Paolo Maurensig, 'Amori miei e altri animali'
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Paolo Maurensig, 'Amori miei e altri animali'

La vita di uno scrittore riassunta in una raccolta di storie con protagonisti gatti e cani. Che siano loro i depositari della vera saggezza?

Un casolare di campagna con il fuoco crepitante nel camino e un bracco che sonnecchia nei paraggi, pronto a sollevare la palpebra compiaciuto quando afferra una citazione che lo riguarda. Calici di vino rosso e, poggiata su un tavolino malfermo, una scacchiera. Il padrone di casa intrattiene gli ospiti, strappandoli all'ipnosi delle braci. È l'atmosfera che si respira in Amori miei e altri animali di Paolo Maurensig, scrittore celebre per uno dei più apprezzati long seller mitteleuropei degli ultimi vent'anni: La variante di Lüneburg.

Protagonisti in letteratura fin dall'epoca di Esopo, i cuccioli domestici hanno da tempo conquistato i social network affermandosi come motore di condivisione, per la gioia dei loro padroni che, grazie ai click sulle foto dei quattro zampe, vedono impennare la loro popolarità in rete. Musi irresistibili ci guardano chiedendo adozione anche dagli scaffali delle librerie, quelle che sono riuscite a trovar loro posto. Ultimi arrivati fra i romanzi, il cucciolo di Quando nascono i desideri di Lucy Dillon e il gattino in poltrona negli Animali domestici di Letizia Muratori, in uscita da Adelphi, senza dimenticare il delizioso Animali di Ugo Cornia (Topi gatti cani e mia sorella) - in copertina uno scoiattolo con i bigodini.

Ma il libro di Maurensig ha qualcosa di diverso. "Spesso mi sento dire da qualcuno: Se solo le raccontassi la mia vita, lei saprebbe sicuramente trarne un romanzo". Come prefigurava l'incipit di L'ultima traversa (2012), non basta avere semplicemente vissuto perché una biografia diventi letteraria, però a volte basta trovare una chiave, un'occasione. A segnare le tappe fondamentali della vita dello scrittore goriziano è una lunga carrellata di compagni di viaggio a quattro zampe. Testimoni della vita quotidiana cui strappare un'illuminazione, perché "ogni cosa animata e inanimata racchiude un segreto".

Non si pensi però a un'autobiografia convenzionalmente cronologica. È anzi il frammentismo il segno stilistico di Amori miei e altri animali, tra ricordi d'infanzia e memorie personali, richiami colti all'arte e alla letteratura, storie narrate da altri, libere associazioni e riflessioni scaturite dalle lunghe passeggiate sulla traccia di un fiuto a sguinzagliare garretti e pensieri. Stare soli in presenza d'altri: con il proprio animale, si può. Alla fine il conto torna. Le favole attorno al fuoco diventano prosa nobile nel pacato, morbido narrare di Paolo Maurensig. Il particolare sta in risonanza con il tutto, cioè il senso primario della vita che cani e gatti ci aiutano a semplificare nel loro eterno presente: la ricerca della felicità.

Sfortunatamente la realtà è tutt'altro che semplice. Mentre nel rapporto tra cane e padrone lo scrittore ravvisa una similitudine addirittura con la religione, agli Amori miei è precluso il lieto fine. Non solo per la crudeltà degli umani, spesso feroce (il birmano Pasha preso a zappate dal vicino, il tenero Boby abbandonato in vecchiaia da madre e figlia perché cominciava a puzzare, il bastardino acquistato per "impagliarlo" a una mostra d'arte, il gatto spaventato a morte dai pompieri venuti a salvarlo...), ma perché è la natura stessa a rendere breve, ingiustamente, incomprensibilmente breve, il sodalizio con i nostri animali domestici.

"Anzitutto non piantarmi nel tuo cuore. Crescerei troppo in fretta", dice il bel verso di Rainer Maria Rilke in esergo. Ma come si fa? Leggete la toccante la storia di Joyce (nessuna allusione letteraria, il suo significato letterale è "gioia"), la golden retriever di cui Maurensig segue le tracce - fisiche, affettive, emozionali - fino alla morte. "Morire, questo a un gatto non si fa", proclama Vivian Lamarque citando Wislawa Szymborska in apertura della sue Poesie per un gatto. Invece accade anche questo. Gli animali ci amano, incondizionatamente. Perciò ci turbano. Le storie di fedeltà estreme toccano corde profonde, su tutte quella del cane abbandonato che torna a casa a rimproverare il padrone.

Sì perché anche in questi tempi di per sé violenti, la violenza verso un animale ha una qualità insopportabilmente meschina. Nel dolore bestiale c'è qualcosa che trascende quello umano, dice Maurensig nel drammatico passaggio in cui accenna al terrore dei bovini approssimandosi al macello, all'occhio sbarrato di un cavallo morente capace - come sapevano bene gli antichi e poi Picasso elevò a icona in Guernica - di riassumere in sé "tutta la tragedia di una battaglia campale". Lo scrittore ammette di non essere vegetariano però non nasconde il grande rimosso della società dei consumi: il comportamento verso un essere inferiore, lo pensava anche Gandhi, svela il carattere di una persona.

Nel dicembre 2014 in Francia l'Assemblea Nazionale ha raccolto l'appello firmato da duecentocinquantamila intellettuali per modificare il vetusto codice napoleonico in base al quale gli animali erano considerati alla stregua di cose. L'auspicio è che anche in Italia si giunga presto alla medesima risoluzione (una proposta è stata presentata in Parlamento). Per poter sperare, con Mark Twain, di andare in paradiso. Quello dei cani, non degli uomini.

Paolo Maurensig
Amori miei e altri animali
Giunti
pp. 160, 14 euro

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Michele Lauro