Parigi, cinque libri che raccontano la città
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Parigi, cinque libri che raccontano la città

Hemingway la definisce “festa mobile”. Queneau ci fa gironzolare la sua Zazie. Henry ce la fa vivere insieme a Proust. E poi ci sono Scott Fitzgerald e Miller...

"Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna, perché Parigi è una festa mobile".
Così Ernest Hemingway ricorda la città nel suo romanzo Festa mobile (Mondadori) ambientato tra il 1921 e il 1928, anni in cui ha vissuto nella capitale francese.

Cominciamo da lui per girovagare nella splendida Parigi. Basta lasciarsi prendere per mano e gironzolare tra l’hotel Angleterre, in rue Jacob nel quartiere Luxembourg dove Hemingway ha vissuto con la moglie per un periodo, e sedersi al suo ristorante preferito, il Pré aux Clercs, all’angolo tra rue Jacob e rue Bonaparte. Il Quartiere Latino, cuore e ritrovo, tra le due guerre, di letterati, scrittori, artisti provenienti da tutto il mondo fa da sfondo agli incontri di quegli anni oltre a rue de l’Odéon, dove al numero 12 si trovava la libreria di Sylvia Beach, luogo di incontro per Hemingway con scrittori famosi.

Per conoscere invece la Parigi della “rive droite”, la riva destra della Senna, ci affidiamo alle pagine di Raczymow Henry, La Parigi di Marcel Proust (Excelsior 2011). Non c’è bisogno di leggere l’intera opera monstre proustiana de La Recherche (una lettura comunque augurabile almeno una volta nella vita). Henry ci accompagna nei quartieri amati da Proust , per lo più sulla riva destra della Senna tra Monceau e il Faubourg Saint-Honoré, Place de la Concorde e Auteuil, il prolungamento del Bois de Boulogne e l'Etoile. Le Buttes-Chaumont, ad esempio, sono un luogo in cui il personaggio proustiano Albertine si reca "per fare delle cose" con le sue amiche di Gomorra, mentre il Marais e Sentier sono il ghetto degli ebrei in cui si spendono molte pagine dell'opera.

È tutto un altro stile di viaggio, invece, quello che si può fare insieme alla protagonista dell’opera che, per prima, mi ha fatto conoscere Parigi tra le righe delle pagine di un libro. Mi riferisco a Zazie. Sì, parlo di Raymond Queneau e della sua Zazie nel Metrò (Einaudi), la piccola e insolente bambina che dalla provincia sbarca nella capitale. Siamo negli anni ‘50 e il suo sogno più grande è vedere il Metrò. Non le interessa altro. Solo girare nella lunga e intrecciata metropolitana parigina. Ma uno sciopero glielo impedisce. E allora inizia un vorticoso tour per la città che la porta dalla gare d’Austerlitz (la stazione dei treni) alle vie del centro incontrando tassisti, la giovane Marceline, una vedova, un calzolaio, un pappagallo. Da leggere, fosse solo per il giudizio che di questo libro dà Roland Barthes: “Zazie nel metró è veramente un'opera fondamentale: è nella sua intima natura far incontrare e al tempo stesso respingere la serietà e la comicità”.

Tutt’altro che ironico ma di sicuro appassionante è Francis Scott Fitzgerald con il suo L’ultima volta che vidi Parigi(Berti). È la raccolta di due racconti, “Babilonia rivisitata” e “Notizie da Parigi, quindici anni fa”, in cui si ripercorre la Parigi priva degli eccessi degli anni del boom economico di inizio ‘900, forse più autentica e vera (nel primo) e, al contrario, la leggerezza proprio di quegli anni (nel secondo). “Anche Parigi è cambiata” scrive in Babilonia rivisitata, “locali quasi deserti, pullman turistici semivuoti, la notte buia perfino a Montmartre...” dove non si incontrano più gli espatriati americani.

Quelli che invece ha cercato (e trovato) Henry Miller e che ci regala in Parigi 1928 , (Passigli). Il libro è una vera e propria cronaca del viaggio del 1928 dello scrittore americano (abile reporter) nella capitale francese, un sogno atteso da tempo (tanto che poi Miller si fermerà a vivere a Parigi fino allo scoppio della seconda guerra mondiale). Miller incontra Fitzgerald e Hemingway, e conosce autori come Cocteau, Aragon, Varèse, in un clima di grande vivacità letteraria (e non solo).

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LIBRI CONSIGLIATI
F. S. Fitzgerald, L’ultima volta che vidi Parigi, Berti
E. Heminguay, Festa Mobile, Mondadori
H. Miller, Parigi 1928, Passigli
R. Queneau, Zazie nel Metrò, Einaudi
H. Raczymow, La Parigi di Marcel Proust, Excelsior 2011

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Ilaria Molinari

Sono nata a Roma, ma Milano mi ha adottata ormai da tempo. Sono web content manager di Panorama.it e di Iconmagazine.it. Ma niente mi rilassa di più che cantare, leggere e viaggiare. Dunque canto, leggo, viaggio. "Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi" (Marcel Proust)

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