attenzione, quella di non fare leggere alla figlia tredicenne qualcosa di troppo scurrile.

Sarah Masters
Dall’horror all’eros
Come ripiego è nata pure la passione di Sarah Masters per il romanzo erotico. A 39 anni, con cinque figli di età comprese tra i 9 e i 21, è già nonna di un nipotino. "Ho fatto la bambinaia, la chef, ma ho sempre scritto" conferma Sarah, che vive vicino a Oxford. Con un divorzio alle spalle, è stato il nuovo compagno a convincerla a scrivere a tempo pieno. Prima infatti si cimentava in romanzi horror, poi un editore gli suggerì: "Se vuole guadagnare, si metta a scrivere letteratura erotica". Al solo ricordo arrossisce ancora: "Ogni volta che scrivevo una parola volgare mi scappava da ridere. Oggi cerco di usare sinonimi per non utilizzare la parola pene. Esempio? La parola virilità è molto più adatta nei racconti a sfondo storico". A leggere i suoi 75 romanzi, si direbbe che ha smesso da un pezzo di schermirsi. Del suo lavoro normalmente non parla, perché teme gli sguardi degli interlocutori: "La gente immagina che io e mio marito non si faccia altro che sesso, ma nella realtà siamo sfiniti dal lavoro e ci addormentiamo augurandoci la buonanotte". In ogni caso la sua vita è spezzata in due: "Durante la settimana mi occupo della famiglia, ma nel weekend trascrivo tutto quello che ho pensato negli altri giorni".

Victoria Fox
Un successo dal sapore autobiografico
Galeotto fu invece per Victoria Fox, 29 anni e residente a Bristol con il fidanzato George, che di mestiere fa il direttore commerciale, un libro di Jackie Collins. Da adolescente ebbe un’educazione collegiale e le prime prove di scrittura iniziarono già ai tempi dell’università. Accortasi che mancava un genere erotico per casalinghe, Victoria inizia a scrivere nel suo tempo libero i primi romanzi sexy. Il successo arriva abbastanza in fretta: un anno fa il primo libro, Hollywood Sinners , quest’anno il secondo romanzo, Temptation Island , che ha venduto 20 mila copie in sei settimane. "Sto già scrivendo il terzo" dice Victoria con una punta d’orgoglio. E a leggere i suoi libri ci sono perfino la madre, che però salta le parti più sconce, e il padre architetto. Anche perché nella prosa dei suoi libri non c’è spazio per il politically correct: "Preferisco chiamare tutte le cose con il loro nome e non vedo perché non debba farlo anche per gli organi sessuali. Non mi piace usare gli eufemismi". A fare il resto sono le sue disavventure sessuali. Che cosa è meglio dell’autobiografismo come fonte di ispirazione?

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